Mapppa criminalità DIA
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Territorio

Ecco tutto lo scenario criminale di Bari nel rapporto della DIA

Si colgono segnali di espansione nei comuni dell’hinterland con la prospettiva di sviluppare affari con imprenditori e amministratori locali compiacenti

La Direzione Distrettuale Antimafia ha emesso la relazione semestrale sulla situazione criminale e le infiltrazioni mafiose in Italia. Un approfondimento particolare meritano i collegamenti con le organizzazioni criminali pugliesi, nel semestre in esame risultati più evidenti. Nel mese di gennaio, infatti, l'operazione "Kairos", diretta dalla DDA di Bari e conclusa con l'arresto di 18 soggetti, ha posto in luce le sinergie tra la criminalità barese e i sodalizi calabresi per la realizzazione di importanti traffici di sostanze stupefacenti.

Bari e la Campania: Le intese tra gruppi di origine territoriale diversa, hanno interessato anche il settore dei giochi. É quanto emerso nella già citata operazione "Babylonia", che ha riguardato due distinte associazioni per delinquere, operative sulla Capitale, di cui facevano parte soggetti campani, pugliesi e romani: una era capeggiata da un elemento contiguo al clan napoletano degli AMATO-PAGANO, l'altra da un pregiudicato originario di Bari.

Lo scenario criminale pugliese, valutato nella sua interezza e complessità, continua ad essere caratterizzato da una pluralità di gruppi, per lo più organizzati su base familiare, privi di una strategia unitaria e protesi a dirimere le conflittualità interne con modalità violente. Tale varietà di strutture criminali impone, tuttavia, un'analisi differenziata delle diverse espressioni mafiose, a partire da quella che caratterizza la provincia di Bari, dove gruppi agguerriti manifestano una forte capacità di rigenerarsi ed aggregarsi velocemente attraverso nuovi reclutamenti. Non a caso, si registra l'ascesa di giovani leve, sempre più interessate a conquistare spazi criminali. Una tendenza all'espansione che, invero, sembra investire indistintamente le varie consorterie baresi, sempre più proiettate verso l'hinterland. Si determina, di conseguenza, un'interazione criminale tale che, in alcuni casi, i contrasti tra i citati sodalizi risultano "traslati" sul resto del territorio. Le evidenze investigative raccolte nel semestre confermano, poi, la natura profondamente mafiosa di tali formazioni. Come infatti emerso nel corso dell'operazione "Coraggio", conclusa nel mese di marzo dall'Arma dei Carabinieri con l'arresto, a Bari, di diversi elementi di spicco degli STRISCIUGLIO, l'appartenenza al clan veniva sancita attraverso riti iniziatici di affiliazione mafiosa.

Città di Bari Nel capoluogo di regione il panorama criminale continua ad essere caratterizzato dall'assenza di un organo verticistico condiviso e dall'operatività di agguerriti gruppi criminali - basati essenzialmente su vincoli familiari - non legati tra loro gerarchicamente e con capacità di rigenerarsi velocemente attraverso nuove alleanze a reclutamenti. In tale scenario, che vede molti dei capi clan baresi detenuti, la presenza di tensioni e conflitti avrebbe favorito l'ascesa di giovani leve, sempre più interessate a conquistare spazi criminali. Parallelamente, si colgono segnali di espansione della criminalità barese verso i comuni dell'hinterland, anche nella prospettiva di sviluppare affari con imprenditori e amministratori locali compiacenti.

La criminalità organizzata, oltre a prediligere il racket delle estorsioni con particolare attenzione al settore edile: al riguardo, nell'ambito del processo "Do ut des" in corso contro il clan PARISI, due fratelli, referenti del clan in Altamura divenuti collaboratori di giustizia nel semestre in esame, hanno svelato come il sodalizio imponesse ai costruttori di Bari sia il pagamento in denaro, che la maestranze e le guardianie da impiegare, nonché i fornitori di materiale cui doversi rivolgere.

Risulta sempre attiva nelle rapine e nel traffico degli stupefacenti, contesto in cui interagisce anche con numerose realtà criminali della provincia: 12 giugno è stato tratto in arresto un affiliato al clan STRISCIUGLIO, per tentata rapina a portavalori commessa in pieno centro.

La pluralità dei reati predatori (rapine a tir, scardinamento di postazioni bancomat, furti con spaccate, furti di cavi di rame dalle linee elettriche e ferroviarie, etc.) caratterizzati da un "pendolarismo criminale" che porta addirittura fuori regione, rendono difficoltosa la riconducibilità di tali attività alla criminalità comune piuttosto che a quella di tipo organizzato. La delinquenza locale continua, inoltre, a manifestare un notevole interesse per la gestione delle slot machine e delle scommesse on-line377. Molto articolata appare la mappatura geo-criminale del capoluogo, dove si segnala l'operatività del clan STRISCIUGLIO (verosimilmente quello più numeroso ed organizzato e rivale del clan CAPRIATI), storicamente legato al Borgo Antico di Bari ed attivo sui quartieri Libertà, Stanic, San Paolo, San Girolamo, Palese, Santo Spirito, San Pio, Enziteto-Catino e Carbonara. Il sodalizio è dedito alle estorsioni, all'usura, alla ricettazione e al traffico di sostanze stupefacenti. Proprio nel corso del semestre, il clan in parola ha subìto una forte azione di contrasto da parte delle Forze dell'ordine. Tra le diverse attività (Il 27 febbraio: esecuzione di OCCC, emessa dal GIP presso il Tribunale di Bari nei confronti di 5 strisciugliani per il reato di estorsione, continuata e aggravata dal metodo mafioso, nei confronti di commercianti del quartiere Libertà), vale la pena di richiamare l'operazione "Coraggio", conclusa nel mese di marzo dall'Arma dei Carabinieri con l'arresto di 7 elementi di spicco del clan STRISCIUGLIO (N.18883/2014 RGNR – D.D.A. BA Mod. 21 e n. 22653/2015 RG GIP e n. 238/16 Reg. Mis. GIP emessa dal GIP del Tribunale di Bari il 24 febbraio 2017).

L'inchiesta ha reso noto, tra l'altro, come l'appartenenza al clan fosse caratterizzata dal ricorso ai riti iniziatici di affiliazione mafiosa e come lo stesso si avvalesse di "casse comuni" in capo alle singole articolazioni territoriali, da dove venivano detratte, ad esempio, le spese per pagare le forniture di sostanze stupefacenti e i soldi destinati agli affiliati reclusi. A ciò si aggiunga la forte pressione criminale esercitata su gran parte delle città, sia praticando le estorsioni che controllando lo spaccio di stupefacenti. Al menzionato clan STRISCIUGLIO fanno capo anche altre formazioni. Tra queste, si segnala il clan CAMPANALE, che opera nel quartiere San Girolamo, ove insiste la storica faida con il clan LORUSSO (collegato ai CAPRIATI) per il controllo dello spaccio di sostanze stupefacenti e del racket delle estorsioni. Ancora, il clan TELEGRAFO (già parte dell'alleanza TELEGRAFO-MONTANI-MISCEO, successivamente TELEGRAFOMISCEO), anch'esso vicino agli STRISCIUGLIO, risulta attivo sul quartiere San Paolo, dove operano altresì i MISCEO, in passato legati agli STRISCIUGLIO ed alleati con le famiglie MONTANI e TELEGRAFO. Il clan CAPRIATI, in contrasto con le varie articolazioni del clan STRISCIUGLIO e storicamente attivo nel Borgo Antico di Bari (pur con zone d'influenza a San Girolamo ed a Modugno) risulta dedito principalmente all'usura, alle estorsioni ed al traffico di stupefacenti.

Proprio nei confronti di un appartenente alla famiglia CAPRIATI, nel mese di marzo la D.I.A. di Bari ha proceduto al sequestro di tre aziende (due operanti nel campo della ristorazione e una nel commercio di abbigliamento), di vari appezzamenti di terreno e di diversi orologi di lusso. Le indagini hanno consentito di acclarare una netta sproporzione tra i redditi dichiarati nell'ultimo decennio dal suo nucleo familiare e l'effettivo tenore di vita. Proseguendo nella descrizione, il gruppo MERCANTE – DIOMEDE è operativo soprattutto nei quartieri Libertà e San Paolo, ma altrettanto influente su Poggiofranco, Picone e Carrassi, dove è attivo nelle estorsioni e nel traffico di stupefacenti, così come nell'usura e nel gioco d'azzardo. In particolare, la famiglia MERCANTE (vicina ai Capriati ed avversa ai TELEGRAFO, legati agli STRISCIUGLIO), risulta presente nel quartiere Libertà, con ramificazioni su San Paolo, mentre la famiglia DIOMEDE si contende con il clan ANEMOLO (già vicino ai DI COSOLA) il controllo delle attività illecite (specie estorsioni) nei quartieri Carrassi e Poggiofranco. Altro clan di rilievo è quello dei PARISI-PALERMITI, radicato a Japigia, che tende ad espandersi verso il sud-est barese e che si ritiene stia affrontando una faida intestina; attività predilette sono quelle tradizionali dell'usura, delle estorsioni e del traffico degli stupefacenti, oltre che del gioco d'azzardo. Recenti evidenze investigative (come emerso nell'operazione "Do ut des", del mese di marzo del 2016) hanno messo in luce come il sodalizio potesse contare su una serie di sottogruppi autonomi nella gestione delle attività criminali sui rispettivi territori d'azione. Proseguendo, i DI COSOLA risultano attivi nelle estorsioni e nel traffico degli stupefacenti, soprattutto nel quartiere di Carbonara, Ceglie del Campo e Loseto, con influenza anche sui comuni di Valenzano, Adelfia, Bitritto, Sannicandro di Bari e Giovinazzo. Altri gruppi attualmente considerati operativi sono i FIORE/RISOLI, nei quartieri Carrassi e San Pasquale (su cui opera anche il gruppo VELLUTO) e l'alleanza DI COSIMO/RAFASCHIERI, attiva nel quartiere Madonnella. L'operazione portata a termine il 5 maggio dalla Polizia di Stato con un'ordinanza di custodia cautelare (Nr. 74545/16 RGPM e nr. 19249/16 RG GIP emessa dal GIP del Tribunale di Bari il 26 aprile 2017) nei confronti di 6 soggetti collegati ai DI COSIMO, ha messo in luce la capacità del clan di procurarsi grandi quantità di cocaina (tramite un cittadino albanese residente in Olanda) e di eroina (direttamente dall'Albania), risultando altresì impegnato nel settore delle estorsioni, consistenti nell'imporre ai negozianti di generi casalinghi del quartiere l'acquisto di detersivi.

Il legame con l'hinterland (Altamura). L'inchiesta "Kairos" ha avuto il pregio di inquadrare storicamente la "mafiosità" del territorio murgiano, rendendo evidente l'alleanza tra il clan NUZZI ed il sodalizio mafioso MERCANTE-DIOMEDE di Bari, nonché con soggetti storicamente vicini al clan PARISI di Bari-Japigia. Le indagini hanno, inoltre, fatto chiarezza su mandanti ed esecutori materiali di alcuni episodi di sangue avvenuti ad Altamura, disvelando altresì l'esistenza di riti di affiliazione, il ricorso a summit mafiosi funzionali ad affrontare i problemi sorti all'interno del clan, dove sono risultati organicamente inseriti anche cittadini albanesi.

Legami con Taranto. Si tratta di un settore, quello degli stupefacenti, che mette in relazione anche diverse realtà criminali, come dimostrato dall'operazione "Sangue blu", conclusa nel mese di giugno dall'Arma dei Carabinieri, con l'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare (Nr. 13347/16 R.G.N.R., n. 1657/17 R.G. G.I.P., n. 49/17 R.O.C.C., emessa l'8 giugno 2017, dal Gip presso il Tribunale di Taranto) nei confronti di un gruppo criminale composto da 13 persone, operante a Taranto (nel quartiere Tamburi) ed attivo nel traffico di cocaina, eroina e hashish. Gli ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, acquistate a Torre Annunziata (NA) e in provincia di Bari, venivano trasportati, verso Taranto, nei doppifondi delle autovetture.

Le rapine ai tir. E' il caso, infatti, dei furti e delle rapine ai tir, anche fuori regione, dove la scelta delle merci da asportare non risulta casuale, cosa che sottende l'esistenza di un "sistema" in cui la mafia di Cerignola si colloca come il fulcro della ricettazione e a cui le bande delle province di Foggia, Bari e BAT tendono a rivolgersi.

Sequestri. Il 22 febbraio 2017 è stato eseguito il sequestro di 2 immobili ai danni di un pregiudicato per un valore di 792 mila Euro. Il 7 marzo 2017 è stato eseguito il sequestro di 2 terreni agricoli e 3 compendi aziendali in danno di un pluripregiudicato per un valore di 535 mila Euro.

Operazioni. Il 1 marzo è stata eseguita l'operazione "Coraggio", O.C.C.C. nei confronti di 7 indagati appartenenti al clan STRISCUGLIO, per associazione dedita allo spaccio di stupefacenti con l'aggravante del metodo mafioso eseguita dalla Guardia di Finanza.

Il Ministro dell'Interno. Nel particolare e delicato contesto, il 28 dicembre 2016 il Ministro dell'Interno ha emanato una specifica Direttiva finalizzata a disciplinare i controlli amministrativi antimafia sugli appalti pubblici e privati ribadendo il ruolo baricentrico della Direzione Investigativa Antimafia nello svolgimento delle attività di raccolta degli elementi informativi funzionali al rilascio dell'informazione antimafia e all'iscrizione nell'anagrafe degli esecutori per l'affidamento e l'esecuzione di contratti privati con contribuzione pubblica ovvero di commesse pubbliche alle imprese interessate alla ricostruzione post-terremoto.

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