Politica
Eletto il nuovo presidente del Consiglio Comunale di Bari. È il PD Cavone
Il consigliere è stato scelto con ventiquattro preferenze in prima votazione
Bari - giovedì 11 gennaio 2018
15.03
Il Consiglio Comunale di Bari ha eletto il successore di Pasquale Di Rella al seggio più alto dell'organo decisionale di Palazzo di Città. Si tratta del consigliere Michelangelo Cavone, in forza alle fila del Partito Democratico.
A Cavone vanno le ventiquattro preferenze sufficienti a eleggere il nuovo presidente del Consiglio Comunale in sede di prima votazione. I restanti due voti sulle ventisei schede totali scrutinate sono andati alla consigliera Francesca Contursi; tra questi anche quello dell'ex presidente dimissionario Di Rella.
L'elezione di Michelangelo Cavone arriva dopo una seduta-fiume di Consiglio Comunale, inauguratasi alle 9:32 di stamani e giunta al momento decisivo della votazione poco prima delle 15:00.
Nel mezzo, uno scambio di accuse reciproche tra esponenti della maggioranza e dell'opposizione sulla legittimità o meno della candidatura di Cavone, soluzione interna al PD fortemente caldeggiata dagli esponenti del centrosinistra barese per sostituire Di Rella, figura da molti apprezzata per la sua assoluta terzietà.
Il risentimento del centrodestra risiede principalmente nei motivi che hanno portato l'ex presidente Di Rella a farsi da parte, ovvero i tentativi della maggioranza di imporre un bavaglio alle opposizioni. Atteggiamento, come sottolineano i consiglieri Carrieri e Romito, ripropostosi al momento della scelta - definita "muscolare" - di Cavone come candidato alla successione di Pasquale Di Rella senza consultare le opposizioni e senza cercare un nome alternativo che potesse riscuotere il consenso tra il maggior numero di consiglieri possibile.
L'opposizione, nella persona del consigliere Carrieri, aveva anche provato la mossa disperata, proponendo di mettere ai voti un raddoppio del tempo utile a scegliere il nuovo occupante dello scranno più alto in Consiglio, incontrando però il parere negativo della maggioranza dei consiglieri. Tra questi a sorpresa anche l'ex concorrente di Decaro alla poltrona di sindaco Domenico Di Paola, il leader dell'opposizione di centrodestra smarcatosi dal resto della sua coalizione.
«Ringrazio chi mi ha votato e anche chi non l'ha fatto - le prime parole di Michelangelo Cavone da presidente del Consiglio Comunale. Mi scuso se in passato, rivestendo la carica di presidente pro-tempore, ho avuto degli atteggiamenti sbagliati ma, come è facile comprendere, all'epoca partecipavo alla partita come giocatore. Adesso, indossando i panni dell'arbitro, assicuro la più totale imparzialità per il bene dei lavori di questa assemblea, e farò tesoro dell'esempio dato dal predecessore Di Rella, a partire dalle criticità da lui sollevate».
A chi gli chiedeva se avrebbe abbandonato il suo incarico presso la Città Metropolitana, Cavone risponde che «Dopo un'attenta valutazione delle possibilità, rimetterò al sindaco la delega che mi ha affidato per la Città Metropolitana perché i due incarichi sono incompatibili. Il primo atto da presidente del Consiglio Comunale sarà convocare una commissione che si occupi di revisionare lo Statuto, documento che risale al 1990 e che ha bisogno di modifiche, pur senza intaccarne i principi fondamentali», conclude Cavone.
A Cavone vanno le ventiquattro preferenze sufficienti a eleggere il nuovo presidente del Consiglio Comunale in sede di prima votazione. I restanti due voti sulle ventisei schede totali scrutinate sono andati alla consigliera Francesca Contursi; tra questi anche quello dell'ex presidente dimissionario Di Rella.
L'elezione di Michelangelo Cavone arriva dopo una seduta-fiume di Consiglio Comunale, inauguratasi alle 9:32 di stamani e giunta al momento decisivo della votazione poco prima delle 15:00.
Nel mezzo, uno scambio di accuse reciproche tra esponenti della maggioranza e dell'opposizione sulla legittimità o meno della candidatura di Cavone, soluzione interna al PD fortemente caldeggiata dagli esponenti del centrosinistra barese per sostituire Di Rella, figura da molti apprezzata per la sua assoluta terzietà.
Il risentimento del centrodestra risiede principalmente nei motivi che hanno portato l'ex presidente Di Rella a farsi da parte, ovvero i tentativi della maggioranza di imporre un bavaglio alle opposizioni. Atteggiamento, come sottolineano i consiglieri Carrieri e Romito, ripropostosi al momento della scelta - definita "muscolare" - di Cavone come candidato alla successione di Pasquale Di Rella senza consultare le opposizioni e senza cercare un nome alternativo che potesse riscuotere il consenso tra il maggior numero di consiglieri possibile.
L'opposizione, nella persona del consigliere Carrieri, aveva anche provato la mossa disperata, proponendo di mettere ai voti un raddoppio del tempo utile a scegliere il nuovo occupante dello scranno più alto in Consiglio, incontrando però il parere negativo della maggioranza dei consiglieri. Tra questi a sorpresa anche l'ex concorrente di Decaro alla poltrona di sindaco Domenico Di Paola, il leader dell'opposizione di centrodestra smarcatosi dal resto della sua coalizione.
«Ringrazio chi mi ha votato e anche chi non l'ha fatto - le prime parole di Michelangelo Cavone da presidente del Consiglio Comunale. Mi scuso se in passato, rivestendo la carica di presidente pro-tempore, ho avuto degli atteggiamenti sbagliati ma, come è facile comprendere, all'epoca partecipavo alla partita come giocatore. Adesso, indossando i panni dell'arbitro, assicuro la più totale imparzialità per il bene dei lavori di questa assemblea, e farò tesoro dell'esempio dato dal predecessore Di Rella, a partire dalle criticità da lui sollevate».
A chi gli chiedeva se avrebbe abbandonato il suo incarico presso la Città Metropolitana, Cavone risponde che «Dopo un'attenta valutazione delle possibilità, rimetterò al sindaco la delega che mi ha affidato per la Città Metropolitana perché i due incarichi sono incompatibili. Il primo atto da presidente del Consiglio Comunale sarà convocare una commissione che si occupi di revisionare lo Statuto, documento che risale al 1990 e che ha bisogno di modifiche, pur senza intaccarne i principi fondamentali», conclude Cavone.