Enti locali
Emergenza palagiustizia, Cafiero de Raho: «Procura di Bari non può restare senza sede»
Il procuratore nazionale antimafia interviene sulla situazione del tribunale: «Qui una criminalità diffusa che va combattuta con i giusti mezzi»
Bari - martedì 19 giugno 2018
23.06
«È gravissimo che la Procura di Bari non abbia una propria sede». Così il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Federico Cafiero de Raho, intervenuto a margine della conferenza stampa tenuta ieri presso il Comando Legione Puglia dei Carabinieri per illustrare i dettagli delle operazioni di arresto a carico di oltre 100 esponenti dei clan mafiosi Capriati e Mercante-Diomede.
Un'indagine complessa che è servita ad assicurare alla giustizia numerosi e pericolosi criminali, ma che torna utile anche per porre l'accento sulla grave situazione in cui versano gli uffici giudiziari baresi, costretti a traslocare in una indecorosa tendopoli a seguito della dichiarazione di inagibilità del palazzo di via Nazariantz. «Non si deve pensare solo alla collocazione logistica quale può essere una copertura, una tenda o qualunque altro rimedio di fortuna - aggiunge Cafiero de Raho. Un ufficio di Procura Distrettuale che lavora con una criminalità così diffusa, pervasiva e infiltrata nell'economia e in parte della politica è evidente che richieda continui collegamenti con le banche dati».
Troppi, infatti, sono gli strumenti di cui abbisognano delle indagini scrupolose per lasciare un ente come la Procura nella provvisorietà. «Il sistema "Sidda-Sidna" che raccoglie elementi investigativi raccolti dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo fin dal 1992 deve costantemente essere messo a disposizione dei magistrati che si occupano di contrasto alle mafie - spiega il procuratore nazionae. Non utilizzare la banca dati anche solo per un giorno significa indebolire il meccanismo di contrasto allo organizzazioni criminali».
«Oggi - conclude Cafiero de Raho - sono qui non solo per attestare una storica operazione per Bari, con l'arresto di oltre cento mafiosi che è un fatto di enorme importanza. Sono qui anche per attestare come un ufficio come quello di Bari abbia un'urgenza immediata di una sede stabile che consenta collegamenti anche con altre basi che sono fondamentali per lo sviluppo anche delle indagini più semplici. D'altra parte non c'era bisogno di questa operazione per dimostrare il grande lavoro svolto quotidianamente da questa Procura».
Un'indagine complessa che è servita ad assicurare alla giustizia numerosi e pericolosi criminali, ma che torna utile anche per porre l'accento sulla grave situazione in cui versano gli uffici giudiziari baresi, costretti a traslocare in una indecorosa tendopoli a seguito della dichiarazione di inagibilità del palazzo di via Nazariantz. «Non si deve pensare solo alla collocazione logistica quale può essere una copertura, una tenda o qualunque altro rimedio di fortuna - aggiunge Cafiero de Raho. Un ufficio di Procura Distrettuale che lavora con una criminalità così diffusa, pervasiva e infiltrata nell'economia e in parte della politica è evidente che richieda continui collegamenti con le banche dati».
Troppi, infatti, sono gli strumenti di cui abbisognano delle indagini scrupolose per lasciare un ente come la Procura nella provvisorietà. «Il sistema "Sidda-Sidna" che raccoglie elementi investigativi raccolti dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo fin dal 1992 deve costantemente essere messo a disposizione dei magistrati che si occupano di contrasto alle mafie - spiega il procuratore nazionae. Non utilizzare la banca dati anche solo per un giorno significa indebolire il meccanismo di contrasto allo organizzazioni criminali».
«Oggi - conclude Cafiero de Raho - sono qui non solo per attestare una storica operazione per Bari, con l'arresto di oltre cento mafiosi che è un fatto di enorme importanza. Sono qui anche per attestare come un ufficio come quello di Bari abbia un'urgenza immediata di una sede stabile che consenta collegamenti anche con altre basi che sono fondamentali per lo sviluppo anche delle indagini più semplici. D'altra parte non c'era bisogno di questa operazione per dimostrare il grande lavoro svolto quotidianamente da questa Procura».