Cronaca
Estorsioni al quartiere Libertà, «una ostentazione plateale di violenza»
Nelle intercettazioni il modus operandi del gruppo: ogni bancarella doveva dare sino a 300 euro
Bari - giovedì 14 novembre 2024
9.48
Ai venditori abusivi di fuochi d'artificio del quartiere Libertà di Bari avrebbero chiesto soldi (tra i 100 e i 300 euro per ogni bancarella) oppure batterie di fuochi per poterli vendere nel territorio di competenza del clan Strisciuglio. D'altronde «che cos'è un pensiero», era l'invito del clan. Va fatto «a titolo di favore, di amicizia».
A due venditori, poi, il 25enne Ivan Caldarola avrebbe chiesto 5mila euro in fuochi pirotecnici per «dare il pensiero a papà» Lorenzo, capo del clan al Libertà, e per mantenere i suoi amici in carcere. Caldarola, ieri, è finito in manette con Antonio Raggi (25 anni), Francesco Mastrogiacomo (34) e Saverio De Santis (36), con le accuse a vario titolo di estorsione e tentata estorsione, detenzione e porto illegale di arma da fuoco (con aggravante mafiosa), detenzione ai fini di stupefacenti.
I fatti si riferiscono a novembre e dicembre 2018. Il giudice per le indagini preliminari Francesco Vittorio Rinaldi, nell'ordinanza con cui ha disposto il carcere per i quattro, ha riconosciuto il «ruolo direttivo» di Caldarola nella commissione dei reati, la sua «speciale capacità» nel «reperire le armi» dagli «ambienti criminali in cui è stabilmente inserito», oltre che la sua «ostentazione evidente e plateale di violenza» e «la sua operatività attuale nell'ambito del clan mafioso» Strisciuglio.
«Aveva voglia di fare il camorrista come noi… il camorrista!», ha detto del baby Caldarola il collaboratore di giustizia Arturo Amore. Raggi, invece, sarebbe stato il «braccio destro» di Caldarola, «presentandosi personalmente presso i titolari delle bancarelle per esigere il pizzo». Tutti e quattro sono pluripregiudicati baresi.
A due venditori, poi, il 25enne Ivan Caldarola avrebbe chiesto 5mila euro in fuochi pirotecnici per «dare il pensiero a papà» Lorenzo, capo del clan al Libertà, e per mantenere i suoi amici in carcere. Caldarola, ieri, è finito in manette con Antonio Raggi (25 anni), Francesco Mastrogiacomo (34) e Saverio De Santis (36), con le accuse a vario titolo di estorsione e tentata estorsione, detenzione e porto illegale di arma da fuoco (con aggravante mafiosa), detenzione ai fini di stupefacenti.
I fatti si riferiscono a novembre e dicembre 2018. Il giudice per le indagini preliminari Francesco Vittorio Rinaldi, nell'ordinanza con cui ha disposto il carcere per i quattro, ha riconosciuto il «ruolo direttivo» di Caldarola nella commissione dei reati, la sua «speciale capacità» nel «reperire le armi» dagli «ambienti criminali in cui è stabilmente inserito», oltre che la sua «ostentazione evidente e plateale di violenza» e «la sua operatività attuale nell'ambito del clan mafioso» Strisciuglio.
«Aveva voglia di fare il camorrista come noi… il camorrista!», ha detto del baby Caldarola il collaboratore di giustizia Arturo Amore. Raggi, invece, sarebbe stato il «braccio destro» di Caldarola, «presentandosi personalmente presso i titolari delle bancarelle per esigere il pizzo». Tutti e quattro sono pluripregiudicati baresi.