Scuola e Lavoro
Ex Om di Bari, ricorso dei sindacati contro la decisione del giudice
Uilm Bari, Fim Cisl e Fiom Cgil uniti contro la Giovetti, e intanto il 18 febbraio si avvicina
Bari - domenica 27 gennaio 2019
Non hanno tregua i lavoratori della ex Om di Bari. Dopo le brutte notizie avute dal presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che in un incontro con il curatore fallimentare Alessandra Giovetti ha ottenuto solo un nuovo no alla richiesta di cassa integrazione, si cerca ora di trovare il modo di avere quanto loro spetta.
I sindacati Uilm Bari, Fim Cisl e Fiom Cgil hanno per questo fatto ricorso avverso la decisione della Giovetti di non iterare la domanda di cassa integrazione perché: «La concessione della cassa integrazione non è un atto di beneficenza, ma un diritto sacrosanto dei lavoratori, previsto dalla legge».
Attraverso i loro legali i sindacati hanno sottolineato in una lettera che: «La valutazione effettuata sembra prescindere dalle specifiche particolarità della richiesta avanzata dalla Regione Puglia e dalle OO.SS., ritenendo insormontabile la presenza di un requisito, quale quello della mancanza di 90 giorni di effettivo lavoro. Tale presunta carenza, però, sussisteva già a fronte della precedente richiesta della cassa integrazione in deroga».
Proseguendo, dopo aver sottolineato la situazione di assoluta precarietà di 165 lavoratori e delle rispettive famiglie, sottolineano come: «Non si possa condividere un aprioristico diniego della presentazione stessa della richiesta di proroga di un trattamento già precedentemente autorizzato e a fronte di requisiti del tutto immutati», oltre al fatto che: «Il non voler presentare a priori la istanza suddetta può apparire quasi un volersi sostituire agli organi di valutazione preposta».
Cresce il malumore tra i lavoratori che ritengono la cassa integrazione un loro diritto. «La curatrice fallimentare o è in malafede oppure incompetente» rimarca via social uno di loro, e a commento di quanto riportato dopo l'incontro da Emiliano scrivono: «La troppa zelanteria di un "avvocato" sta mettendo a dura prova il grado di sopportazione di 160 famiglie della ex Om», oltre a fare un appello al presidente dicendogli: «Prenda spunto dalla nostra tenacia. Come lei sa benissimo in 8 anni non abbiamo mai mollato. Qualsiasi forma di protesta intende intraprendere noi siamo al suo fianco».
Ma nel frattempo il tempo scorre e si rischia non solo di perdere la cassa integrazione del 2018, ma anche di rimanere senza i sussidi per il 2019, perché, come sottolineato da Micchetti di Fim Cisl durante l'ultimo presidio in piazza Prefettura, termine ultimo per presentare richiesta di mobilità in deroga per il 2019 è il prossimo 18 febbraio. Entro fine mese era stato garantito un nuovo incontro al ministero, vedremo nei prossimi giorni gli ulteriori sviluppi di una vicenda sempre più complessa con al centro il destino di 165 famiglie che chiedono solo un lavoro e la certezza per il loro futuro.
I sindacati Uilm Bari, Fim Cisl e Fiom Cgil hanno per questo fatto ricorso avverso la decisione della Giovetti di non iterare la domanda di cassa integrazione perché: «La concessione della cassa integrazione non è un atto di beneficenza, ma un diritto sacrosanto dei lavoratori, previsto dalla legge».
Attraverso i loro legali i sindacati hanno sottolineato in una lettera che: «La valutazione effettuata sembra prescindere dalle specifiche particolarità della richiesta avanzata dalla Regione Puglia e dalle OO.SS., ritenendo insormontabile la presenza di un requisito, quale quello della mancanza di 90 giorni di effettivo lavoro. Tale presunta carenza, però, sussisteva già a fronte della precedente richiesta della cassa integrazione in deroga».
Proseguendo, dopo aver sottolineato la situazione di assoluta precarietà di 165 lavoratori e delle rispettive famiglie, sottolineano come: «Non si possa condividere un aprioristico diniego della presentazione stessa della richiesta di proroga di un trattamento già precedentemente autorizzato e a fronte di requisiti del tutto immutati», oltre al fatto che: «Il non voler presentare a priori la istanza suddetta può apparire quasi un volersi sostituire agli organi di valutazione preposta».
Cresce il malumore tra i lavoratori che ritengono la cassa integrazione un loro diritto. «La curatrice fallimentare o è in malafede oppure incompetente» rimarca via social uno di loro, e a commento di quanto riportato dopo l'incontro da Emiliano scrivono: «La troppa zelanteria di un "avvocato" sta mettendo a dura prova il grado di sopportazione di 160 famiglie della ex Om», oltre a fare un appello al presidente dicendogli: «Prenda spunto dalla nostra tenacia. Come lei sa benissimo in 8 anni non abbiamo mai mollato. Qualsiasi forma di protesta intende intraprendere noi siamo al suo fianco».
Ma nel frattempo il tempo scorre e si rischia non solo di perdere la cassa integrazione del 2018, ma anche di rimanere senza i sussidi per il 2019, perché, come sottolineato da Micchetti di Fim Cisl durante l'ultimo presidio in piazza Prefettura, termine ultimo per presentare richiesta di mobilità in deroga per il 2019 è il prossimo 18 febbraio. Entro fine mese era stato garantito un nuovo incontro al ministero, vedremo nei prossimi giorni gli ulteriori sviluppi di una vicenda sempre più complessa con al centro il destino di 165 famiglie che chiedono solo un lavoro e la certezza per il loro futuro.