presentazione famiglie senza confini
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Servizi sociali

Famiglie senza confini, coppie e single baresi accolgono minori stranieri non accompagnati

Bottalico: «Importante rete fra istituzioni e società civile». Leonetti (Tribunale minorile): «Soggetti fra i 15 e i 18 anni»

Accogliere minori stranieri e farli diventare una parte delle proprie vite: Bari sposa il "modello Riace" e lancia l'iniziativa "Famiglie Senza Confini", patrocinata da assessorato comunale al Welfare, Tribunale per i minorenni di Bari e Garante dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza della Regione Puglia, con il sostegno dell'organizzazione Save the Children.

Il progetto si rivolge a tutti: coppie con o senza figli, sposate o conviventi, persone singole. Con la cooperativa Gea, che si occupa di gestire la progettualità, si potranno concordare tempi e modalità di accoglienza, offrendo al ragazzo o alla ragazza in questione sostegno, affiancamento nello studio o nell'attività sportiva, per una durata massima di 12 mesi. Si tratta di ragazzi adolescenti o appena maggiorenni, che sono arrivati in Italia senza la loro famiglia d'origine o che l'hanno persa per strada, prima di essere ospitati nelle strutture comunali. Da questo pomeriggio è attiva la linea telefonica messa a disposizione della cooperativa Gea (al numero 3275475515) per prendere contatto con il personale specializzato e iniziare questo percorso di grande crescita umana.

La famiglia o la persona accogliente potrà trascorrere i fine settimana con il ragazzo, portarlo con sé in vacanza, partecipare agli incontri nell'ambito delle attività di sostegno, formazione e verifica del percorso.

«Si tratta di un progetto innovativo, che riprende modelli educativi già consolidati - dice l'assessore al Welfare Francesca Bottalico. Save the Children ci sosterrà in questo percorso sociale, educativo e fortemente culturale. Avviare progetti del genere significa mettere in campo sforzi e lungimiranza: questo progetto nasce da un'idea di qualche anno fa e contribuisce a creare una rete fra istituzioni e società civile. L'esperienza che vuole porre le basi per un patto educativo fra famiglie, singoli e minori o neomaggiorenni. L'idea è di offrire opportunità ai minori che sono stati accolti dalla città di Bari (attualmente circa 100): la dimensione più intima offre ai ragazzi dei nuovi modelli e alle famiglie la possibilità di dedicare loro parte della loro vita. Sono già piccoli uomini, segnati dalle difficoltà che hanno affrontato nella loro ancor breve vita, che però non hanno perso la voglia di giocare».

Importante per la realizzazione del progetto il contributo del Tribunale dei minori di Bari, che ha salutato il progetto con «Con grande attenzione, nella nostra funzione di gestione e garanzia - continua il giudice Riccardo Leonetti. Ogni volta che abbiamo un minore non accompagnato apriamo un procedimento, nominiamo un tutore e badiamo che il processo di accoglienza persegua gli obiettivi preposti. I numeri sono significativi: nel 2017 abbiamo registrato più di 500 minori con procedimento, nel 2018 poco più di 200, complici le iniziative politiche poste in essere dal nuovo governo».

Preoccupante, però, è il dato relativo ai ragazzi stranieri non accompagnati di cui si perdono le tracce: «In quest'ultimo anno - spiega ancora Leonetti - i minori stranieri irreperibili o scomparsi dalle comunità sono quasi 100. Questa è una delle ragioni per cui salutiamo con interesse questo progetto. Il minore ha diritto di rimanere in famiglia; per questo noi puntiamo a farlo restare con il suo nucleo di origine o con una famiglia accogliente. La categoria dei soggetti si colloca fra i 15 e i 18 anni, con problematiche ben definite. Le ultime riforme hanno introdotto la figura del tutore volontario, proveniente dalla società civile. Pensiamo che possa questa figura confluire nell'affidamento familiare».
  • Francesca Bottalico
  • tribunale minorile di bari
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