Flash Mob Greenpeace
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Flash Mob di Greenpeace: «Diesel, più sporco non si può»

Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima: «Le aziende hanno ingannato i consumatori»

Ieri mattina a Bari in Viale Einaudi nei pressi di Parco 2 Giugno e in 23 città italiane, i volontari di Greenpeace hanno svolto attività di sensibilizzazione per informare i cittadini sulle problematiche legate alle emissioni nocive prodotte dai veicoli a Diesel, pericolose per la nostra salute e per l'ambiente.

Attraverso un flash mob e sfruttando i tempi di attesa dell'automobilista, a semaforo rosso, i volontari dell'organizzazione ambientalista hanno distribuito volantini e mostrato tessuti di stoffa ingrigiti dallo smog stesi all'aperto da diverse settimane, per evidenziare quanto l'aria che respiriamo nelle nostre città possa scurire i capi più bianchi. Anche uno striscione per pubblicizzare ironicamente un nuovo prodotto: «Un detersivo di nome "Diesel", più sporco non si può. Testato su tutti polmoni».

L'informazione oltre che ai cittadini di passaggio è rivolta agli automobilisti, categoria tra le più esposte alle emissioni del traffico veicolare, protagonisti, ma anche vittime. Greenpeace sta in particolare puntando la sua attenzione su un inquinante specifico della mobilità a gasolio, il biossido di azoto che secondo l'Agenzia Europea per l'Ambiente è responsabile nel nostro Paese di oltre 17 mila casi di morte prematura l'anno.

Massimiliano Boccone - coordinatore Greenpeace Bari dichiara: «Greenpeace chiede agli enti locali di attivarsi per promuovere dei bandi per impedire alle auto diesel di accedere ai centri cittadini, chiaramente a medio e lungo termine. La prima richiesta per il 2021 è per le città di Roma, Milano, Torino e Palermo, le più afflitte da questo problema. Ovviamente non è una campagna contro gli automobilisti o i cittadini ma è una operazione di sensibilizzazione, di pressione ai governi e alle case automobilistiche».

Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia dichiara: «I danni che le auto diesel arrecano all'ambiente e a tutti noi, nonché il disastro del Dieselgate, non sono certo da imputare a chi ha comprato un'auto a gasolio, ma alle aziende che hanno ingannato i consumatori e ai governi che glielo hanno consentito. Se quei veicoli avessero avuto problemi all'impianto frenante, all'airbag o cose simili sarebbero stati immediatamente richiamati dalle aziende per verifiche, controlli o sostituzioni. Invece hanno solo il "piccolo difetto" di emettere fino a 14 volte i valori dichiarati di un gas cancerogeno. E sono ancora sulle nostre strade, senza che nessuno prenda provvedimenti», conclude Boraschi.
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