Politica
Formazione post lauream dei medici, la senatrice Messina al governo: «Quali iniziative per aumentare i posti?»
L'esponente pugliese del Pd firma una lettera insieme alle altre forze di opposizione in Parlamento
Bari - venerdì 26 luglio 2019
13.12
«Dopo la laurea in Medicina e chirurgia, la quasi totalità dei neolaureati ha necessità di intraprendere un percorso di formazione post lauream: scuole di specializzazione e contratti di formazione per la medicina generale, ma i posti programmati per la formazione sono insufficienti rispetto al numero di laureati annuali, creando uno sbilanciamento tra domanda e offerta formativa specialistica e rendendo l'accesso alla formazione post lauream sempre più difficile per l'aumento anno dopo anno degli esclusi». Lo scrive la senatrice pugliese del Pd Assuntela Messina insieme ad altri esponenti dell'opposizione in una lettera indirizzata ai ministri dell'Istruzione, Università e Ricerca e della Salute.
«Nel 2019 - continuano nella loro lettera gli esponenti dell'opposizione fra cui Assuntela Messina - a fronte di oltre 20mila candidati, sono state disposte solo 8mila borse di specializzazione. Quello che agli interroganti appare come un "imbuto formativo" obbliga annualmente giovani medici neolaureati a "congelare" il loro percorso formativo, non avendo a disposizione contratti di formazione specialistica, oppure a trasferirsi all'estero (ad un costo per il nostro Paese di oltre 225 milioni di euro annui, fonte FNOMCEO), sebbene, secondo stime elaborate da organizzazioni di settore, all'anno 2025 vi sarà un'acclarata mancanza di medici specialisti, quantificata in circa 16mila 500 unità. Per di più, nel 2029 si potrebbe arrivare al pensionamento di 29mila professionisti, in assenza di politiche di assunzione mirate».
«Con la misura nota come "quota 100", inoltre, si stima che potrebbero essere 25mila i medici in possesso dei requisiti anagrafici e contributivi per lasciare il lavoro già nei prossimi tre anni - continuano. Ciononostante, l'esecutivo ha aumentato del 20 percento i posti in ingresso in Medicina, di modo che nel giro di qualche anno, senza opportune correzioni, lo stesso imbuto formativo avrà dimensioni enormi. Il numero dei laureati in medicina dovrebbe essere tarato in base al reale fabbisogno dei medici attraverso un'efficace programmazione; non è chiaro a quale visione strategica di fondo risponda la volontà di aumentare i posti per le facoltà di Medicina e chirurgia, avendo consapevolezza del fatto che la maggior parte dei laureati non potrà continuare il proprio percorso di studi e specializzarsi. Proteggere il corretto funzionamento e la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale dovrebbe essere una priorità assoluta, così come riuscire a garantirsi il frutto della formazione che viene finanziata annualmente, permettendo alle migliaia di giovani medici italiani di operare nelle strutture della sanità pubblica nazionale».
Gli scriventi, dunque, chiedono di «Spere quali iniziative i Ministri in indirizzo intendano adottare, ognuno per i profili di competenza, al fine di aumentare i posti programmati per la formazione post lauream e superare il problema "dell'imbuto formativo"».
«Nel 2019 - continuano nella loro lettera gli esponenti dell'opposizione fra cui Assuntela Messina - a fronte di oltre 20mila candidati, sono state disposte solo 8mila borse di specializzazione. Quello che agli interroganti appare come un "imbuto formativo" obbliga annualmente giovani medici neolaureati a "congelare" il loro percorso formativo, non avendo a disposizione contratti di formazione specialistica, oppure a trasferirsi all'estero (ad un costo per il nostro Paese di oltre 225 milioni di euro annui, fonte FNOMCEO), sebbene, secondo stime elaborate da organizzazioni di settore, all'anno 2025 vi sarà un'acclarata mancanza di medici specialisti, quantificata in circa 16mila 500 unità. Per di più, nel 2029 si potrebbe arrivare al pensionamento di 29mila professionisti, in assenza di politiche di assunzione mirate».
«Con la misura nota come "quota 100", inoltre, si stima che potrebbero essere 25mila i medici in possesso dei requisiti anagrafici e contributivi per lasciare il lavoro già nei prossimi tre anni - continuano. Ciononostante, l'esecutivo ha aumentato del 20 percento i posti in ingresso in Medicina, di modo che nel giro di qualche anno, senza opportune correzioni, lo stesso imbuto formativo avrà dimensioni enormi. Il numero dei laureati in medicina dovrebbe essere tarato in base al reale fabbisogno dei medici attraverso un'efficace programmazione; non è chiaro a quale visione strategica di fondo risponda la volontà di aumentare i posti per le facoltà di Medicina e chirurgia, avendo consapevolezza del fatto che la maggior parte dei laureati non potrà continuare il proprio percorso di studi e specializzarsi. Proteggere il corretto funzionamento e la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale dovrebbe essere una priorità assoluta, così come riuscire a garantirsi il frutto della formazione che viene finanziata annualmente, permettendo alle migliaia di giovani medici italiani di operare nelle strutture della sanità pubblica nazionale».
Gli scriventi, dunque, chiedono di «Spere quali iniziative i Ministri in indirizzo intendano adottare, ognuno per i profili di competenza, al fine di aumentare i posti programmati per la formazione post lauream e superare il problema "dell'imbuto formativo"».