Cronaca
Frode fiscale e riciclaggio, due indagati ammettono le contestazioni
Ieri quattro dei sei destinatari sono comparsi davanti al gip De Santis. Da società cartiere fatture per operazioni inesistenti per evadere Iva
Bari - sabato 14 dicembre 2024
11.52
Ha ammesso le contestazioni, definendosi un «semplice esecutore degli ordini di Francesco Porcelli», Enrico Danese, uno dei 31 indagati coinvolti nell'inchiesta sulle "cartiere" che, da Bitonto, avrebbero emesso migliaia di fatture per operazioni inesistenti per permettere a 165 aziende compiacenti di poter evadere l'Iva.
I reati contestati a vario titolo sono associazione per delinquere, emissione di fatture false e riciclaggio. Danese, assistito dall'avvocato Vittorio Gironda, ieri si è sottoposto a interrogatorio davanti alla giudice per le indagini preliminari Paola Angela De Santis, che ha firmato l'ordinanza cautelare con cui giovedì in quattro sono finiti ai domiciliari (Luigi D'Armento, Antonello Savino, Francesco Porcelli e Gaetano Finestrone) e in due (Danese e Nicola Garofalo) sono stati interdetti.
Danese e Garofalo, considerati dalla Procura della Repubblica di Bari organizzatori dell'associazione a delinquere (entrambi titolari delle due ditte individuali che portano i loro nomi, considerate delle "cartiere"), sarebbero anche stati gli intestatari dei conti correnti utilizzati per incassare le somme bonificate dai clienti per le operazioni. Danese, come ha ammesso, avrebbe prelevato le somme bonificate sul conto per consegnarle a Porcelli. A lui sarebbe spettato il 2% dell'importo.
Anche Antonello Savino - dipendente di un centro scommesse che di fatto sarebbe stato gestito da Porcelli - ha risposto alle domande della gip del Tribunale di Bari, spiegando come Porcelli gli facesse usare una carta per far transitare alcune somme. L'interrogatorio di Porcelli e D'Armento è stato rinviato al 19 dicembre, Garofalo e Finestrone si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Intanto sono in corso alcune verifiche fiscali su tutte le aziende coinvolte nella maxi frode.
E tra le 165 imprese che, tra il 2018 e il 2023, avrebbero ricevuto alcune fatture per operazioni inesistenti da alcune società cartiere c'è anche la Emiliano s.r.l. di Alessandro e Simonetta Emiliano, fratelli del governatore pugliese. L'azienda - si apprende da fonti inquirenti - e i suoi titolari non sono indagati, ma il nome della s.r.l. - specializzata nella fornitura di elementi d'arredo per i negozi - compare nella lista dei clienti di queste cartiere. Una delle società definite «gli utilizzatori».
Un altro filone di questa indagine riguarda i presunti casi di peculato, falso e di induzione indebita per cui sono indagati quattro finanzieri (Roberto Nupieri, Rocco Cantatore, Giovanni Vessichelli e Giuseppe Iacono) e tre dipendenti dell'Agenzia delle Dogane di Bari (Cataldo Manfredi, Giuseppe Elicio e Sonia Della Guardia).
I reati contestati a vario titolo sono associazione per delinquere, emissione di fatture false e riciclaggio. Danese, assistito dall'avvocato Vittorio Gironda, ieri si è sottoposto a interrogatorio davanti alla giudice per le indagini preliminari Paola Angela De Santis, che ha firmato l'ordinanza cautelare con cui giovedì in quattro sono finiti ai domiciliari (Luigi D'Armento, Antonello Savino, Francesco Porcelli e Gaetano Finestrone) e in due (Danese e Nicola Garofalo) sono stati interdetti.
Danese e Garofalo, considerati dalla Procura della Repubblica di Bari organizzatori dell'associazione a delinquere (entrambi titolari delle due ditte individuali che portano i loro nomi, considerate delle "cartiere"), sarebbero anche stati gli intestatari dei conti correnti utilizzati per incassare le somme bonificate dai clienti per le operazioni. Danese, come ha ammesso, avrebbe prelevato le somme bonificate sul conto per consegnarle a Porcelli. A lui sarebbe spettato il 2% dell'importo.
Anche Antonello Savino - dipendente di un centro scommesse che di fatto sarebbe stato gestito da Porcelli - ha risposto alle domande della gip del Tribunale di Bari, spiegando come Porcelli gli facesse usare una carta per far transitare alcune somme. L'interrogatorio di Porcelli e D'Armento è stato rinviato al 19 dicembre, Garofalo e Finestrone si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Intanto sono in corso alcune verifiche fiscali su tutte le aziende coinvolte nella maxi frode.
E tra le 165 imprese che, tra il 2018 e il 2023, avrebbero ricevuto alcune fatture per operazioni inesistenti da alcune società cartiere c'è anche la Emiliano s.r.l. di Alessandro e Simonetta Emiliano, fratelli del governatore pugliese. L'azienda - si apprende da fonti inquirenti - e i suoi titolari non sono indagati, ma il nome della s.r.l. - specializzata nella fornitura di elementi d'arredo per i negozi - compare nella lista dei clienti di queste cartiere. Una delle società definite «gli utilizzatori».
Un altro filone di questa indagine riguarda i presunti casi di peculato, falso e di induzione indebita per cui sono indagati quattro finanzieri (Roberto Nupieri, Rocco Cantatore, Giovanni Vessichelli e Giuseppe Iacono) e tre dipendenti dell'Agenzia delle Dogane di Bari (Cataldo Manfredi, Giuseppe Elicio e Sonia Della Guardia).