Cronaca
Fu uccisa e chiusa nell'armadio, chiesti 23 anni per il compagno
Secondo la difesa sarebbe stata la donna a impugnare il coltello, arma del delitto
Bari - lunedì 8 aprile 2019
19.48
La Procura di Bari chiede 23 anni di reclusione in carcere per il 33enne barese Marco Basile: l'accusa è di omicidio volontario e occultamento del cadavere della compagna, la 48enne Donata De Bello. I fatti risalgono al 13 luglio 2017, quando il cadavere della donna venne ritrovato all'interno dell'abitazione nel quartiere Madonnella di Bari dove i due convivevano. Sul corpo senza vita vi erano ferite di arma da taglio; era chiuso in un armadio nella camera da letto, avvolto in un involucro di cellophane e in un tappeto e legato con delle corde.
A indagare sull'accaduto furono i Carabinieri, coordinati dal pm Giuseppe Dentamaro: secondo le ricostruzioni del militari Marco Basile si sarebbe reso autore dell'omicidio dopo un violento litigio con la donna, culminato con un colpo di coltello scagliato alla giugulare.
Il cadavere venne ritrovato il giorno dopo il decesso; a segnalare l'anomalia il padre del giovane, che si era rivolto alle Forze dell'ordine, insospettito dai comportamenti del figlio. Basile è detenuto da allora: i Carabinieri lo rintracciarono dopo poche ore, traducendolo in carcere.
La richiesta di condanna al termine della requisitoria nel processo in corso dinanzi alla Corte di Assise di Bari, in cui si sono costituiti parti civili i quattro fratelli, l'ex marito e il figlio minorenne della donna, difesi dagli avvocati Nicola Quaranta e Giuseppe Romano. I legali hanno chiesto risarcimenti danni fino a un milione di euro ciascuno.
La difesa dell'imputato, rappresentato dagli avvocati Stefano Remine e Massimo Guarini, ha invece chiesto l'assoluzione perché, nella ricostruzione che hanno presentato loro, sarebbe stata Donata De Bello, la vittima, a impugnare il coltello; il ché farebbe quindi pensare a un fatto accidentale.
Il 13 maggio le repliche e la sentenza.
A indagare sull'accaduto furono i Carabinieri, coordinati dal pm Giuseppe Dentamaro: secondo le ricostruzioni del militari Marco Basile si sarebbe reso autore dell'omicidio dopo un violento litigio con la donna, culminato con un colpo di coltello scagliato alla giugulare.
Il cadavere venne ritrovato il giorno dopo il decesso; a segnalare l'anomalia il padre del giovane, che si era rivolto alle Forze dell'ordine, insospettito dai comportamenti del figlio. Basile è detenuto da allora: i Carabinieri lo rintracciarono dopo poche ore, traducendolo in carcere.
La richiesta di condanna al termine della requisitoria nel processo in corso dinanzi alla Corte di Assise di Bari, in cui si sono costituiti parti civili i quattro fratelli, l'ex marito e il figlio minorenne della donna, difesi dagli avvocati Nicola Quaranta e Giuseppe Romano. I legali hanno chiesto risarcimenti danni fino a un milione di euro ciascuno.
La difesa dell'imputato, rappresentato dagli avvocati Stefano Remine e Massimo Guarini, ha invece chiesto l'assoluzione perché, nella ricostruzione che hanno presentato loro, sarebbe stata Donata De Bello, la vittima, a impugnare il coltello; il ché farebbe quindi pensare a un fatto accidentale.
Il 13 maggio le repliche e la sentenza.