Vita di città
Giardino Mimmo Bucci, chiuso «Il Chioschetto della Legalità»
L'avventura del locale si è conclusa, situazione all'interno del parchetto sempre più difficile
Bari - giovedì 12 ottobre 2017
11.23
Non c'è pace per il giardino Mimmo Bucci, situato nel cuore del quartiere Libertà. Chiude, infatti, il chiosco aperto al suo interno dai Salesiani del vicino Redentore insieme all'azienda napoletana EP, specializzata in ristorazione, e finita qualche mese nella bufera in quanto coinvolta in un'inchiesta della procura di Napoli per presunte infiltrazioni camorristiche. Volge al termine quindi, almeno per il momento, l'avventura di quello che era stato ribattezzato «Il Chioschetto della Legalità», e che solo a maggio era stato inaugurato in pompa magna con la presenza delle autorità cittadine, tra cui il sindaco Antonio Decaro.
Il problema reale, però, sembra essere che l'accordo sottoscritto prevedesse la chiusura a fine settembre. Peccato che nessuno ne avesse fatto parola, e che meno di un mese fa, in seguito alla protesta di Francesca Lozito, mamma di Mimmo Bucci, stanca di vedere il giardino in mano a gente poco raccomandabile, il sindaco stesso, e il responsabile del Redentore, don Francesco Preite, parlassero ancora del chiosco come di una realtà consolidata all'interno del giardino.
«Sapevamo tutti della difficoltà legata al Giardino Bucci – ha dichiarato don Francesco – sapevamo dell'affetto che circonda la memoria di Mimmo. Ora molti parlano della vicenda, ma pochi si attivano per cercare una proposta migliore. Sono stati 4 mesi nei quali abbiamo programmato, ideato, realizzato diverse iniziative ludiche, culturali, musicali, credo che solo il Central Park possa vantare una programmazione migliore della nostra. Ed il Central Park non si trova a Bari».
«Che fare? Dobbiamo abituarci al brutto, al degrado, all'inciviltà, alla corruzione, allo spaccio, alla criminalità? – prosegue – non se ne parla proprio. Non si può solo pensare che i problemi possano essere risolti dall'alto, e nemmeno con l'uso della forza repressiva, che pur ci vuole. Sarei contentissimo se ci fosse qualcuno interessato al Chiosco, e lancio un appello affinché ciò possa avvenire, ma nel frattempo non possiamo stare alla finestra o al balcone come spettatori di una vita che scorre senza che ne prendiamo parte».
Una situazione quindi complicata, resa anche più difficile dal luogo in cui il giardino si trova, che come ricorda Decaro: «Risulta essere il quartiere col maggior numero di bambini affidati ai servizi sociali, e con il maggior numero di persone agli arresti domiciliari, oltre che il quartiere con il più alto tasso di natalità della città di Bari». Quartiere in cui molto spesso le persone poco raccomandabili prendono il sopravvento sulle brave persone, spesso impaurite e incapaci di agire davvero.
«A me di questo giardino mi importa solo ed esclusivamente salvaguardare il nome Mimmo Bucci – dice Francesca Lozito – il suo nome e la sua memoria che non devono essere associati a questo schifo. Purtroppo se intervieni e ti permetti di dire che non si fa così, vieni anche minacciata. In quel giardino ormai ci vedo benissimo un presidio di forza pubblica e basta. È finito nelle mani di delinquenti, ormai è di loro proprietà, io sono stata minacciata, mi hanno fatto arrivare all'orecchio di farmi i fatti miei. Io per quel giardino non muoverò più un dito e sprecherò il mio tempo solo per salvaguardare il nome di Mimmo».
«Mi batterò fino alla morte per questo – sottolinea – ma per altro no. La gente che incontro quotidianamente e che si lamenta del giardino è buona solo a lamentarsi, nessuno si espone perché hanno paura, non posso sempre e solo espormi io in prima persona. Il giardino non è mio, il giardino e di proprietà del comune, si rivolgessero a loro o chi per loro. Ora basta sono stufa di questa gente. I residenti sono solo buoni a lamentarsi quando mi incontrano per strada, quando si tratta di affrontare le situazioni ci sono solo io e qualcun'altro».
Vedremo a questo punto come proseguirà la vicenda, anche perché, come in molti sottolineano, per quasi due anni dall'apertura non ci furono problemi e il giardino si trovava in ottime condizioni in quanto presente un presidio fisso all'ingresso. Non sappiamo il motivo che ha portato a toglierlo, ma in molti sottolineano come la situazione sia precipitata da allora.
Il problema reale, però, sembra essere che l'accordo sottoscritto prevedesse la chiusura a fine settembre. Peccato che nessuno ne avesse fatto parola, e che meno di un mese fa, in seguito alla protesta di Francesca Lozito, mamma di Mimmo Bucci, stanca di vedere il giardino in mano a gente poco raccomandabile, il sindaco stesso, e il responsabile del Redentore, don Francesco Preite, parlassero ancora del chiosco come di una realtà consolidata all'interno del giardino.
«Sapevamo tutti della difficoltà legata al Giardino Bucci – ha dichiarato don Francesco – sapevamo dell'affetto che circonda la memoria di Mimmo. Ora molti parlano della vicenda, ma pochi si attivano per cercare una proposta migliore. Sono stati 4 mesi nei quali abbiamo programmato, ideato, realizzato diverse iniziative ludiche, culturali, musicali, credo che solo il Central Park possa vantare una programmazione migliore della nostra. Ed il Central Park non si trova a Bari».
«Che fare? Dobbiamo abituarci al brutto, al degrado, all'inciviltà, alla corruzione, allo spaccio, alla criminalità? – prosegue – non se ne parla proprio. Non si può solo pensare che i problemi possano essere risolti dall'alto, e nemmeno con l'uso della forza repressiva, che pur ci vuole. Sarei contentissimo se ci fosse qualcuno interessato al Chiosco, e lancio un appello affinché ciò possa avvenire, ma nel frattempo non possiamo stare alla finestra o al balcone come spettatori di una vita che scorre senza che ne prendiamo parte».
Una situazione quindi complicata, resa anche più difficile dal luogo in cui il giardino si trova, che come ricorda Decaro: «Risulta essere il quartiere col maggior numero di bambini affidati ai servizi sociali, e con il maggior numero di persone agli arresti domiciliari, oltre che il quartiere con il più alto tasso di natalità della città di Bari». Quartiere in cui molto spesso le persone poco raccomandabili prendono il sopravvento sulle brave persone, spesso impaurite e incapaci di agire davvero.
«A me di questo giardino mi importa solo ed esclusivamente salvaguardare il nome Mimmo Bucci – dice Francesca Lozito – il suo nome e la sua memoria che non devono essere associati a questo schifo. Purtroppo se intervieni e ti permetti di dire che non si fa così, vieni anche minacciata. In quel giardino ormai ci vedo benissimo un presidio di forza pubblica e basta. È finito nelle mani di delinquenti, ormai è di loro proprietà, io sono stata minacciata, mi hanno fatto arrivare all'orecchio di farmi i fatti miei. Io per quel giardino non muoverò più un dito e sprecherò il mio tempo solo per salvaguardare il nome di Mimmo».
«Mi batterò fino alla morte per questo – sottolinea – ma per altro no. La gente che incontro quotidianamente e che si lamenta del giardino è buona solo a lamentarsi, nessuno si espone perché hanno paura, non posso sempre e solo espormi io in prima persona. Il giardino non è mio, il giardino e di proprietà del comune, si rivolgessero a loro o chi per loro. Ora basta sono stufa di questa gente. I residenti sono solo buoni a lamentarsi quando mi incontrano per strada, quando si tratta di affrontare le situazioni ci sono solo io e qualcun'altro».
Vedremo a questo punto come proseguirà la vicenda, anche perché, come in molti sottolineano, per quasi due anni dall'apertura non ci furono problemi e il giardino si trovava in ottime condizioni in quanto presente un presidio fisso all'ingresso. Non sappiamo il motivo che ha portato a toglierlo, ma in molti sottolineano come la situazione sia precipitata da allora.