Associazioni
Giornata della disabilità, Rosa Franco (Csv Bari): «Il Covid impone limiti sempre più grandi»
La presidente del Centro servizi al volontariato: «C’è bisogno di digitalizzazione e dispositivi. La Regione riveda le sue politiche»
Bari - giovedì 3 dicembre 2020
12.37
Distanziamento sociale che sfuma in isolamento totale, paura del contagio, smart working, didattica a distanza, rapporti umani che si smaterializzano con la mediazione di un cyborg. Il dramma del Covid ha cambiato le vite di tutti noi, in questo "annus horribilis" che sembra non voler finire mai, ma c'è chi con la pandemia ha visto aggravata ancora di più la propria situazione. Per chi vive la disabilità (sensoriale, motoria, intellettiva) l'emergenza sociale e sanitaria ha acuito il bisogno di assistenza e supporto, da parte delle famiglie e soprattutto delle istituzioni. In occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità, che dall'istituzione da parte dell'Onu nel 1992 ogni anno ricorre il 3 dicembre, parliamo di questi temi con Rosa Franco, presidente del Centro servizi al volontariato "San Nicola" di Bari, già presidente dell'Unione nazionale volontari pro ciechi di Bari dal 1997 al 2008.
Come ha cambiato il Covid la vita dei disabili?
L'ha resa ancora più limitante e problematica. L'isolamento per un disabile è più difficile da affrontare. La dipendenza da qualcuno è sempre dipendenza, ma con il Covid si vive una limitazione ancora maggiore nell'uscire; se prima c'erano cento possibilità, oggi ce ne sono cinque. Le associazioni sono chiuse, molti lavorano in smart working e non hanno contatti con i colleghi o quasi.
Il mondo del volontariato come si sta muovendo?
Cerca di rispondere facendo compagnia. C'è chi si è attivato con il "telefono amico", noi come Csv da marzo in poi abbiamo organizzato la "Favola degli abbracci" per i bambini sordomuti o altre forme di laboratorio per i disabili. In alcuni momenti, però, la situazione diventa rocambolesca. I centri diurni sono chiusi e molti parenti non possono assistere i loro congiunti disabili h/24.
In giunta regionale è stato approvato il contributo Covid straordinario per i disabili. Un primo passo nella giusta direzione?
Già con Giuseppe Tulipani (scomparso a marzo del 2020, Ndr) nel ruolo di garante regionale dei disabili c'era una grande attenzione alla disabilità da parte della Regione Puglia. Molti disabili che afferiscono a enti storici, per esempio, dalla Regione hanno ricevuto forniture di mascherine e gel igienizzante.
Dopo Pino Tulipani il ruolo di garante regionale per i diritti dei disabili è rimasto vacante. Il percorso come prosegue?
Dopo la sua morte c'è stato il Covid, poi le elezioni. Spero che si proceda al più presto con una nuova nomina. Tulipani aveva una grande attenzione al tema della disabilità, con lui dopo anni finalmente è stata istituita la figura del garante dei diritti delle persone disabili. Mi auguro che la Regione non faccia mancare il riferimento per la Puglia.
L'emergenza sociosanitaria lascerà in eredità una nuova forma di assistenza a chi vive la disabilità?
È l'augurio che mi faccio, ma non è scontato. Con il rallentamento delle attività sanitarie "ordinarie", tra qualche mese si rischia di avere molti più malati di quelli che avevamo prima del Covid. Noi disabili sensoriali abbiamo bisogno di ausili informatici, che ci vengono dati dalla Asl previa visita medica: da, però, mesi non è possibile accedere alle visite specialistiche, né si può procedere d'ufficio perché la legge dice che è necessario il parere del medico specialista. Se un disabile ha bisogno, per esempio, di un computer, non lo può ricevere pur avendone pieno diritto; lo deve andare a comprare di tasca propria. All'isolamento sociale si aggiunge anche la mancanza di dispositivi, e la Regione deve cambiare sistema di valutazione. È necessario che chi governa lo capisca.
Guardando al Comune di Bari, che contributo è arrivato dalla rete del Welfare cittadina con l'emergenza Covid?
Sono state messe in campo tantissime iniziative, soprattutto nei confronti di famiglie e minori. Noi abbiamo sempre collaborato molto con il Comune di Bari; a novembre 2019 avevamo aperto lo sportello del volontariato Csv nella sede dell'assessorato al Welfare in piazza Chiurlia, poi con il Covid la collaborazione si è fatta ancora più stretta. Il Csv ha funzionato da nodo per le richieste, che abbiamo inoltrato al Comune o direttamente alle associazioni.
La battaglia contro il Covid sembra ancora lunga. Quali gli interventi più urgenti nei prossimi mesi?
Come Csv, a favore degli enti del terzo settore, stiamo presentando il programma delle attività per il 2021. Navighiamo a vista, non ci aspettiamo che dal 1 gennaio le cose cambino. Sentiamo parlare della terza ondata, cosa che non è da escludere; una delle cose su cui bisogna molto puntare è la digitalizzazione. È fondamentale istruire e formare chi è a digiuno di nozioni sull'utilizzo dei dispositivi informatici. Questo deve essere fatto anche per le associazioni, perché promuovere un'iniziativa online o anche una raccolta di prodotti da devolvere in beneficenza è impossibile per uno che non sa usare il computer e il web. Molti, nella programmazione, ci hanno chiesto di essere formati sull'uso delle piattaforme o sull'aggiornamento del sito internet. La grande maggioranza delle associazioni è costituita da persone non più giovani, manca il ricambio generazionale; il Covid ha fatto avvicinare molti giovani al volontariato, ha generato molta voglia di mettersi a disposizione, ma probabilmente si tratta di fenomeni occasionali, un volontariato "fluido". Non è detto che quelle persone andranno poi a cercare un'associazione o una struttura che possa alimentare il loro impegno. Resta, però, chiara l'impossibilità di delegare interamente alla freddezza del computer un rapporto fra persone.
Come ha cambiato il Covid la vita dei disabili?
L'ha resa ancora più limitante e problematica. L'isolamento per un disabile è più difficile da affrontare. La dipendenza da qualcuno è sempre dipendenza, ma con il Covid si vive una limitazione ancora maggiore nell'uscire; se prima c'erano cento possibilità, oggi ce ne sono cinque. Le associazioni sono chiuse, molti lavorano in smart working e non hanno contatti con i colleghi o quasi.
Il mondo del volontariato come si sta muovendo?
Cerca di rispondere facendo compagnia. C'è chi si è attivato con il "telefono amico", noi come Csv da marzo in poi abbiamo organizzato la "Favola degli abbracci" per i bambini sordomuti o altre forme di laboratorio per i disabili. In alcuni momenti, però, la situazione diventa rocambolesca. I centri diurni sono chiusi e molti parenti non possono assistere i loro congiunti disabili h/24.
In giunta regionale è stato approvato il contributo Covid straordinario per i disabili. Un primo passo nella giusta direzione?
Già con Giuseppe Tulipani (scomparso a marzo del 2020, Ndr) nel ruolo di garante regionale dei disabili c'era una grande attenzione alla disabilità da parte della Regione Puglia. Molti disabili che afferiscono a enti storici, per esempio, dalla Regione hanno ricevuto forniture di mascherine e gel igienizzante.
Dopo Pino Tulipani il ruolo di garante regionale per i diritti dei disabili è rimasto vacante. Il percorso come prosegue?
Dopo la sua morte c'è stato il Covid, poi le elezioni. Spero che si proceda al più presto con una nuova nomina. Tulipani aveva una grande attenzione al tema della disabilità, con lui dopo anni finalmente è stata istituita la figura del garante dei diritti delle persone disabili. Mi auguro che la Regione non faccia mancare il riferimento per la Puglia.
L'emergenza sociosanitaria lascerà in eredità una nuova forma di assistenza a chi vive la disabilità?
È l'augurio che mi faccio, ma non è scontato. Con il rallentamento delle attività sanitarie "ordinarie", tra qualche mese si rischia di avere molti più malati di quelli che avevamo prima del Covid. Noi disabili sensoriali abbiamo bisogno di ausili informatici, che ci vengono dati dalla Asl previa visita medica: da, però, mesi non è possibile accedere alle visite specialistiche, né si può procedere d'ufficio perché la legge dice che è necessario il parere del medico specialista. Se un disabile ha bisogno, per esempio, di un computer, non lo può ricevere pur avendone pieno diritto; lo deve andare a comprare di tasca propria. All'isolamento sociale si aggiunge anche la mancanza di dispositivi, e la Regione deve cambiare sistema di valutazione. È necessario che chi governa lo capisca.
Guardando al Comune di Bari, che contributo è arrivato dalla rete del Welfare cittadina con l'emergenza Covid?
Sono state messe in campo tantissime iniziative, soprattutto nei confronti di famiglie e minori. Noi abbiamo sempre collaborato molto con il Comune di Bari; a novembre 2019 avevamo aperto lo sportello del volontariato Csv nella sede dell'assessorato al Welfare in piazza Chiurlia, poi con il Covid la collaborazione si è fatta ancora più stretta. Il Csv ha funzionato da nodo per le richieste, che abbiamo inoltrato al Comune o direttamente alle associazioni.
La battaglia contro il Covid sembra ancora lunga. Quali gli interventi più urgenti nei prossimi mesi?
Come Csv, a favore degli enti del terzo settore, stiamo presentando il programma delle attività per il 2021. Navighiamo a vista, non ci aspettiamo che dal 1 gennaio le cose cambino. Sentiamo parlare della terza ondata, cosa che non è da escludere; una delle cose su cui bisogna molto puntare è la digitalizzazione. È fondamentale istruire e formare chi è a digiuno di nozioni sull'utilizzo dei dispositivi informatici. Questo deve essere fatto anche per le associazioni, perché promuovere un'iniziativa online o anche una raccolta di prodotti da devolvere in beneficenza è impossibile per uno che non sa usare il computer e il web. Molti, nella programmazione, ci hanno chiesto di essere formati sull'uso delle piattaforme o sull'aggiornamento del sito internet. La grande maggioranza delle associazioni è costituita da persone non più giovani, manca il ricambio generazionale; il Covid ha fatto avvicinare molti giovani al volontariato, ha generato molta voglia di mettersi a disposizione, ma probabilmente si tratta di fenomeni occasionali, un volontariato "fluido". Non è detto che quelle persone andranno poi a cercare un'associazione o una struttura che possa alimentare il loro impegno. Resta, però, chiara l'impossibilità di delegare interamente alla freddezza del computer un rapporto fra persone.