Attualità
H&M a Bari prima vittima del Coronavirus, chiude il negozio in via Sparano
La notizia giunta improvvisa durante una riunione in videoconferenza tra azienda e dipendenti ieri pomeriggio
Bari - sabato 25 aprile 2020
10.38
Il Coronavirus a Bari fa la sua prima vittima eccellente. Il negozio del colosso svedese H&M di via Sparano non riaprirà i battenti al termine del lock down. A dare conferma della chiusura del punto vendita barese Barbara Neglia, segretario generale di Filcams Cgil Puglia. Incerto a questo punto il futuro dei lavoratori, che hanno avuto la notizia all'improvviso dopo un incontro tra sindacati e azienda svoltosi in videoconferenza lo scorso 22 aprile.
In quella sede non si era parlato di Bari ma di altri 7 punti vendita presenti sul territorio nazionale, ovvero 3 punti vendita a Milano, uno a Udine, 1 a Torino, 1 a Gorizia e 2 punti vendita di Vicenza e Bassano. La motivazione delle chiusure sarebbe da ricondurre ad una decisione assunta dalla casa madre svedese, che ha affermato che tale scelta si ritiene indispensabile per la continuità degli altri 172 punti vendita.
La notizia che fa rientrare Bari tra i negozi che chiuderanno è venuta fuori attraverso una call conference tenutasi ieri sera alle 17.30 con i 55 dipendenti del punto vendita e l'azienda.
«Hanno comunicato che in seguito ad un calcolo previsionale sui fatturati (calcolo forse fatto considerando le limitazioni post lock down) hanno deciso di non riaprire più il punto vendita di Bari - spiega Antonio Miccoli di Filcams Cgil - Questa notizia ci coglie impreparati, in quanto non eravamo a conoscenza di questa situazione. Il fatturato del punto vendita di Bari Sparano, pur non dando risultati eccezionali, non era di certo in perdita. La cosa che ci stupisce è il fatto che il 28 aprile era già prevista la sanificazione dei locali, e stavano elaborando la programmazione dal 4 maggio in poi».
«Abbiamo inviato una richiesta di incontro alla direzione dell'azienda per chiedere informazioni - aggiunge - intanto il 28 aprile (martedì prossimo) è previsto un incontro con le segreterie nazionali. Non sappiamo nulla di quanto stia succedendo sul territorio, e temiamo che possano esserci altre situazioni simili. Al momento non abbiamo avuto comunicazioni formali e non c'è una procedura di licenziamento in atto, da considerare anche che tutti i dipendenti hanno un contratto stabile a tempo indeterminato».
«Chiediamo di non fare scelte solo relative a costi e fatturati - conclude Miccoli - siamo in una fase di estrema difficoltà a livello nazionale, e i lavoratori sono disponibili a trovare soluzioni per mantenere l'occupazione e che garantiscano un futuro sia ai 55 dipendenti dell'azienda, sia ai lavoratori in appalto legati al punto vendita».
In quella sede non si era parlato di Bari ma di altri 7 punti vendita presenti sul territorio nazionale, ovvero 3 punti vendita a Milano, uno a Udine, 1 a Torino, 1 a Gorizia e 2 punti vendita di Vicenza e Bassano. La motivazione delle chiusure sarebbe da ricondurre ad una decisione assunta dalla casa madre svedese, che ha affermato che tale scelta si ritiene indispensabile per la continuità degli altri 172 punti vendita.
La notizia che fa rientrare Bari tra i negozi che chiuderanno è venuta fuori attraverso una call conference tenutasi ieri sera alle 17.30 con i 55 dipendenti del punto vendita e l'azienda.
«Hanno comunicato che in seguito ad un calcolo previsionale sui fatturati (calcolo forse fatto considerando le limitazioni post lock down) hanno deciso di non riaprire più il punto vendita di Bari - spiega Antonio Miccoli di Filcams Cgil - Questa notizia ci coglie impreparati, in quanto non eravamo a conoscenza di questa situazione. Il fatturato del punto vendita di Bari Sparano, pur non dando risultati eccezionali, non era di certo in perdita. La cosa che ci stupisce è il fatto che il 28 aprile era già prevista la sanificazione dei locali, e stavano elaborando la programmazione dal 4 maggio in poi».
«Abbiamo inviato una richiesta di incontro alla direzione dell'azienda per chiedere informazioni - aggiunge - intanto il 28 aprile (martedì prossimo) è previsto un incontro con le segreterie nazionali. Non sappiamo nulla di quanto stia succedendo sul territorio, e temiamo che possano esserci altre situazioni simili. Al momento non abbiamo avuto comunicazioni formali e non c'è una procedura di licenziamento in atto, da considerare anche che tutti i dipendenti hanno un contratto stabile a tempo indeterminato».
«Chiediamo di non fare scelte solo relative a costi e fatturati - conclude Miccoli - siamo in una fase di estrema difficoltà a livello nazionale, e i lavoratori sono disponibili a trovare soluzioni per mantenere l'occupazione e che garantiscano un futuro sia ai 55 dipendenti dell'azienda, sia ai lavoratori in appalto legati al punto vendita».