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I 5 Stelle insultano la stampa, anche a Bari manifestano i giornalisti: «Giù le mani dall'informazione»
Flash mob in piazza Prefettura. Martellotta (AssoStampa): «Diritto di cronaca e pluralismo istituti tutelati dalla Costituzione»
Bari - martedì 13 novembre 2018
14.17
La felicità, legittima e giustificata, per un'assoluzione si è trasformata in un vero e proprio attacco alla stampa e alla libertà di informazione, precetti costituzionali alla base del nostro ordinamento democratico. I commenti del ministro del Lavoro e vicepremier Luigi di Maio e di Alessandro Di Battista, esponenti di spicco del Movimento 5 Stelle, all'assoluzione del sindaco di Roma Virginia Raggi nell'ambito del processo Marra non hanno solo riguardato la preservata purezza della prima cittadina pentastellata, ma sono degenerati in veri e propri insulti alla categoria dei giornalisti, appellati con epiteti volgari e poco urbani.
Non che si tratti di una novità nel linguaggio politico contemporaneo, ma la sensazione è che stavolta si sia passato il segno. Ragion per cui AssoStampa, il sindacato dei giornalisti, ha convocato il flash mob "#GiùLeManidallInformazione" nelle piazze dei capoluoghi italiani, per ribadire il secco rifiuto alla limitazione della libertà di stampa, alle accuse di veicolare il sacrosanto diritto di cronaca per colpire in maniera unilaterale uno schieramento politico e per ribadire il diritto/dovere dei cittadini a essere informati in maniera completa e plurale.
A Bari i giornalisti si sono dati appuntamento in piazza Prefettura, nei pressi del Palazzo di Città, per una manifestazione a forte carattere di dibattito sulla situazione attuale a cui hanno partecipato anche il sindaco di Bari Antonio Decaro e il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. Degli ultimi minuti, infatti, è la notizia dell'approvazione all'unanimità in Consiglio regionale della mozione urgente a favore della libertà di stampa e di informazione, il cui primo firmatario è il capogruppo di FI Nino Marmo, sottoscritta da numerosi altri consiglieri di maggioranza e opposizione, senza però la partecipazione al voto dei consiglieri del Movimento 5 Stelle.
Con tale mozione si impegna il presidente del Consiglio regionale «A censurare le affermazioni, ingiuriose e denigratorie, fatte dai rappresentanti del governo e ad esprimere piena solidarietà e vicinanza nei confronti di tutta la categoria dei giornalisti, volgarmente offesa e minacciata dai rappresentanti del Governo». Il presidente della Giunta regionale viene altresì impegnato ad «Accelerare le procedure per la promozione ed il sostegno al pluralismo e all'innovazione dell'informazione e della comunicazione regionale, previste dalla legge regionale approvata a febbraio 2018, come atto tangibile di vicinanza e considerato che tale sostegno viene eliminato a livello del governo nazionale». Da ultimo, ci si impegna a «Lavorare in tutte le sedi opportune per evitare che si possano mettere in atto, per via legislativa, da parte del governo centrale, misure volte a limitare la libertà di stampa e di informazione», come si legge nella nota divulgata dalla Regione.
«Forse non è chiaro - dice Bepi Martellotta, presidente di AssoStampa Puglia - che i giornalisti italiani, come tutti i cittadini italiani, sono ben felici che il sindaco di Roma Virginia Raggi resti a guidare la capitale e finisca il suo mandato, facendo magari anche cose positive per la città. Non possiamo però accettare che ogni volta che un racconto giornalistico investa un esponente politico con riferimenti nel governo del Paese, autorevoli ministri di questo stesso governo si rivoltino con ingiurie nei confronti dei giornalisti, che semplicemente hanno fatto il loro lavoro. Il diritto di cronaca in Italia deve essere garantito perché tutelato dall'articolo 21 della Costituzione, che sancisce la libertà di opinione e il diritto di tutti i cittadini a essere correttamente informati. Il pluralismo dell'informazione consiste nell'attingere da più fonti per poter avere un adeguato spettro di ciò che accade nei territori. Se il governo pensa che ci debba invece essere un verbo unico veicolato dai social e che debba diventare l'unico diritto di cronaca per le folle acclamanti, in questo caso dei 5 stelle, non hanno capito nulla. Noi continueremo a batterci per la libertà di informazione, per l'autorevolezza e la professionalità della categoria, che deve svolgere serenamente il proprio lavoro svincolata dai poteri forti. Non ci arresteremo dinanzi alle minacce di riduzione dei finanziamenti pubblici ai giornali in cooperativa o di partito, ma continueremo a costruire nuovi giornali finché ci sarà possibile, nonostante la crisi e le minacce del governo».
Si tratta, però, solo dell'acme di un processo che negli ultimi tempi si è di molto aggravato, rendendo la professione del giornalista insicura non solo dal punto di vista legale ma anche da quello fisico. Ancora Martellotta: «L'escalation è preoccupante. Ogni giorno ci occupiamo di giornalisti minacciati; l'ultimo caso a Lecce nei confronti di una collega che si era azzardata a raccontare qualcosa di scomodo sulla Tap e che è stata pubblicamente additata dal ministro Barbara Lezzi. Ci aspettiamo che un leader nazionale com'è Beppe Grillo non accompagni questa escalation di violenza verbale e di aggressione nei confronti dell'informazione, cercando piuttosto di attenuarla. Purtroppo assistiamo da anni a insulti nei confronti dei giornalisti; addirittura abbiamo assistito ridendo al fatto che all'atto dell'insediamento dei parlamentari 5 Stelle alle penultime elezioni venissero posti dei cordoni per allontanare la stampa, in modo da veicolare un unico messaggio da parte del loro comunicatore istituzionale. Abbiamo riso di queste affermazioni e non ci siamo resi conto nel frattempo del precipizio in cui stava finendo il Paese».
«La stampa - ha detto il sindaco Antonio Decaro - è un presidio di democrazia del nostro Paese e come tale va difesa. Difendere questo presidio significa anche difendere il diritto e il dovere di tutti i giornalisti di fare informazione. Un lavoro che garantisce il diritto che tutti i cittadini hanno di essere informati su quello che accade. La stampa libera è garanzia anche di pluralismo perché ognuno ha la possibilità di approfondire, di interpretare e di raccontare la realtà che ci circonda secondo il proprio vissuto e la propria professionalità. Basta aprire i giornali per trovare posizioni diverse, interpretazioni e punti di vista che restituiscono ai cittadini la possibilità di informarsi e di farsi un'opinione personale. L'importanza dell'accesso alle informazioni, ai giornali, all'approfondimento è per tutti i sindaci d'Italia un valore imprescindibile, tanto che in queste settimane stiamo portando avanti accordi con le associazioni degli editori e degli edicolanti basati proprio sulla comune volontà di mantenere sui nostri territori i presidi di informazione e garantire così a tutti i cittadini l'accesso alla carta stampata che è uno degli strumenti più utili all'approfondimento e alla crescita dell'opinione collettiva. Per questo esprimo, a nome della città che rappresento e dell'associazioni nazionale dei Comuni, piena solidarietà a questa iniziativa che non è una rivendicazione a mera difesa di una categoria ma rappresenta la difesa di un valore più alto che riguarda la libertà di tutti noi»
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«Siamo ormai abituati a considerare quasi una normalità gli insulti di una parte del governo alla stampa - fa eco Piero Ricci, presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Puglia. Solo che questa volta il linguaggio greve ha superato ogni limite; un campanello d'allarme che suona questa emergenza democratica. Vogliamo semplicemente continuare a fare il nostro lavoro, che consiste nel fare domande, raccontare i fatti. Questi possono essere anche un processo, una condanna o un'assoluzione, esattamente quello che è stato fatto nel caso del sindaco Raggi, la cui commozione davanti al proscioglimento è stata raccontata. Avremmo solo raccontato quello se non ci fossero stati anche gli insulti».
Non esiste, secondo Ricci, ostilità della stampa nei confronti del M5S, quanto piuttosto il contrario: «Loro dicono dicono di non aver più bisogno della mediazione giornalistica, quindi non vogliono più che si facciano domande, poiché credono di possedere il verbo, la verità. Fortunatamente, all'interno dello stesso Movimento c'è qualcuno che ha ancora qualche rudimento democratico e si ricorda che la libertà di stampa è fondamento della democrazia. Confidiamo proprio in quella parte che cerca di difendere la cultura democratica all'interno di un contesto politico che non ci ama moltissimo».
Non che si tratti di una novità nel linguaggio politico contemporaneo, ma la sensazione è che stavolta si sia passato il segno. Ragion per cui AssoStampa, il sindacato dei giornalisti, ha convocato il flash mob "#GiùLeManidallInformazione" nelle piazze dei capoluoghi italiani, per ribadire il secco rifiuto alla limitazione della libertà di stampa, alle accuse di veicolare il sacrosanto diritto di cronaca per colpire in maniera unilaterale uno schieramento politico e per ribadire il diritto/dovere dei cittadini a essere informati in maniera completa e plurale.
A Bari i giornalisti si sono dati appuntamento in piazza Prefettura, nei pressi del Palazzo di Città, per una manifestazione a forte carattere di dibattito sulla situazione attuale a cui hanno partecipato anche il sindaco di Bari Antonio Decaro e il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. Degli ultimi minuti, infatti, è la notizia dell'approvazione all'unanimità in Consiglio regionale della mozione urgente a favore della libertà di stampa e di informazione, il cui primo firmatario è il capogruppo di FI Nino Marmo, sottoscritta da numerosi altri consiglieri di maggioranza e opposizione, senza però la partecipazione al voto dei consiglieri del Movimento 5 Stelle.
Con tale mozione si impegna il presidente del Consiglio regionale «A censurare le affermazioni, ingiuriose e denigratorie, fatte dai rappresentanti del governo e ad esprimere piena solidarietà e vicinanza nei confronti di tutta la categoria dei giornalisti, volgarmente offesa e minacciata dai rappresentanti del Governo». Il presidente della Giunta regionale viene altresì impegnato ad «Accelerare le procedure per la promozione ed il sostegno al pluralismo e all'innovazione dell'informazione e della comunicazione regionale, previste dalla legge regionale approvata a febbraio 2018, come atto tangibile di vicinanza e considerato che tale sostegno viene eliminato a livello del governo nazionale». Da ultimo, ci si impegna a «Lavorare in tutte le sedi opportune per evitare che si possano mettere in atto, per via legislativa, da parte del governo centrale, misure volte a limitare la libertà di stampa e di informazione», come si legge nella nota divulgata dalla Regione.
«Forse non è chiaro - dice Bepi Martellotta, presidente di AssoStampa Puglia - che i giornalisti italiani, come tutti i cittadini italiani, sono ben felici che il sindaco di Roma Virginia Raggi resti a guidare la capitale e finisca il suo mandato, facendo magari anche cose positive per la città. Non possiamo però accettare che ogni volta che un racconto giornalistico investa un esponente politico con riferimenti nel governo del Paese, autorevoli ministri di questo stesso governo si rivoltino con ingiurie nei confronti dei giornalisti, che semplicemente hanno fatto il loro lavoro. Il diritto di cronaca in Italia deve essere garantito perché tutelato dall'articolo 21 della Costituzione, che sancisce la libertà di opinione e il diritto di tutti i cittadini a essere correttamente informati. Il pluralismo dell'informazione consiste nell'attingere da più fonti per poter avere un adeguato spettro di ciò che accade nei territori. Se il governo pensa che ci debba invece essere un verbo unico veicolato dai social e che debba diventare l'unico diritto di cronaca per le folle acclamanti, in questo caso dei 5 stelle, non hanno capito nulla. Noi continueremo a batterci per la libertà di informazione, per l'autorevolezza e la professionalità della categoria, che deve svolgere serenamente il proprio lavoro svincolata dai poteri forti. Non ci arresteremo dinanzi alle minacce di riduzione dei finanziamenti pubblici ai giornali in cooperativa o di partito, ma continueremo a costruire nuovi giornali finché ci sarà possibile, nonostante la crisi e le minacce del governo».
Si tratta, però, solo dell'acme di un processo che negli ultimi tempi si è di molto aggravato, rendendo la professione del giornalista insicura non solo dal punto di vista legale ma anche da quello fisico. Ancora Martellotta: «L'escalation è preoccupante. Ogni giorno ci occupiamo di giornalisti minacciati; l'ultimo caso a Lecce nei confronti di una collega che si era azzardata a raccontare qualcosa di scomodo sulla Tap e che è stata pubblicamente additata dal ministro Barbara Lezzi. Ci aspettiamo che un leader nazionale com'è Beppe Grillo non accompagni questa escalation di violenza verbale e di aggressione nei confronti dell'informazione, cercando piuttosto di attenuarla. Purtroppo assistiamo da anni a insulti nei confronti dei giornalisti; addirittura abbiamo assistito ridendo al fatto che all'atto dell'insediamento dei parlamentari 5 Stelle alle penultime elezioni venissero posti dei cordoni per allontanare la stampa, in modo da veicolare un unico messaggio da parte del loro comunicatore istituzionale. Abbiamo riso di queste affermazioni e non ci siamo resi conto nel frattempo del precipizio in cui stava finendo il Paese».
«La stampa - ha detto il sindaco Antonio Decaro - è un presidio di democrazia del nostro Paese e come tale va difesa. Difendere questo presidio significa anche difendere il diritto e il dovere di tutti i giornalisti di fare informazione. Un lavoro che garantisce il diritto che tutti i cittadini hanno di essere informati su quello che accade. La stampa libera è garanzia anche di pluralismo perché ognuno ha la possibilità di approfondire, di interpretare e di raccontare la realtà che ci circonda secondo il proprio vissuto e la propria professionalità. Basta aprire i giornali per trovare posizioni diverse, interpretazioni e punti di vista che restituiscono ai cittadini la possibilità di informarsi e di farsi un'opinione personale. L'importanza dell'accesso alle informazioni, ai giornali, all'approfondimento è per tutti i sindaci d'Italia un valore imprescindibile, tanto che in queste settimane stiamo portando avanti accordi con le associazioni degli editori e degli edicolanti basati proprio sulla comune volontà di mantenere sui nostri territori i presidi di informazione e garantire così a tutti i cittadini l'accesso alla carta stampata che è uno degli strumenti più utili all'approfondimento e alla crescita dell'opinione collettiva. Per questo esprimo, a nome della città che rappresento e dell'associazioni nazionale dei Comuni, piena solidarietà a questa iniziativa che non è una rivendicazione a mera difesa di una categoria ma rappresenta la difesa di un valore più alto che riguarda la libertà di tutti noi»
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«Siamo ormai abituati a considerare quasi una normalità gli insulti di una parte del governo alla stampa - fa eco Piero Ricci, presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Puglia. Solo che questa volta il linguaggio greve ha superato ogni limite; un campanello d'allarme che suona questa emergenza democratica. Vogliamo semplicemente continuare a fare il nostro lavoro, che consiste nel fare domande, raccontare i fatti. Questi possono essere anche un processo, una condanna o un'assoluzione, esattamente quello che è stato fatto nel caso del sindaco Raggi, la cui commozione davanti al proscioglimento è stata raccontata. Avremmo solo raccontato quello se non ci fossero stati anche gli insulti».
Non esiste, secondo Ricci, ostilità della stampa nei confronti del M5S, quanto piuttosto il contrario: «Loro dicono dicono di non aver più bisogno della mediazione giornalistica, quindi non vogliono più che si facciano domande, poiché credono di possedere il verbo, la verità. Fortunatamente, all'interno dello stesso Movimento c'è qualcuno che ha ancora qualche rudimento democratico e si ricorda che la libertà di stampa è fondamento della democrazia. Confidiamo proprio in quella parte che cerca di difendere la cultura democratica all'interno di un contesto politico che non ci ama moltissimo».