Attualità
I "Tre San Nicola" di Ozmo stanno sparendo, Bari rischia di perdere un'opera d'arte
L'autore: «Responsabilità dell’amministrazione riconoscere l’importanza di un bene che andrebbe recuperato»
Bari - sabato 9 dicembre 2023
Era il 2013 quando Ozmo, noto street artist italiano, realizzava nel sottovia Quintino Sella un'opera ormai entrata nell'immaginario collettivo della città di Bari. I "Tre San Nicola" da dieci anni svettano sul muro in uscita dal sottovia verso via Capruzzi, vincolato dalla Sovrintendenza al punto che nacque all'epoca una querelle tra la stessa Sovrintendenza che ne chiedeva la rimozione e il Comune con il sindaco Decaro appena insediato a chiedere che l'opera rimanesse al suo posto.
Ad oggi l'opera è ancora lì, ma di quanto realizzato nel 2013 rimane solamente un'ombra sbiadita, scolorita dal tempo, dallo smog e dalle intemperie. Da tempo si parla di un restauro, ma nonostante lo scorso anno si era parlato della possibilità che la Sovrintendenza stanziasse fondi per tale operazione, ad oggi non se ne sa ancora nulla
«Quando l'opera è nata si parla di preistoria dell'arte pubblica - racconta Ozmo -. A quell'epoca nessuno si poneva problematiche relative alla conservazione di questo tipo di opere, in quanto avrebbero dovuto essere, per definizione, temporanee. Ovviamente, con il tempo la carriera di un artista si evolve, l'importanza dell'artista cambia e l'opera stessa, in questi anni, si è evoluta ed è diventata iconica per la città di Bari. Non solo, ha spiegato ai baresi che Babbo Natale è san Nicola. I baresi non avevano contezza di questa cosa e, per assurdo, non lo sapevo nemmeno io prima di fare quest'opera».
L'opera nel tempo, sottolinea Ozmo, ha acquisito anche importanza avendo «attuato una trasformazione culturale». «È stata copiata, ed è diventata punto di riferimento per altri artisti - aggiunge l'autore -. Quindici anni si facevano queste opere pubbliche in un certo modo ora, invece, sia a causa dell'importanza che ha acquisito la street art sia anche a causa dell'importanza che anche io credo di aver guadagnato sul campo, si ragiona in modo differente. Se un artista diventa più importante, diventa di conseguenza una responsabilità dell'amministrazione comunale riconoscere l'importanza di un bene che non è più trascurabile e andrebbe recuperato, non solo per il valore economico».
Ciò che conta è, principalmente il valore culturale che quell'opera rappresenta: «Il discorso che faccio riguarda l'importanza artistica, e ciò che quell'opera nello specifico ha rappresentato per i baresi, per l'arte pubblica, oltre al fatto di essere stata un'opera di riferimento per altri artisti, avendo di fatto sdoganato i riferimenti religiosi nella street art, non solo in Italia».
Sulla questione abbiamo interrogato un esperto che potesse spiegare come opere come i "Tre San Nicola" siano importanti, e se abbia senso o meno intervenire per restaurare questo tipo di opere d'arte murali. Luca Borriello, direttore INWARD Osservatorio Nazionale sulla Creatività Urbana, ha analizzato per noi il fenomeno e la situazione riguardo questa specifica opera di Ozmo.
Secondo la sua esperienza e la sua opinione, qual è l'importanza artistica dei "Tre San Nicola di Ozmo"?
«Riguardo l'importanza artistica dell'intervento murale, avendo ancora in giusto conto convenzioni, sistemi e mercati dell'arte, pur essendo quest'opera né circolabile né collezionabile, ma di proprietà materiale del proprietario stesso della struttura che la riceve e pur mantenendo l'artista il diritto d'autore sulla riproduzione e sulla modifica, occorre certamente considerare i criteri di elevazione e apprezzamento culturale del fenomeno di cui parliamo, in tale caso il nuovo muralismo all'interno della creatività urbana, e poi nello specifico della persona che l'ha ideata, progettata e materialmente realizzata, cioè Ozmo. Com'è noto, specificare questi tre livelli non è cosa ovvia nel mondo dell'arte contemporanea e non solo».
Valutando questi criteri cosa possiamo dire dell'opera e dell'autore della stessa?
«L'autore di quest'opera non è soltanto un creativo urbano, cioè chi fa interventi quali opere d'ingegno espressivo nello spazio pubblico di tipo urbano, ma è in primis un artista, perché lo dice la sua carriera, perché ha coscienza e volontà di esserlo e infine giacché è riconosciuto all'interno del citato sistema. Un'opera come questa, creata non pochi anni fa, per altro in un contesto non semplice, è chiaro che nel tempo evolva il proprio valore e, di contro, è del tipo di quei manufatti esposti al logorio del tempo e delle vicende. Di qui, come da decenni si discute su vari piani, la difficoltà a intendere la giusta strada, tra effimero, che in molti confermano per opere di tale natura, e all'inverso cura e possibilmente manutenzione, da parte del proprietario di fatto, d'intesa con l'artista in vita».
Nel tempo la street art ha fatto un lungo percorso, passando anche nell'immaginario collettivo da essere "vandalismo" a forma d'arte vera e propria, come sono cambiate le cose in questi anni?
«Di recente, si discute anzitutto di un possibile riconoscimento di interesse culturale per una selezione criteriata di opere di questo tipo, che avviene nelle prassi, per altri casi, da parte del Ministero della Cultura e dei suoi organi preposti. Occorre quindi prestare attenzione a quanto il Ministero della Cultura deciderà di esprimere e nel frattempo a quanto sta attuando più recentemente sul tema. Lo scorso 29 novembre ad esempio è stato promosso un incontro, proprio dal Ministero e presso lo stesso, intitolato "Pionieri della creatività urbana", a cura della DG Creatività Contemporanea e di INWARD, il nostro Osservatorio Nazionale sulla Creatività Urbana. Nel desiderio di avviare una riflessione matura e capace sul fenomeno, sono stati invitati i tre pionieri di graffiti writing, street art e nuovo muralismo, dai paesi esteri dove i tre filoni sono stati avviati, insieme a tre pionieri italiani degli stessi; per il nuovo muralismo, a esporre la propria esperienza di pioniere e la propria carriera è stato proprio Ozmo. Immagino che un simile accredito qualifichi la caratteristica e onori il contributo culturale dell'artista, che sostanzialmente si esprime anzitutto attraverso le proprie opere urbane. Queste, per loro natura, come inteso, sono esposte».
Le opere di street art nascevano per essere provvisorie, avevano natura effimera, oggi sempre di più si parla di conservazione e restauro, cosa bisognerebbe fare nel caso di cui stiamo parlando?
«Il dibattito su una possibile conservazione, un intervento di restauro, ripristino, rifacimento o altro, pur essendo pratiche differenti tra loro e con esiti e valori diversi, è tuttora in corso. Il senso della caducità, dell'effimero della creatività urbana, è da una parte essenziale alla natura del fenomeno e dall'altra esprime anche una dimensione romantica, che deve però dialogare con una serie di altri elementi. Da considerare la questione del proprietario del supporto materiale e di conseguenza dell'opera, se da esso sia indissolubile, oltre alla volontà dell'artista vivente, che va sicuramente interrogato. Se le parti accordano un'azione di ripresa del murale, entro un quadro normativo onorato, non può che essere un vantaggio culturale pubblico che i "Tre San Nicola", già tanto cari per altro alla comunità locale, riemergano fieri dall'attuale immeritato pallore che il tempo ha loro inflitto».
Ad oggi l'opera è ancora lì, ma di quanto realizzato nel 2013 rimane solamente un'ombra sbiadita, scolorita dal tempo, dallo smog e dalle intemperie. Da tempo si parla di un restauro, ma nonostante lo scorso anno si era parlato della possibilità che la Sovrintendenza stanziasse fondi per tale operazione, ad oggi non se ne sa ancora nulla
«Quando l'opera è nata si parla di preistoria dell'arte pubblica - racconta Ozmo -. A quell'epoca nessuno si poneva problematiche relative alla conservazione di questo tipo di opere, in quanto avrebbero dovuto essere, per definizione, temporanee. Ovviamente, con il tempo la carriera di un artista si evolve, l'importanza dell'artista cambia e l'opera stessa, in questi anni, si è evoluta ed è diventata iconica per la città di Bari. Non solo, ha spiegato ai baresi che Babbo Natale è san Nicola. I baresi non avevano contezza di questa cosa e, per assurdo, non lo sapevo nemmeno io prima di fare quest'opera».
L'opera nel tempo, sottolinea Ozmo, ha acquisito anche importanza avendo «attuato una trasformazione culturale». «È stata copiata, ed è diventata punto di riferimento per altri artisti - aggiunge l'autore -. Quindici anni si facevano queste opere pubbliche in un certo modo ora, invece, sia a causa dell'importanza che ha acquisito la street art sia anche a causa dell'importanza che anche io credo di aver guadagnato sul campo, si ragiona in modo differente. Se un artista diventa più importante, diventa di conseguenza una responsabilità dell'amministrazione comunale riconoscere l'importanza di un bene che non è più trascurabile e andrebbe recuperato, non solo per il valore economico».
Ciò che conta è, principalmente il valore culturale che quell'opera rappresenta: «Il discorso che faccio riguarda l'importanza artistica, e ciò che quell'opera nello specifico ha rappresentato per i baresi, per l'arte pubblica, oltre al fatto di essere stata un'opera di riferimento per altri artisti, avendo di fatto sdoganato i riferimenti religiosi nella street art, non solo in Italia».
L'OPINIONE DELL'ESPERTO - INTERVISTA A LUCA BORRIELLO DI INWARD
Sulla questione abbiamo interrogato un esperto che potesse spiegare come opere come i "Tre San Nicola" siano importanti, e se abbia senso o meno intervenire per restaurare questo tipo di opere d'arte murali. Luca Borriello, direttore INWARD Osservatorio Nazionale sulla Creatività Urbana, ha analizzato per noi il fenomeno e la situazione riguardo questa specifica opera di Ozmo.
Secondo la sua esperienza e la sua opinione, qual è l'importanza artistica dei "Tre San Nicola di Ozmo"?
«Riguardo l'importanza artistica dell'intervento murale, avendo ancora in giusto conto convenzioni, sistemi e mercati dell'arte, pur essendo quest'opera né circolabile né collezionabile, ma di proprietà materiale del proprietario stesso della struttura che la riceve e pur mantenendo l'artista il diritto d'autore sulla riproduzione e sulla modifica, occorre certamente considerare i criteri di elevazione e apprezzamento culturale del fenomeno di cui parliamo, in tale caso il nuovo muralismo all'interno della creatività urbana, e poi nello specifico della persona che l'ha ideata, progettata e materialmente realizzata, cioè Ozmo. Com'è noto, specificare questi tre livelli non è cosa ovvia nel mondo dell'arte contemporanea e non solo».
Valutando questi criteri cosa possiamo dire dell'opera e dell'autore della stessa?
«L'autore di quest'opera non è soltanto un creativo urbano, cioè chi fa interventi quali opere d'ingegno espressivo nello spazio pubblico di tipo urbano, ma è in primis un artista, perché lo dice la sua carriera, perché ha coscienza e volontà di esserlo e infine giacché è riconosciuto all'interno del citato sistema. Un'opera come questa, creata non pochi anni fa, per altro in un contesto non semplice, è chiaro che nel tempo evolva il proprio valore e, di contro, è del tipo di quei manufatti esposti al logorio del tempo e delle vicende. Di qui, come da decenni si discute su vari piani, la difficoltà a intendere la giusta strada, tra effimero, che in molti confermano per opere di tale natura, e all'inverso cura e possibilmente manutenzione, da parte del proprietario di fatto, d'intesa con l'artista in vita».
Nel tempo la street art ha fatto un lungo percorso, passando anche nell'immaginario collettivo da essere "vandalismo" a forma d'arte vera e propria, come sono cambiate le cose in questi anni?
«Di recente, si discute anzitutto di un possibile riconoscimento di interesse culturale per una selezione criteriata di opere di questo tipo, che avviene nelle prassi, per altri casi, da parte del Ministero della Cultura e dei suoi organi preposti. Occorre quindi prestare attenzione a quanto il Ministero della Cultura deciderà di esprimere e nel frattempo a quanto sta attuando più recentemente sul tema. Lo scorso 29 novembre ad esempio è stato promosso un incontro, proprio dal Ministero e presso lo stesso, intitolato "Pionieri della creatività urbana", a cura della DG Creatività Contemporanea e di INWARD, il nostro Osservatorio Nazionale sulla Creatività Urbana. Nel desiderio di avviare una riflessione matura e capace sul fenomeno, sono stati invitati i tre pionieri di graffiti writing, street art e nuovo muralismo, dai paesi esteri dove i tre filoni sono stati avviati, insieme a tre pionieri italiani degli stessi; per il nuovo muralismo, a esporre la propria esperienza di pioniere e la propria carriera è stato proprio Ozmo. Immagino che un simile accredito qualifichi la caratteristica e onori il contributo culturale dell'artista, che sostanzialmente si esprime anzitutto attraverso le proprie opere urbane. Queste, per loro natura, come inteso, sono esposte».
Le opere di street art nascevano per essere provvisorie, avevano natura effimera, oggi sempre di più si parla di conservazione e restauro, cosa bisognerebbe fare nel caso di cui stiamo parlando?
«Il dibattito su una possibile conservazione, un intervento di restauro, ripristino, rifacimento o altro, pur essendo pratiche differenti tra loro e con esiti e valori diversi, è tuttora in corso. Il senso della caducità, dell'effimero della creatività urbana, è da una parte essenziale alla natura del fenomeno e dall'altra esprime anche una dimensione romantica, che deve però dialogare con una serie di altri elementi. Da considerare la questione del proprietario del supporto materiale e di conseguenza dell'opera, se da esso sia indissolubile, oltre alla volontà dell'artista vivente, che va sicuramente interrogato. Se le parti accordano un'azione di ripresa del murale, entro un quadro normativo onorato, non può che essere un vantaggio culturale pubblico che i "Tre San Nicola", già tanto cari per altro alla comunità locale, riemergano fieri dall'attuale immeritato pallore che il tempo ha loro inflitto».