Vita di città
Il Bari pride ai tempi del Covid-19, la manifestazione "statica" in piazza Libertà
Tema di quest'anno è il ddl Zan contro l'omo-bi-transfobia. Il portavoce Nigri: «Chiediamo approvazione senza "mutilazioni"»
Bari - sabato 18 luglio 2020
20.42
Anche il Bari pride, la manifestazione annuale per i diritti della comunità Lgbtqi, si adegua ai tempi e si trasforma per osservare le regole di contenimento del Covid-19. Per cause di forza maggiore, l'edizione 2020 del Pride ha dovuto rinunciare al classico corteo ma non all'esplosione di colori e bandiere arcobaleno. L'evento, infatti, si è trasferito in piazza Libertà, nei pressi della Prefettura di Bari, per svolgersi in forma "statica". Circa 500 manifestanti distanziati e seduti sull'asfalto della piazza, mascherine su naso e bocca ma con bandiere al vento, un po' di musica e gli immancabili interventi degli attivisti della rete cittadina Lgbtqi. Termoscanner all'ingresso della piazza hanno rilevato la temperatura corporea dei partecipanti.
Claim di quest'anno il ddl "Zan" (dal nome di Alessandro Zan, deputato Pd che lo ha proposto come primo firmatario), che è stato di recente approvato dalla commissione parlamentare e che si appresta ad arrivare alle camere per essere discusso. Un provvedimento legislativo che, innanzitutto, andrebbe a integrare la già vigente legge Mancino, affiancando al reato penale di discriminazione etnica, religiosa e politica anche quella per orientamento sessuale e di genere. Inoltre, la legge Zan, qualora approvata dall'assise parlamentare, disciplinerebbe la realizzazione di case-rifugio per le vittime di violenza e/o discriminazione omo-bi-transfobica. Un atto normativo che, ancor prima di essere discusso nelle sedi parlamentari, già ha sollevato numerose polemiche e tentativi di "correzione", suscitando la reazione pugnace della destra (ma non solo) e di parte delle organizzazioni cattoliche attive sul territorio. Le associazioni e la comunità Lgbtqi chiedono che il ddl Zan venga convertito in legge quanto prima, senza "mutilazioni" da parte della politica: «Il 27 il ddl approda alla Camera, e noi chiediamo che resti così com'è, anche se abbiamo già riscontrato ostracismo da parte di molte forze politiche - sostiene Matteo Nigri, portavoce del Bari pride. Sono stati depositati circa mille emendamenti. L'intento è di screditare questa legge, che raccoglie cinque proposte di legge, tra cui quella Scalfarotto di qualche anno fa, che non ha raggiunto l'approvazione».
La comunità "rainbow", in sostanza, chiede che vengano estesi dei diritti e vengano riconosciute anche a essa delle tutele di legge. Secondo i manifestanti e la popolazione "arcobaleno", suonano speciose le accuse rivolte alla legge, definita "liberticida" da alcune parti politiche, vicine agli ambienti cattolici (scese di recente in piazza anche a Bari contro l'approvazione). «La scelta del Pride "statico" è stata obbligata dalle normative in vigore - prosegue Nigri. Abbiamo comunque deciso di organizzare la manifestazione 2020 per rivendicare i nostri diritti, che chiediamo ormai da tanto tempo: legge contro l'omo-bi-transfobia, matrimonio ugualitario. Portiamo avanti rivendicazioni territoriali, come il bisogno di avere nei nostri comuni, come già avviene altrove, la residenza virtuale per i senza fissa dimora, siano essi italiani o stranieri». Durante la manifestazione è stata ricordata la figura di Sarah Hijazi, attivista Lgbtqi egiziana arrestata e sottoposta a violenze in carcere nel suo Paese dopo aver sventolato una bandiera arcobaleno durante un concerto al Cairo. Dopo l'uscita dal carcere, Sarah Hijazi ha trovato rifugio in Canada, dove di recente si è tolta la vita a causa delle ferite, fisiche ma soprattutto psicologiche, subite durante la prigionia in Egitto.
Claim di quest'anno il ddl "Zan" (dal nome di Alessandro Zan, deputato Pd che lo ha proposto come primo firmatario), che è stato di recente approvato dalla commissione parlamentare e che si appresta ad arrivare alle camere per essere discusso. Un provvedimento legislativo che, innanzitutto, andrebbe a integrare la già vigente legge Mancino, affiancando al reato penale di discriminazione etnica, religiosa e politica anche quella per orientamento sessuale e di genere. Inoltre, la legge Zan, qualora approvata dall'assise parlamentare, disciplinerebbe la realizzazione di case-rifugio per le vittime di violenza e/o discriminazione omo-bi-transfobica. Un atto normativo che, ancor prima di essere discusso nelle sedi parlamentari, già ha sollevato numerose polemiche e tentativi di "correzione", suscitando la reazione pugnace della destra (ma non solo) e di parte delle organizzazioni cattoliche attive sul territorio. Le associazioni e la comunità Lgbtqi chiedono che il ddl Zan venga convertito in legge quanto prima, senza "mutilazioni" da parte della politica: «Il 27 il ddl approda alla Camera, e noi chiediamo che resti così com'è, anche se abbiamo già riscontrato ostracismo da parte di molte forze politiche - sostiene Matteo Nigri, portavoce del Bari pride. Sono stati depositati circa mille emendamenti. L'intento è di screditare questa legge, che raccoglie cinque proposte di legge, tra cui quella Scalfarotto di qualche anno fa, che non ha raggiunto l'approvazione».
La comunità "rainbow", in sostanza, chiede che vengano estesi dei diritti e vengano riconosciute anche a essa delle tutele di legge. Secondo i manifestanti e la popolazione "arcobaleno", suonano speciose le accuse rivolte alla legge, definita "liberticida" da alcune parti politiche, vicine agli ambienti cattolici (scese di recente in piazza anche a Bari contro l'approvazione). «La scelta del Pride "statico" è stata obbligata dalle normative in vigore - prosegue Nigri. Abbiamo comunque deciso di organizzare la manifestazione 2020 per rivendicare i nostri diritti, che chiediamo ormai da tanto tempo: legge contro l'omo-bi-transfobia, matrimonio ugualitario. Portiamo avanti rivendicazioni territoriali, come il bisogno di avere nei nostri comuni, come già avviene altrove, la residenza virtuale per i senza fissa dimora, siano essi italiani o stranieri». Durante la manifestazione è stata ricordata la figura di Sarah Hijazi, attivista Lgbtqi egiziana arrestata e sottoposta a violenze in carcere nel suo Paese dopo aver sventolato una bandiera arcobaleno durante un concerto al Cairo. Dopo l'uscita dal carcere, Sarah Hijazi ha trovato rifugio in Canada, dove di recente si è tolta la vita a causa delle ferite, fisiche ma soprattutto psicologiche, subite durante la prigionia in Egitto.