Attualità
Il Cipess definanzia progetti in ritardo, c'è anche il Nodo Bari Nord
La decisione presa durante la seduta dello scorso 29 novembre, i sindacati: «Si manda in fumo un progetto che si attende da oltre 20 anni»
Bari - martedì 10 dicembre 2024
19.13
C'è il progetto del Nodo Bari Nord tra quelli definanziati dal Cipess durante la seduta dello scorso 29 novembre. Il motivo, stando a quanto si legge, è legato al «mancato conseguimento delle obbligazioni giuridicamente vincolanti, di alcuni interventi previsti nei Piani sviluppo e coesione (PSC)».
Nonostante la seduta risalga a quasi due settimane fa, solo oggi è emerso quali siano i progetti colpiti da questa decisione. In totale si parla di 7 miliardi di euro di risorse "cancellate" che vanno a interessare oltre al nodo ferroviario Bari-Bari Nord che vale 608 milioni di euro, anche la "seconda macrofase della ferrovia Catania-Palermo" (408 milioni), il collegamento tra la stazione di Afragola e la metropolitana di Napoli, la connessione tra l'autostrada A2 e la Statale 18 ad Agropoli, in provincia di Salerno (circa 350 milioni ciascuno). A questi si aggiungono altri 380 interventi per un valore complessivo di 2,95 miliardi relativi al Fsc 14-20 e altri 54 milioni di euro destinati ad una novantina di progetti di riqualificazione urbana e impianti sportivi il cui importo massimo non supera i 700mila euro.
«Si manda in fumo un progetto che si attende da oltre 20 anni e che incide sulla qualità, la sostenibilità e la sicurezza del trasporto su ferro dell'area metropolitana di Bari e che andrebbe a migliorare i collegamenti lungo tutta la dorsale regionale», sottolineano la segretaria generale della Cgil Puglia, Gigia Bucci, del segretario generale della Filt Cgil regionale, Gianni De Lello, e del segretario generale della Camera del Lavoro Metropolitana di Bari, Domenico Ficco.
«Chiediamo alla Regione di attivare quanto prima la cabina di regia per capire le cause che hanno portato a questa decisione e se vi sono strade alternative per un finanziamento che vale circa 700 milioni di euro - chiedono Bucci, De Lello e Ficco -. Assurdo che si prosegua con tagliare finanziamenti al Mezzogiorno, fondamentali da punto di vista infrastrutturale per favorire quei processi di coesione territoriale che sono l'obiettivo principale del Pnrr e degli altri fondi comunitari».
«Vogliamo che qualcuno si assuma le responsabilità per questo definanziamento gravissimo anche in termini di mancata ricaduta occupazionale che avrebbe avuto, oltre che per il miglioramento infrastrutturale che si rischia ora definitivamente di vanificare. E quali strade alternative vi sono per non disperdere un lavoro ventennale. Il Governo, Rfi e la Regione ci diano spiegazione e avviino al più presto un confronto allargato alle parti sociali. Auspicando infine che queste risorse restino comunque nelle disponibilità della Puglia e non vengano dirottate per interventi di altro tipo e per altri territori», concludono i sindacati.
Il progetto, lo ricordiamo, non è solo atteso da anni dalla cittadinanza ma è fondamentale per un territorio sa sempre compromesso e tagliato in due dalla ferrovia, che sperava che ora si fosse arrivati finalmente alla realizzazione dell'opera, anche se il progetto così come approvato non aveva raccolto la soddisfazione di tutti. Si trattava comunque di un grosso passo avanti. Ora invece sembra che tutto sia tornato al punto di partenza.
Nonostante la seduta risalga a quasi due settimane fa, solo oggi è emerso quali siano i progetti colpiti da questa decisione. In totale si parla di 7 miliardi di euro di risorse "cancellate" che vanno a interessare oltre al nodo ferroviario Bari-Bari Nord che vale 608 milioni di euro, anche la "seconda macrofase della ferrovia Catania-Palermo" (408 milioni), il collegamento tra la stazione di Afragola e la metropolitana di Napoli, la connessione tra l'autostrada A2 e la Statale 18 ad Agropoli, in provincia di Salerno (circa 350 milioni ciascuno). A questi si aggiungono altri 380 interventi per un valore complessivo di 2,95 miliardi relativi al Fsc 14-20 e altri 54 milioni di euro destinati ad una novantina di progetti di riqualificazione urbana e impianti sportivi il cui importo massimo non supera i 700mila euro.
«Si manda in fumo un progetto che si attende da oltre 20 anni e che incide sulla qualità, la sostenibilità e la sicurezza del trasporto su ferro dell'area metropolitana di Bari e che andrebbe a migliorare i collegamenti lungo tutta la dorsale regionale», sottolineano la segretaria generale della Cgil Puglia, Gigia Bucci, del segretario generale della Filt Cgil regionale, Gianni De Lello, e del segretario generale della Camera del Lavoro Metropolitana di Bari, Domenico Ficco.
«Chiediamo alla Regione di attivare quanto prima la cabina di regia per capire le cause che hanno portato a questa decisione e se vi sono strade alternative per un finanziamento che vale circa 700 milioni di euro - chiedono Bucci, De Lello e Ficco -. Assurdo che si prosegua con tagliare finanziamenti al Mezzogiorno, fondamentali da punto di vista infrastrutturale per favorire quei processi di coesione territoriale che sono l'obiettivo principale del Pnrr e degli altri fondi comunitari».
«Vogliamo che qualcuno si assuma le responsabilità per questo definanziamento gravissimo anche in termini di mancata ricaduta occupazionale che avrebbe avuto, oltre che per il miglioramento infrastrutturale che si rischia ora definitivamente di vanificare. E quali strade alternative vi sono per non disperdere un lavoro ventennale. Il Governo, Rfi e la Regione ci diano spiegazione e avviino al più presto un confronto allargato alle parti sociali. Auspicando infine che queste risorse restino comunque nelle disponibilità della Puglia e non vengano dirottate per interventi di altro tipo e per altri territori», concludono i sindacati.
Il progetto, lo ricordiamo, non è solo atteso da anni dalla cittadinanza ma è fondamentale per un territorio sa sempre compromesso e tagliato in due dalla ferrovia, che sperava che ora si fosse arrivati finalmente alla realizzazione dell'opera, anche se il progetto così come approvato non aveva raccolto la soddisfazione di tutti. Si trattava comunque di un grosso passo avanti. Ora invece sembra che tutto sia tornato al punto di partenza.