Politica
Il Csm "ammonisce" Emiliano per le cariche Pd. La replica: «Mi sento una cavia da laboratorio»
Il governatore: «Accetto la sanzione disciplinare con serenità e per il bene della Regione Puglia»
Bari - giovedì 14 febbraio 2019
18.17
Cartellino giallo per il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano: la sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura ha condannato il governatore pugliese alla sanzione dell'ammonimento per aver violato la norma che vieta ai magistrati di essere iscritti e far politica attiva all'interno dei partiti. Si tratta della sanzione più lieve fra quelle previste: in passato Emiliano ha ricoperto ruoli dirigenziali nel Pd pugliese e si era anche candidato alla segreteria nazionale del partito in alternativa a Matteo Renzi.
Il governatore Emiliano ha replicato con una nota: «Accetto la meno grave delle sanzioni disciplinari previste per i magistrati con serenità e con rinnovata determinazione nello svolgimento del mio incarico di Presidente della Regione Puglia. La sanzione è la più tenue e non ha alcun effetto pratico sull'esercizio delle mie funzioni, ma ciononostante ritengo di non averla meritata. Essere il primo ed unico magistrato italiano al quale si è contestata nel pieno dello svolgimento di un mandato politico ad elezione diretta l'appartenenza ad un partito politico, mi fa sentire un caso da laboratorio ancora da approfondire».
«La complessità teorica della vicenda - continua Emiliano - ha costretto il CSM a rimettere la questione alla Corte Costituzionale dopo undici anni dalla mia iscrizione al partito. Sono sempre stato convinto, come tutti gli altri numerosi magistrati eletti, come me iscritti a un partito, che l'aspettativa - che mi è sempre stata regolarmente concessa per l'espletamento del mio mandato di sindaco e di presidente della Regione - mi rendesse a questi fini un cittadino eletto come tutti gli altri, abilitato a partecipare alla formazione dell'indirizzo politico degli enti da me governati all'interno dei partiti. Scopro oggi che ciò che vale per altri sindaci e Presidenti, secondo il CSM, non vale per me e, quindi, per tutti i Magistrati eletti in incarichi politici. Questi dovranno costruire l'indirizzo politico con metodo innovativo rispetto alle previsioni della Costituzione, seguendo l'indirizzo della Corte Costituzionale che ha rimesso al CSM il compito di precisare fino a che punto si possa avere a che fare con i partiti da parte di un eletto magistrato. In modo dichiarato, la Procura Generale ha promosso l'azione disciplinare per conoscere l'indirizzo del CSM in materia che mai era stato chiarito in precedenza. Valuteró la motivazione della sentenza ai fini della impugnazione nei successivi gradi, nella speranza che questa vicenda sia occasione per il legislatore di intervenire per evitare gli equivoci sin qui verificatisi».
Il governatore Emiliano ha replicato con una nota: «Accetto la meno grave delle sanzioni disciplinari previste per i magistrati con serenità e con rinnovata determinazione nello svolgimento del mio incarico di Presidente della Regione Puglia. La sanzione è la più tenue e non ha alcun effetto pratico sull'esercizio delle mie funzioni, ma ciononostante ritengo di non averla meritata. Essere il primo ed unico magistrato italiano al quale si è contestata nel pieno dello svolgimento di un mandato politico ad elezione diretta l'appartenenza ad un partito politico, mi fa sentire un caso da laboratorio ancora da approfondire».
«La complessità teorica della vicenda - continua Emiliano - ha costretto il CSM a rimettere la questione alla Corte Costituzionale dopo undici anni dalla mia iscrizione al partito. Sono sempre stato convinto, come tutti gli altri numerosi magistrati eletti, come me iscritti a un partito, che l'aspettativa - che mi è sempre stata regolarmente concessa per l'espletamento del mio mandato di sindaco e di presidente della Regione - mi rendesse a questi fini un cittadino eletto come tutti gli altri, abilitato a partecipare alla formazione dell'indirizzo politico degli enti da me governati all'interno dei partiti. Scopro oggi che ciò che vale per altri sindaci e Presidenti, secondo il CSM, non vale per me e, quindi, per tutti i Magistrati eletti in incarichi politici. Questi dovranno costruire l'indirizzo politico con metodo innovativo rispetto alle previsioni della Costituzione, seguendo l'indirizzo della Corte Costituzionale che ha rimesso al CSM il compito di precisare fino a che punto si possa avere a che fare con i partiti da parte di un eletto magistrato. In modo dichiarato, la Procura Generale ha promosso l'azione disciplinare per conoscere l'indirizzo del CSM in materia che mai era stato chiarito in precedenza. Valuteró la motivazione della sentenza ai fini della impugnazione nei successivi gradi, nella speranza che questa vicenda sia occasione per il legislatore di intervenire per evitare gli equivoci sin qui verificatisi».