Il microcellulare sequestrato dalla Polizia Penitenziaria
Il microcellulare sequestrato dalla Polizia Penitenziaria
Cronaca

In carcere con un cellulare: il figlio del boss sorpreso mentre lo stava usando

Sabino Capriati era nella nella sua cella ma gli agenti lo hanno visto mentre stava utilizzando il cellulare. La segnalazione del Cosp

Il caso del figlio del boss Capriati in carcere, rinchiuso al Fornelli con un microcellulare, scoperchiato dalla Polizia Penitenziaria, non è isolato nelle carceri. Negli ultimi 5 anni, da quando cioè introdurre e detenere telefonini dietro le sbarre è diventato reato, ne sono stati scoperti centinaia, celati nei luoghi più impensabili.

L'ultimo episodio, secondo la Confederazione Autonoma Italiana Polizia Penitenziaria, riferendo quanto avvenuto ieri, è di Sabino Capriati, 24enne, sorpreso dagli agenti mentre all'interno della sua cella stava telefonando con un microcellulare: l'apparecchio è stato sequestrato. Secondo il sindacato, il 24enne era «nel vano bagno mentre cercava di parlare all'esterno con un cellulare funzionante», ha detto Domenico Mastrulli, il presidente del Cosp che fa parte della confederazione.

Nell'appostamento, gli agenti hanno da più lati della stanza di detenzione seguito ogni minimo spostamento del detenuto. «Il giovane è in carcere per diversi reati contro la persona e il patrimonio, e quando la certezza era a portata di mano - ha aggiunto Mastrulli - è scattata l'operazione di ingresso in cella del reparto di polizia, la perquisizione sul detenuto ed il ritrovamento del cellulare completo di scheda che sono stati scoperti grazie alla destrezza professionale degli agenti».

L'attività «ha dato i suoi frutti positivi dando un colpo magistrale alle attività illecite che avvengono nei penitenziari italiani». Il sindacato invoca una «maggiore attenzione» per l'istituto di pena minorile di Bari dove «continuano a registrarsi proteste anche se in forma minore rispetto ai giorni scorsi», ha concluso Mastrulli.
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