Scuola e Lavoro
In sciopero i lavoratori di Mediaworld, presidio a Santa Caterina
I dipendenti della catena protestano contro le chiusure e i licenziamenti che stanno interessando l'azienda in tutta Italia
Bari - sabato 3 marzo 2018
15.50
Sciopero e presidio questa mattina e oggi pomeriggio per i dipendenti della catena Mediaworld. In Puglia hanno aderito i centri presenti a Santa Caterina, a Casamassima e a Molfetta. Una protesta che nasce da lontano e che ha visto scioperi nei negozi della catena a partire da ieri e che interessa tutta Italia.
«Tre anni fa, in seguito alla comunicazione di dei circa 1000 dipendenti in esubero, insieme si trovò la strada del contrato di solidarietà e degli incentivi al licenziamento – fanno sapere dalla CGIL i un comunicato che spiega le ragioni della mobilitazione – Le lavoratrici e i lavoratori hanno fatto i loro sacrifici, l'azienda ha sprecato tempo. La riduzione degli organici nei punti vendita ha fatto perdere i clienti che ancora utilizzano i negozi fisici per fare acquisti, e le politiche sui prezzi dell'online non sono state abbastanza competitive. Quello che Mediamarket sta perdendo nei negozi non lo recupera nell'online e il bilancio del 2017, fortemente negativo, ne è la prova».
«Le organizzazioni sindacali hanno posto alcune domande – proseguono – se l'azienda perde 17 milioni di euro, ci dite come si determina questa perdita e qual è il preventivo di bilancio del 2018 per capire quanto si vuole recuperare quest'anno? Ci dite quali e quanti sono i negozi non sostenibili? Le lavoratrici e i lavoratori hanno il diritto di avere informazioni preventive sul loro destino occupazionale. È inaccettabile ritrovarsi, come sta avvenendo, senza lavoro nell'arco di 40 giorni».
Una situazione molto difficile da entrambi le parti, che porta tensioni e problematiche sia per i lavoratori che per l'azienda. Lo scorso 16 febbraio a Roma si è tenuto un incontro tra i vertici aziendali e le rappresentanze sindacali, senza essere riusciti a giungere ad un accordo soddisfacente per i lavoratori e che ha portato i sindacati ad abbandonare l'incontro prima del termine. L'azienda ha sottolineato le difficoltà che sta riscontrando in un mercato sempre più difficile e variegato e ha proposto un cambiamento dei contratti che preveda non più una maggiorazione dello stipendio per il lavoro domenicale, ma un piano di incentivazione basato su parametri misurabili. Inoltre, si parla di una riorganizzazione del lavoro pensata ritendo i punti vendita comunque fondamentali.
«I lavoratori e le lavoratrici hanno il diritto di avere la giusta retribuzione per il lavoro che svolgono la domenica – ribadiscono dai sindacati – hanno diritto di avere degli orari di lavoro sostenibili per avere una vita privata dignitosa».
«Tre anni fa, in seguito alla comunicazione di dei circa 1000 dipendenti in esubero, insieme si trovò la strada del contrato di solidarietà e degli incentivi al licenziamento – fanno sapere dalla CGIL i un comunicato che spiega le ragioni della mobilitazione – Le lavoratrici e i lavoratori hanno fatto i loro sacrifici, l'azienda ha sprecato tempo. La riduzione degli organici nei punti vendita ha fatto perdere i clienti che ancora utilizzano i negozi fisici per fare acquisti, e le politiche sui prezzi dell'online non sono state abbastanza competitive. Quello che Mediamarket sta perdendo nei negozi non lo recupera nell'online e il bilancio del 2017, fortemente negativo, ne è la prova».
«Le organizzazioni sindacali hanno posto alcune domande – proseguono – se l'azienda perde 17 milioni di euro, ci dite come si determina questa perdita e qual è il preventivo di bilancio del 2018 per capire quanto si vuole recuperare quest'anno? Ci dite quali e quanti sono i negozi non sostenibili? Le lavoratrici e i lavoratori hanno il diritto di avere informazioni preventive sul loro destino occupazionale. È inaccettabile ritrovarsi, come sta avvenendo, senza lavoro nell'arco di 40 giorni».
Una situazione molto difficile da entrambi le parti, che porta tensioni e problematiche sia per i lavoratori che per l'azienda. Lo scorso 16 febbraio a Roma si è tenuto un incontro tra i vertici aziendali e le rappresentanze sindacali, senza essere riusciti a giungere ad un accordo soddisfacente per i lavoratori e che ha portato i sindacati ad abbandonare l'incontro prima del termine. L'azienda ha sottolineato le difficoltà che sta riscontrando in un mercato sempre più difficile e variegato e ha proposto un cambiamento dei contratti che preveda non più una maggiorazione dello stipendio per il lavoro domenicale, ma un piano di incentivazione basato su parametri misurabili. Inoltre, si parla di una riorganizzazione del lavoro pensata ritendo i punti vendita comunque fondamentali.
«I lavoratori e le lavoratrici hanno il diritto di avere la giusta retribuzione per il lavoro che svolgono la domenica – ribadiscono dai sindacati – hanno diritto di avere degli orari di lavoro sostenibili per avere una vita privata dignitosa».