Cronaca
Individuati 20 barche sconosciute al fisco: redditi non dichiarati per 3 milioni
I finanzieri della Stazione Navale hanno accertato la mancata compilazione del quadro RW della dichiarazione dei redditi
Bari - lunedì 27 maggio 2024
13.05 Comunicato Stampa
I proprietari delle imbarcazioni sono tutti italiani. Ma sconosciuti al fisco nazionale. Si chiama flagging out ed è un fenomeno molto noto in economia marittima. Proprietari e armatori di yacht, per contenere i costi complessivi di gestione, ricercano registri navali esteri per conseguire una riduzione di alcune voci di spesa.
Per esempio, quelle delle dotazioni di sicurezza, degli equipaggiamenti, delle assicurazioni oppure delle imposte. Tutto, pur di risparmiare. A Bari, i finanzieri della Stazione Navale, durante una serie di controlli svolti fermando le barche negli approdi, hanno identificato alcune imbarcazioni da diporto battenti bandiera estera, ma appartenenti ai cittadini italiani. E la circostanza ha fatto scattare la verifica degli obblighi fiscali che disciplinano la proprietà delle imbarcazioni all'estero.
La successiva verifica, infatti, nell'ambito del monitoraggio fiscale, ha consentito alle Fiamme Gialle di riscontrare la mancata compilazione del quadro RW della dichiarazione dei redditi. In particolar modo i militari hanno accertato che 20 unità da diporto sottoposte a verifica sono risultate completamente sconosciute al fisco. L'omessa dichiarazione di tali imbarcazioni comporterà l'irrogazione delle sanzioni amministrative sul valore delle imbarcazioni di circa 3 milioni di euro.
Il considerevole numero di bandiere estere issate sulle varie imbarcazioni da diporto di proprietà di cittadini italiani è riconducibile al flagging out. E il fenomeno, secondo quanto riscontrano i finanzieri baresi, negli ultimi periodi sembra essere in considerevole aumento. Si tratta di uno stratagemma attraverso il quale molti proprietari di natanti, in alcuni casi yacht di lusso, preferiscono "emigrare", solo sulla carta, verso registri navali esteri, dismettendo così la bandiera nazionale.
Il tentativo di realizzare una notevole riduzione dei costi di gestione riferiti alle dotazioni di sicurezza e alle periodiche revisioni, nonché di acquisire la possibilità di navigare senza limitazioni. Atteggiamento che, inutile persino sottolinearlo, rischia di riflettersi anche sulla sicurezza in mare. Tutto, pure di risparmiare. In altri casi, invece, l'obiettivo è quello di nascondere il possesso delle imbarcazioni da diporto (spesso di lusso). Aggirando, è il caso di dire, la boa del fisco italiano.
«Il costante presidio del litorale costiero e delle acque di competenza svolto dalle Fiamme Gialle - è scritto in una nota -, oltre ad assicurare una decisa azione di prevenzione e contrasto degli illeciti perpetrati, rende possibile la salvaguardia degli interessi economici dello Stato, in stretto coordinamento con i vari reparti».
Per esempio, quelle delle dotazioni di sicurezza, degli equipaggiamenti, delle assicurazioni oppure delle imposte. Tutto, pur di risparmiare. A Bari, i finanzieri della Stazione Navale, durante una serie di controlli svolti fermando le barche negli approdi, hanno identificato alcune imbarcazioni da diporto battenti bandiera estera, ma appartenenti ai cittadini italiani. E la circostanza ha fatto scattare la verifica degli obblighi fiscali che disciplinano la proprietà delle imbarcazioni all'estero.
La successiva verifica, infatti, nell'ambito del monitoraggio fiscale, ha consentito alle Fiamme Gialle di riscontrare la mancata compilazione del quadro RW della dichiarazione dei redditi. In particolar modo i militari hanno accertato che 20 unità da diporto sottoposte a verifica sono risultate completamente sconosciute al fisco. L'omessa dichiarazione di tali imbarcazioni comporterà l'irrogazione delle sanzioni amministrative sul valore delle imbarcazioni di circa 3 milioni di euro.
Il considerevole numero di bandiere estere issate sulle varie imbarcazioni da diporto di proprietà di cittadini italiani è riconducibile al flagging out. E il fenomeno, secondo quanto riscontrano i finanzieri baresi, negli ultimi periodi sembra essere in considerevole aumento. Si tratta di uno stratagemma attraverso il quale molti proprietari di natanti, in alcuni casi yacht di lusso, preferiscono "emigrare", solo sulla carta, verso registri navali esteri, dismettendo così la bandiera nazionale.
Il tentativo di realizzare una notevole riduzione dei costi di gestione riferiti alle dotazioni di sicurezza e alle periodiche revisioni, nonché di acquisire la possibilità di navigare senza limitazioni. Atteggiamento che, inutile persino sottolinearlo, rischia di riflettersi anche sulla sicurezza in mare. Tutto, pure di risparmiare. In altri casi, invece, l'obiettivo è quello di nascondere il possesso delle imbarcazioni da diporto (spesso di lusso). Aggirando, è il caso di dire, la boa del fisco italiano.
«Il costante presidio del litorale costiero e delle acque di competenza svolto dalle Fiamme Gialle - è scritto in una nota -, oltre ad assicurare una decisa azione di prevenzione e contrasto degli illeciti perpetrati, rende possibile la salvaguardia degli interessi economici dello Stato, in stretto coordinamento con i vari reparti».