Cronaca
L'agguato a Madonnella «per farsi riconsegnare un telefono rubato»
All'interno c'erano tutti i contatti degli acquirenti di droga: l'obiettivo degli Strisciuglio era quello di conquistare il rione
Bari - mercoledì 19 giugno 2024
14.02
È stato quello del collaboratore di giustizia Michele Citarelli il «contributo dichiarativo decisivo» sul ferimento avvenuto in via Cattaro, a Madonnella. «Pace pace», in passato affiliato al clan Strisciuglio prima d'intraprendere la via del pentitismo, ha raccontato la genesi dell'agguato contro Andrea Fachechi e Bruno Di Lauro.
«Dopo le morti di Giuseppe Gelao, Francesco Barbieri e Nicola De Santis - ha ricordato Citarelli - Alessandro Rafaschieri e Giovanni Di Cosimo era stati "cacciati" dal quartiere Madonnella». Non solo: Rafaschieri, sempre secondo Citarelli, «fu privato del telefono, nella disponibilità di Giacomo De Gennaro, con cui gestiva lo spaccio di droga all'ingrosso del gruppo Palermiti», mentre Di Cosimo e Rafaschieri «volevano riappropriarsi del traffico di stupefacenti nel rione Madonnella».
Per farlo, però, il più grande dei figli del defunto Vincenzo doveva «riappropriarsi del telefono cellulare con cui esercitava l'attività di spaccio di stupefacenti» e per questo si avvicinò al clan Strisciuglio. L'agguato contro Di Lauro e Fachechi fu preparato «in una riunione avvenuta nel primo pomeriggio, circa tre giorni prima, in un recinto di via Candura, al San Paolo - ha riferito Citarelli -, alla quale parteciparono», tra gli altri, Luca Lanave, Saverio De Santis e Francesco Mastrogiacomo.
Nella riunione i presenti decisero di impadronirsi del telefono sottratto alla scopo di conquistare la piazza di spaccio di Madonnella, appartenuta a Palermiti. Per recuperare quel cellulare, e la lunga lista degli acquirenti, i presenti proposero «di colpire con armi da fuoco De Gennaro, il quale era in possesso del telefono», ma non sapendo dove trovarlo - si spostava di continuo -, decisero di «sequestrare Di Lauro, in modo tale da dimostrare la presenza sul territorio degli Strisciuglio».
L'azione criminosa, infatti, «era stata ideata anche per indurre il clan Palermiti a restituire il telefono cellulare e lasciare il territorio del quartiere Madonnella nelle mani degli Strisciuglio, ottenendo in cambio la liberazione di Di Lauro». E anche la scelta della potenziale vittima non fu affatto casuale: «Il gruppo - ha spiegato sempre Citarelli - sapeva, infatti, che Di Lauro era direttamente affiliato a Palermiti e che questi, per il rilascio di un suo "soldato", avrebbe ceduto alle richieste».
Un'azione, quella del sequestro di Di Lauro, «che avrebbe consentito al clan Strisciuglio di acquisire il controllo di Madonnella». Il gruppo di fuoco, però, non riuscì a sequestrare Di Lauro, ma ferì il suo amico, Fachechi. La risposta, il 24 settembre, fu l'agguato ai fratelli Rafaschieri: dovevano morire perché si erano «girati».
«Dopo le morti di Giuseppe Gelao, Francesco Barbieri e Nicola De Santis - ha ricordato Citarelli - Alessandro Rafaschieri e Giovanni Di Cosimo era stati "cacciati" dal quartiere Madonnella». Non solo: Rafaschieri, sempre secondo Citarelli, «fu privato del telefono, nella disponibilità di Giacomo De Gennaro, con cui gestiva lo spaccio di droga all'ingrosso del gruppo Palermiti», mentre Di Cosimo e Rafaschieri «volevano riappropriarsi del traffico di stupefacenti nel rione Madonnella».
Per farlo, però, il più grande dei figli del defunto Vincenzo doveva «riappropriarsi del telefono cellulare con cui esercitava l'attività di spaccio di stupefacenti» e per questo si avvicinò al clan Strisciuglio. L'agguato contro Di Lauro e Fachechi fu preparato «in una riunione avvenuta nel primo pomeriggio, circa tre giorni prima, in un recinto di via Candura, al San Paolo - ha riferito Citarelli -, alla quale parteciparono», tra gli altri, Luca Lanave, Saverio De Santis e Francesco Mastrogiacomo.
Nella riunione i presenti decisero di impadronirsi del telefono sottratto alla scopo di conquistare la piazza di spaccio di Madonnella, appartenuta a Palermiti. Per recuperare quel cellulare, e la lunga lista degli acquirenti, i presenti proposero «di colpire con armi da fuoco De Gennaro, il quale era in possesso del telefono», ma non sapendo dove trovarlo - si spostava di continuo -, decisero di «sequestrare Di Lauro, in modo tale da dimostrare la presenza sul territorio degli Strisciuglio».
L'azione criminosa, infatti, «era stata ideata anche per indurre il clan Palermiti a restituire il telefono cellulare e lasciare il territorio del quartiere Madonnella nelle mani degli Strisciuglio, ottenendo in cambio la liberazione di Di Lauro». E anche la scelta della potenziale vittima non fu affatto casuale: «Il gruppo - ha spiegato sempre Citarelli - sapeva, infatti, che Di Lauro era direttamente affiliato a Palermiti e che questi, per il rilascio di un suo "soldato", avrebbe ceduto alle richieste».
Un'azione, quella del sequestro di Di Lauro, «che avrebbe consentito al clan Strisciuglio di acquisire il controllo di Madonnella». Il gruppo di fuoco, però, non riuscì a sequestrare Di Lauro, ma ferì il suo amico, Fachechi. La risposta, il 24 settembre, fu l'agguato ai fratelli Rafaschieri: dovevano morire perché si erano «girati».