Interviste su autonomia differenziata
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Politica

L'Autonomia differenziata è legge. Focus sul Barese per fare il punto su pro e contro

Il parere dell’assessora al Welfare della città di Bari, Francesca Bottalico e di Sandro Pellegrino, Lega Salvini premier

L'autonomia differenziata è legge. Dopo l'approvazione da parte del Parlamento avvenuta lo scorso 19 giugno, ieri 26 giugno, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha promulgato la legge sull'Autonomia differenziata. Il testo normativo racchiude: "Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione".

In sintesi significa che con la legge proposta da Roberto Calderoli, ex ministro per gli affari regionali e le autonomie, si ottiene il riconoscimento, da parte dello Stato, dell'attribuzione a una regione a statuto ordinario di un'autonomia legislativa su materie di competenza concorrente e in tre casi anche di materie di competenza esclusiva dello Stato.

Ma la domanda che i cittadini si pongono è: Ma la legge sull'autonomia differenziata è una risorsa o un'arma a doppio taglio? Per fare chiarezza abbiamo chiesto un commento sia all'assessora al Welfare del comune di Bari, Francesca Bottalico, sia alla sua controparte caratterizzata da Sandro Pellegrino, referente del coordinamento di Bitonto Palombaio e Mariotto e promotore dell'Autonomia differenziata.

I motivi del "No all'Autonomia differenziata"

Per la consigliera comunale, Francesca Bottalico: "L'approvazione della Legge sull'autonomia differenziata divide il Paese, allargando e incidendo maggiormente sulle disuguaglianze sociali, le differenze tra Nord e Sud del Paese, tra ricchi e poveri, tra aree urbane e aree interne, creando cittadini e cittadine, famiglie, bambini e bambine di serie A e di serie B. Una scelta che determinerà rotture e contrapposizioni tra Regioni a danno non solo del Mezzogiorno ma anche delle realtà territoriali più deboli".

Nello specifico, sottolinea l'assessora, "L'autonomia metterà in discussione l'universalità dei diritti, sanciti dalla Costituzione come quelli dell'istruzione, salute e sicurezza, lavoro, benessere e welfare. Questi ultimi non sono privilegi ma diritti universali che non possono e non devono essere messi in discussione".

Tra le criticità dell'applicazione della legge molto discussi sono i punti legati ai Livelli essenziali di prestazione (Lep), ovvero i requisiti minimi di servizio che dovrebbero essere garantiti in modo equo e uniforme in tutto il territorio nazionale e finalizzati all'assicurare i diritti sociali e civili sanciti dalla Costituzione. Su questo tema l'assessora afferma: "Con l'Autonomia differenziata, i Lep devono essere determinati in base alla spesa storica di ciascuna regione, un approccio che potrebbe favorire le regioni più ricche del Nord, con una maggiore spesa storica, a discapito di quelle meridionali, alimentando il dibattito sulla cosiddetta secessione dei ricchi".

Rimanendo sul tema di economia e bilanci "Sull'autonomia differenziata, continua, manca un'analisi puntuale sull'impatto che essa produce. È una riforma a costo zero, nonostante si parta da una cristallizzazione della spesa storica, che aumenterà il rischio di penalizzare chi parte già svantaggiato. Con la legge è stato previsto un riequilibrio e una copertura dei livelli essenziali di assistenza e nello specifico mi riferisco alla scuola che rischierà una regionalizzazione dei programmi, ma non solo, i docenti saranno assunti a livello regionale, istituendo così di fatto le gabbie salariali".

Per concludere la Bottalico ribadisce la sua lontananza dalla riforma: "Sicuramente qualsiasi azione verrà in messa in campo contro l'autonomia differenziata troverà il mio appoggio sia in strada, nelle piazze sia a livello istituzionale".

Le ragioni del sì alla Legge Calderoli

La pensa diversamente il referente del coordinamento di Bitonto Palombaio e Mariotto e promotore della legge Calderoli che ribadisce: "L'autonomia differenziata è una risorsa perché permette alle regioni di gestire direttamente alcune materie, migliorando l'efficienza e l'adattabilità delle politiche locali. Questo processo consente di rispondere meglio alle esigenze specifiche delle singole regioni, promuovendo uno sviluppo più equilibrato e sostenibile. Inoltre, stabilendo i livelli essenziali delle prestazioni si garantisce che tutti i cittadini italiani abbiano accesso a servizi di qualità, indipendentemente dalla regione in cui vivono".

E sul futuro di Bari e, in generale della Puglia, sottolinea come la legge "Sia un'opportunità di crescita e sviluppo". Nello specifico, Pellegrino afferma che: "Con una gestione più diretta delle risorse locali, la regione potrà implementare politiche mirate per migliorare settori chiave come sanità, istruzione e trasporti. Questo può portare a una maggiore efficienza e a servizi pubblici migliori, contribuendo a colmare il divario economico e sociale con altre regioni più sviluppate".

Il referente si è espresso anche sulle criticità legate ai Lep ritenendo che queste ultime "Possano essere affrontate attraverso un processo rigoroso e trasparente per la loro definizione e implementazione. È fondamentale stabilire criteri chiari e uniformi che tengano conto delle specificità di ogni regione".

"Con l'autonomia differenziata – conclude - il welfare potrebbe diventare più efficiente e rispondere meglio alle esigenze locali. Le regioni avranno la possibilità di adattare i servizi sociali alle necessità specifiche della propria popolazione, migliorando l'accesso e la qualità dei servizi offerti. Tuttavia, è essenziale che il sistema di perequazione finanziaria sia efficace, garantendo che tutte le regioni abbiano le risorse necessarie per mantenere standard di welfare elevati. La garanzia dei Lep sarà cruciale per evitare disparità significative tra le diverse aree del paese".
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