Attualità
La Camera Penale di Bari contro il ministro della Giustizia
A porta a porta Bonafede aveva detto: "Se manca la prova del dolo il reato diventa colposo"
Bari - venerdì 13 dicembre 2019
19.30
"La Camera penale di Bari esprime viva preoccupazione per le espressioni e i principi - ignoti al diritto penale - enunciati dal Ministro della Giustizia in carica durante la trasmissione televisiva "Porta a Porta" del giorno 11 dicembre, secondo cui in mancanza di prova del dolo il reato diventerebbe colposo e i termini di prescrizione si abbrevierebbero". Lo dice in una nota l'associazione dei penalisti baresi dopo il polverone mediatico sollevato a seguito dell' affermazione alquanto azzardata del ministro Bonafede.
"Com'è evidente - si legge ancora nellanota - non si è trattato solo di un refuso e neppure della semplice manifestazione di scarsa dimestichezza in materie che pure dovrebbero costituire il presupposto e l'oggetto dell'azione riformatrice del Ministro medesimo, bensì dell'esternazione di un pensiero che tradisce avversione per le garanzie e i principi dello Stato di diritto. Per il Ministro, infatti, l'esito naturale del processo penale sembra essere soltanto la condanna dell'imputato, mentre le cause di proscioglimento e assoluzione, dalla mancanza e contraddittorietà delle prove all'estinzione del reato per prescrizione, costituirebbero espedienti e cavilli per consentire ai presunti colpevoli di farla franca. Da qui l'infelice scelta di sopprimere il decorso della prescrizione al termine del giudizio di primo grado e la creazione, inedita nel nostro ordinamento, peraltro afflitto da notorie carenze di organico e di risorse, del "processo infinito", e cioè di una sorta di ergastolo giudiziario".
La Camera penale quindi invita il Governo e il Parlamento "a riflettere e a rivedere la decisione già assunta di escludere indefinitamente il decorso della prescrizione dopo la sentenza di primo grado, con effetti devastanti sull'esercizio di una funzione fondamentale dello Stato quale è la giurisdizione penale".
"Com'è evidente - si legge ancora nellanota - non si è trattato solo di un refuso e neppure della semplice manifestazione di scarsa dimestichezza in materie che pure dovrebbero costituire il presupposto e l'oggetto dell'azione riformatrice del Ministro medesimo, bensì dell'esternazione di un pensiero che tradisce avversione per le garanzie e i principi dello Stato di diritto. Per il Ministro, infatti, l'esito naturale del processo penale sembra essere soltanto la condanna dell'imputato, mentre le cause di proscioglimento e assoluzione, dalla mancanza e contraddittorietà delle prove all'estinzione del reato per prescrizione, costituirebbero espedienti e cavilli per consentire ai presunti colpevoli di farla franca. Da qui l'infelice scelta di sopprimere il decorso della prescrizione al termine del giudizio di primo grado e la creazione, inedita nel nostro ordinamento, peraltro afflitto da notorie carenze di organico e di risorse, del "processo infinito", e cioè di una sorta di ergastolo giudiziario".
La Camera penale quindi invita il Governo e il Parlamento "a riflettere e a rivedere la decisione già assunta di escludere indefinitamente il decorso della prescrizione dopo la sentenza di primo grado, con effetti devastanti sull'esercizio di una funzione fondamentale dello Stato quale è la giurisdizione penale".