Attualità
La Cgil presenta il "dossier immigrazione": in Puglia 140mila stranieri residenti
Fascia di popolazione cresciuta dell’1,5%. Gesmundo: «Nessun allarme, irregolarità figlia di politiche miopi»
Puglia - venerdì 30 ottobre 2020
0.23 Comunicato Stampa
Non sono numeri, sono persone, sono storie, spesso di sofferenza. Questo è il senso del dossier statistico immigrazione, realizzato dal centro studi e ricerche IDOS in partenariato con il centro studi Confronti. Giunto alla 30esima edizione, dopo la web conference nella quale sono stati illustrati i principali dati nazionali, ieri mattina nella sede della Cgil Puglia si è tenuta una conferenza stampa per fare il focus sulla nostra regione. «I dati ci dicono che non c'è nessun allarme immigrazione nel Paese – commenta il segretario generale Pino Gesmundo. Anzi come spiega il dossier a spingere persone nell'irregolarità sono stati provvedimenti miopi della politica presi sull'onda propagandistica populista, come il primo Decreto sicurezza».
In Puglia la popolazione straniera residente è cresciuta dell'1,5%, passando da 138.478 unità a 140.564. Una crescita dovuta anche ai nuovi nati: 1.527, circa il 2% in più rispetto allo scorso anno. I residenti stranieri rappresentano il 3,5% della popolazione pugliese. Bari resta la provincia con il maggior numero di residenti stranieri (43.095), seguita da quelle di Foggia (32.247), Lecce (26.918), Taranto (14.725), Brindisi (12.283) e Barletta-Andria-Trani (11.296). La maggioranza degli stranieri che risiedono in Puglia provengono dal continente europeo (55,2%) e in particolare dall'Unione europea (35,0%). Gli africani sono il 23,2%, gli asiatici il 18,3% e gli americani il 3,2%. I primi cinque paesi per numero di residenti sono Romania (con 35.758 unità, pari al 25,4% del totale), Albania (22.094, 15,7%), Marocco (10.417, 7,4%), Cina (6.358, 4,5%) e Senegal (4671, 3,3%).
Per quel che riguarda il lavoro dei cittadini stranieri, l'83,7% degli occupati stranieri sono lavoratori dipendenti. La maggioranza (65,4%) è inserita nel settore dei servizi (tra cui il 24,2% nei servizi domestici e il 23,2% nel commercio), il 23,3% nel settore dell'agricoltura e l'11,4% nell'industria (tra cui il 6,8% nelle costruzioni). La retribuzione mensile percepita dai cittadini stranieri in Puglia è pari in media a 911 euro a fronte di 1.264 euro dei lavoratori italiani. Il 27,4% degli occupati stranieri risultano sovraistruiti e nel 3,2% dei casi sottoccupati, le stesse percentuali si registrano per gli italiani.
«Come ci è stato illustrato dai docenti che hanno lavorato alla stesura del report regionale – spiega Gesmundo – si confermano in Puglia i processi di stabilizzazione della presenza straniera sul territorio. Particolarmente significativi in tal senso sono i dati relativi all'aumento delle acquisizioni di cittadinanza, al numero dei permessi di soggiorno di lungo periodo e ai motivi di rilascio dei permessi di soggiorno, al numero dei nuovi nati, all'aumento del numero degli iscritti stranieri in tutte le scuole della regione. C'è un tema che è quello legato alle condizioni di lavoro, in special modo in questa fase in cui è ripresa in modo esponenziale la diffusione del Covid: per chi lega la propria condizione di regolarità al lavoro, non è libero dall'esigere il rispetto di tutte le misure di sicurezza, che potrebbe mettere a rischio la sua occupazione. Lo abbiamo visto soprattutto nel settore agricolo e agro alimentare durante il lockdown ma anche questa estate nella stagione delle grandi raccolte».
«Ogni sforzo legislativo dovrebbe essere orientato a una programmazione e gestione degli ingressi, predisponendo una accoglienza degna, provando a far emergere chi è costretto a vivere nell'irregolarità, con provvedimenti sanatori meglio costruiti rispetto a quello della scorsa estate, le cui criticità erano state già evidenziate dalla Cgil. Uomini e donne che hanno diritto a veder riconosciuta la loro dignità di cittadini e lavoratori e che contribuiscono e costruire la ricchezza di questo Paese», conclude Gesmundo.
In Puglia la popolazione straniera residente è cresciuta dell'1,5%, passando da 138.478 unità a 140.564. Una crescita dovuta anche ai nuovi nati: 1.527, circa il 2% in più rispetto allo scorso anno. I residenti stranieri rappresentano il 3,5% della popolazione pugliese. Bari resta la provincia con il maggior numero di residenti stranieri (43.095), seguita da quelle di Foggia (32.247), Lecce (26.918), Taranto (14.725), Brindisi (12.283) e Barletta-Andria-Trani (11.296). La maggioranza degli stranieri che risiedono in Puglia provengono dal continente europeo (55,2%) e in particolare dall'Unione europea (35,0%). Gli africani sono il 23,2%, gli asiatici il 18,3% e gli americani il 3,2%. I primi cinque paesi per numero di residenti sono Romania (con 35.758 unità, pari al 25,4% del totale), Albania (22.094, 15,7%), Marocco (10.417, 7,4%), Cina (6.358, 4,5%) e Senegal (4671, 3,3%).
Per quel che riguarda il lavoro dei cittadini stranieri, l'83,7% degli occupati stranieri sono lavoratori dipendenti. La maggioranza (65,4%) è inserita nel settore dei servizi (tra cui il 24,2% nei servizi domestici e il 23,2% nel commercio), il 23,3% nel settore dell'agricoltura e l'11,4% nell'industria (tra cui il 6,8% nelle costruzioni). La retribuzione mensile percepita dai cittadini stranieri in Puglia è pari in media a 911 euro a fronte di 1.264 euro dei lavoratori italiani. Il 27,4% degli occupati stranieri risultano sovraistruiti e nel 3,2% dei casi sottoccupati, le stesse percentuali si registrano per gli italiani.
«Come ci è stato illustrato dai docenti che hanno lavorato alla stesura del report regionale – spiega Gesmundo – si confermano in Puglia i processi di stabilizzazione della presenza straniera sul territorio. Particolarmente significativi in tal senso sono i dati relativi all'aumento delle acquisizioni di cittadinanza, al numero dei permessi di soggiorno di lungo periodo e ai motivi di rilascio dei permessi di soggiorno, al numero dei nuovi nati, all'aumento del numero degli iscritti stranieri in tutte le scuole della regione. C'è un tema che è quello legato alle condizioni di lavoro, in special modo in questa fase in cui è ripresa in modo esponenziale la diffusione del Covid: per chi lega la propria condizione di regolarità al lavoro, non è libero dall'esigere il rispetto di tutte le misure di sicurezza, che potrebbe mettere a rischio la sua occupazione. Lo abbiamo visto soprattutto nel settore agricolo e agro alimentare durante il lockdown ma anche questa estate nella stagione delle grandi raccolte».
«Ogni sforzo legislativo dovrebbe essere orientato a una programmazione e gestione degli ingressi, predisponendo una accoglienza degna, provando a far emergere chi è costretto a vivere nell'irregolarità, con provvedimenti sanatori meglio costruiti rispetto a quello della scorsa estate, le cui criticità erano state già evidenziate dalla Cgil. Uomini e donne che hanno diritto a veder riconosciuta la loro dignità di cittadini e lavoratori e che contribuiscono e costruire la ricchezza di questo Paese», conclude Gesmundo.