Cronaca
La GdF sequestra oltre 8 quintali di droga, nei guai un quarantenne del Libertà
L'uomo è stato sorpreso in flagrante mentre acquistava per conto terzi la droga da due giovani albanesi
Bari - mercoledì 17 gennaio 2018
13.18
Ingente sequestro di marjuana e hashish effettuato dal comando provinciale della Guardia di Finanza di Bari. Si tratta circa 800 chilogrammi di hashish e 27 chilogrammi di marijuana per un valore di mercato superiore ai 4 milioni di euro.
«L'operazione, denominata Blu Blox- dichiara il generale Nicola Altiero – ha visto coinvolte diverse componenti sia quella territoriale, i militari del nucleo polizia economico finanziaria, e rappresentanti della compagnia aereo-navale in un lavoro di cooperazione. Con questa operazione è stato smantellato un agguerrito sodalizio che aveva come base logistica Bisceglie e dintorni, formato da cittadini italiani e albanesi. Abbiamo rinvenuto un vero e proprio emporio della droga che commercializzava in hashish e marijuana, con provenienza diametralmente opposta, la marijuana dall'Albania, l'hashish dalla Spagna/Tunisia».
«Non escludiamo – prosegue il generale – anche che la sostanza stupefacente possa essere oggetto di baratto. Stiamo parlando di un'associazione agguerrita soprattutto per la mole di stupefacente che era in grado di movimentare. L'operazione trae origine da un'attività investigativa ad ampio raggio, sul mare e sulla terra, e ci ha consentito di partecipare in flagranza di reato ad uno scambio di stupefacente con acquirente un cittadino barese, del quartiere Libertà, Benito Botta, classe 1978. Grazie al lavoro della compagnia di Trani siamo stati capaci di intervenire nell'immediatezza su Bisceglie. I soldi trovati sono la contropartita dell'acquisto della marijuana. In seguito, abbiamo proseguito le indagini arrivando al deposito dove è stata ritrovata il resto della droga».
«L'odierno risultato non è fine a sé stesso – sottolinea – ma rientra in un variegato fenomeno, il territorio pugliese non è solo di transito, ma anche si deposito. I noti fatti di Bitonto hanno portato alla ribalta la situazione. Ma considerate che le piazze di spaccio sono dinamiche e risponde alle logiche di mercato, ovvero incontro tra domanda e offerta. La presenza di forze di polizia in determinati quartieri come Japigia e il Libertà, o come Bitonto, sta portando allo spostamento delle aree di spaccio in altre aree. Considerate che un fenomeno importante che stiamo monitorando e il movimento transfrontaliero di contante, speso troviamo autisti di tir in possesso di notevoli quantitativi di contanti, che riteniamo servano ad acquistare stupefacenti. Soldi che servono anche al controllo del territorio, e a sapere i movimenti anche delle forze dell'ordine. Sull'altare del controllo del territorio si stipulano accordi con i clan di riferimento che consentono la presenza della piazza di spaccio e il transito delle partite di stupefacenti. Questo è l'attuale quadro in cui ci muoviamo».
«La prima pattuglia ad intervenire – specifica il colonnello Cassano – è stata quella di Trani, all'altezza dello svincolo Lama di Macina, sulla statale 16bis, dove erano fermi due veicoli, un furgone bianco con targa italiana con due soggetti a bordo, ed una Clio, che alla vista della pattuglia sono ripartite immediatamente. Nel frattempo, sono sopraggiunte altre due pattuglie e i due veicoli sono stati fermati. I soggetti all'interno del furgone, identificati come Erman Dervishi, classe 1990 albanese, e Gioni Moularai, classe 1996 albanese con passaporto greco, sono stati trovati in possesso della sostanza stupefacente, mentre nella Clio è stata rinvenuta una scatola rossa con all'interno 32 mila euro in contanti, di cui il soggetto Barese non ha dato giustificazione».
«Si ipotizza che Botta sia solo un corriere/acquirente – specifica – che avrebbe dovuto acquistare la droga e consegnarla poi ad altri per il corrispettivo di mille euro. Il ventenne albanese, invece, era in possesso di due mazzi di chiavi, uno di casa, e un altro di porta blindata con il quale siamo riusciti ad aprire un box nei pressi della stazione di Bisceglie. Nel box, privo di corrente elettrica, è stato rinvenuto il resto dello stupefacente in valigette di iuta. Abbiamo quindi effettuato le perquisizioni domiciliari, e nella villetta in cui risiedeva Moularai, regolarmente affittata da un biscegliese estraneo ai fatti, abbiamo trovato l'arma, pronta all'uso nascosta sotto un cuscino, e diversi campioni di stupefacenti».
«L'operazione Blu Box – sottolinea il generale – è l'ultimo tassello di un'azione investigativa risalente ad agosto 2017, momento in cui sono stati arrestati tre pregiudicati baresi intenti a svaligiare un appartamento ad Andria. I tre erano oggetto di monitoraggio in quanto identificati durante una fase di approvvigionamento di stupefacenti. E da lì si è giunti ai risultati di oggi».
Durante l'operazione, in occasione dello scambio, è stata inoltre sequestrata un'Audi S4, con una modifica tale che permetteva al guidatore di accedere le luci degli stop quando voleva, per dare fastidio ad eventuali inseguitori. L'auto recava anche una targa doganale scaduta, rappresentando anche un pericolo in caso di eventuali incidenti. Le indagini a questo punto proseguono per identificare i reali acquirenti dello stupefacente, in quanto il barese è stato ritenuto effettivamente solo un tramite per la compravendita. Necessario comprendere a chi doveva essere consegnata la merce, e a quale territorio sarebbe poi stata destinata.
«L'operazione, denominata Blu Blox- dichiara il generale Nicola Altiero – ha visto coinvolte diverse componenti sia quella territoriale, i militari del nucleo polizia economico finanziaria, e rappresentanti della compagnia aereo-navale in un lavoro di cooperazione. Con questa operazione è stato smantellato un agguerrito sodalizio che aveva come base logistica Bisceglie e dintorni, formato da cittadini italiani e albanesi. Abbiamo rinvenuto un vero e proprio emporio della droga che commercializzava in hashish e marijuana, con provenienza diametralmente opposta, la marijuana dall'Albania, l'hashish dalla Spagna/Tunisia».
«Non escludiamo – prosegue il generale – anche che la sostanza stupefacente possa essere oggetto di baratto. Stiamo parlando di un'associazione agguerrita soprattutto per la mole di stupefacente che era in grado di movimentare. L'operazione trae origine da un'attività investigativa ad ampio raggio, sul mare e sulla terra, e ci ha consentito di partecipare in flagranza di reato ad uno scambio di stupefacente con acquirente un cittadino barese, del quartiere Libertà, Benito Botta, classe 1978. Grazie al lavoro della compagnia di Trani siamo stati capaci di intervenire nell'immediatezza su Bisceglie. I soldi trovati sono la contropartita dell'acquisto della marijuana. In seguito, abbiamo proseguito le indagini arrivando al deposito dove è stata ritrovata il resto della droga».
«L'odierno risultato non è fine a sé stesso – sottolinea – ma rientra in un variegato fenomeno, il territorio pugliese non è solo di transito, ma anche si deposito. I noti fatti di Bitonto hanno portato alla ribalta la situazione. Ma considerate che le piazze di spaccio sono dinamiche e risponde alle logiche di mercato, ovvero incontro tra domanda e offerta. La presenza di forze di polizia in determinati quartieri come Japigia e il Libertà, o come Bitonto, sta portando allo spostamento delle aree di spaccio in altre aree. Considerate che un fenomeno importante che stiamo monitorando e il movimento transfrontaliero di contante, speso troviamo autisti di tir in possesso di notevoli quantitativi di contanti, che riteniamo servano ad acquistare stupefacenti. Soldi che servono anche al controllo del territorio, e a sapere i movimenti anche delle forze dell'ordine. Sull'altare del controllo del territorio si stipulano accordi con i clan di riferimento che consentono la presenza della piazza di spaccio e il transito delle partite di stupefacenti. Questo è l'attuale quadro in cui ci muoviamo».
«La prima pattuglia ad intervenire – specifica il colonnello Cassano – è stata quella di Trani, all'altezza dello svincolo Lama di Macina, sulla statale 16bis, dove erano fermi due veicoli, un furgone bianco con targa italiana con due soggetti a bordo, ed una Clio, che alla vista della pattuglia sono ripartite immediatamente. Nel frattempo, sono sopraggiunte altre due pattuglie e i due veicoli sono stati fermati. I soggetti all'interno del furgone, identificati come Erman Dervishi, classe 1990 albanese, e Gioni Moularai, classe 1996 albanese con passaporto greco, sono stati trovati in possesso della sostanza stupefacente, mentre nella Clio è stata rinvenuta una scatola rossa con all'interno 32 mila euro in contanti, di cui il soggetto Barese non ha dato giustificazione».
«Si ipotizza che Botta sia solo un corriere/acquirente – specifica – che avrebbe dovuto acquistare la droga e consegnarla poi ad altri per il corrispettivo di mille euro. Il ventenne albanese, invece, era in possesso di due mazzi di chiavi, uno di casa, e un altro di porta blindata con il quale siamo riusciti ad aprire un box nei pressi della stazione di Bisceglie. Nel box, privo di corrente elettrica, è stato rinvenuto il resto dello stupefacente in valigette di iuta. Abbiamo quindi effettuato le perquisizioni domiciliari, e nella villetta in cui risiedeva Moularai, regolarmente affittata da un biscegliese estraneo ai fatti, abbiamo trovato l'arma, pronta all'uso nascosta sotto un cuscino, e diversi campioni di stupefacenti».
«L'operazione Blu Box – sottolinea il generale – è l'ultimo tassello di un'azione investigativa risalente ad agosto 2017, momento in cui sono stati arrestati tre pregiudicati baresi intenti a svaligiare un appartamento ad Andria. I tre erano oggetto di monitoraggio in quanto identificati durante una fase di approvvigionamento di stupefacenti. E da lì si è giunti ai risultati di oggi».
Durante l'operazione, in occasione dello scambio, è stata inoltre sequestrata un'Audi S4, con una modifica tale che permetteva al guidatore di accedere le luci degli stop quando voleva, per dare fastidio ad eventuali inseguitori. L'auto recava anche una targa doganale scaduta, rappresentando anche un pericolo in caso di eventuali incidenti. Le indagini a questo punto proseguono per identificare i reali acquirenti dello stupefacente, in quanto il barese è stato ritenuto effettivamente solo un tramite per la compravendita. Necessario comprendere a chi doveva essere consegnata la merce, e a quale territorio sarebbe poi stata destinata.