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Cronaca

La sorella del boss Stramaglia condannata per usura

Chiara Stramaglia, sorella di Michelangelo, dovrà scontare 3 anni e 6 mesi per una storia di usura e tentata estorsione

Si è concluso con due condanne e una assoluzione il processo sul presunto giro di usura che fino al 2021 sarebbe stato gestito a Valenzano dai famigliari dell'ex boss Michelangelo Stramaglia e del pregiudicato Salvatore Buscemi. Fra i condannati - a 3 anni e 6 mesi - la 68enne sorella di «Chelangelo», Chiara Stramaglia.

La seconda sezione penale del Tribunale di Bari, oltre alla sorella di Stramaglia e zia di Buscemi - accusata di usura e di tentata estorsione -, ha condannato suo figlio Francesco Giangregorio, 31enne, a 3 anni per usura, mentre ha assolto il 61enne Filippo Giangregorio, marito di Stramaglia, dalla accusa di abusiva attività finanziaria. «Porti i soldi o... vuoi mazzate?» è una delle minacce che Stramaglia avrebbe rivolto ad un commerciante per pagare gli interessi sui soldi prestati.

La vicenda risale al periodo tra giugno 2020 e marzo 2021. L'attività della Guardia di Finanza, diretta dal pubblico ministero antimafia Fabio Buquicchio, è partita dalle denunce presentate dalla vittima. Nelle denunce il commerciante aveva raccontato dei debiti contratti con Buscemi e che poi, dopo le minacce ricevute dal boss, si era rivolto ai suoi famigliari, sperando in una mediazione e chiedendo un ulteriore prestito per coprire i debiti accumulati col suo parente pregiudicato.

A giugno 2020 il commerciante aveva ricevuto 5mila euro, a luglio 10mila, a settembre altri 10mila, per un totale di 25mila euro. Per ogni tranche sarebbero stati pattuiti interessi tra i 250 euro e i 1.250 euro al mese da pagare anticipatamente. Le motivazioni della sentenza saranno rese note entro il termine di 90 giorni.
  • Chiara Stramaglia
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