Cronaca
La storia di Ismaele, aggredito dal branco a Bari. Tra solitudine e violenza
Il giovane di 21 anni solo ieri via social aveva denunciato di essere solo e di uscire solamente con sua madre
Bari - martedì 3 gennaio 2023
19.00
Forse non era questo il modo che intendeva Ismaele per vincere la solitudine, forse la noia, di certo questa forma di depressione giovanile da cui si sente attanagliato dai tempi del lockdown.
Preso il coraggio di denunciare questo stato che non dovrebbe essere compatibile con la gioventù e che, invece, non fa che diffondersi a macchia d'olio, Ismaele è stato protagonista ieri sera di un atto da vero eroe, sul bus che lo portava a casa insieme a sua mamma, compagna di passeggiate, quelle che vorrebbe condividere con i suoi coetanei. «Che mondo Dim - scrive Ismaele -. Ho cercato di difendere una ragazza alla quale era stato dato uno schiaffo e mi hanno aggredito in dieci».
Se il post pubblicato ieri era carico di speranze, magari di iniziare nuove amicizie, l'episodio del giorno successivo deve aver davvero disilluso, speriamo non definitivamente, le aspettative di Ismaele.
Il ragazzo, stando a quanto ha raccontato, era sull'autobus con sua madre in direzione del quartiere San Paolo e non ha resistito a difendere una ragazza alla quale un altro giovane aveva tirato uno schiaffo. Ismaele non ha esitato a mettersi tra la ragazza e quel giovane violento, nonostante le minacce di quest'ultimo di chiamare rinforzi per dargli una lezione. Minaccia alla quale, probabilmente via telefonino, ha dato seguito, visto che alla fermata di via Crispi in una decina lo avrebbero circondato insieme a sua madre per prenderlo ripetutamente a pugni e schiaffi. Ismaele ha il labbro gonfio, un dente scheggiato e un morale sicuramente diverso da quello che si sarebbe aspettato il giorno dopo il suo appello contro la solitudine. Dopo il referto medico presenterà denuncia. La polizia è intervenuta subito, e sta cercando di comprendere la dinamica della vicenda per poter risalire agli aggressori.
Di fatto ha agito da eroe, non solo per l'episodio nel quale ha preso la difesa della ragazza, ma soprattutto nell'aver avuto il coraggio, il giorno prima, di dichiarare la propria solitudine e il desiderio di condivisione e di amicizia vere, reali, e non filtrate da tastiera o smartphone, benché strumenti che comunque gli hanno permesso di amplificare la sua voce.
«Chiamatemi Ismaele», dice l'incipit forse più celebre della letteratura universale: Ismaele era il giovane che «quando nel mio animo c'è un umido piovigginoso novembre», decise di prendere il mare per dare una svolta nuova alla sua vita avrebbe incontrato il capitano Achab e la sua eterna lotta contro la balena bianca Moby Dick.
L'augurio a Ismaele e a tanti giovani come lui è di avere la forza di prendere il mare nella vita, superare l'isolamento che la pandemia ma anche la «asocialità dei social», hanno favorito e stanno favorendo in questi anni.
Preso il coraggio di denunciare questo stato che non dovrebbe essere compatibile con la gioventù e che, invece, non fa che diffondersi a macchia d'olio, Ismaele è stato protagonista ieri sera di un atto da vero eroe, sul bus che lo portava a casa insieme a sua mamma, compagna di passeggiate, quelle che vorrebbe condividere con i suoi coetanei. «Che mondo Dim - scrive Ismaele -. Ho cercato di difendere una ragazza alla quale era stato dato uno schiaffo e mi hanno aggredito in dieci».
Se il post pubblicato ieri era carico di speranze, magari di iniziare nuove amicizie, l'episodio del giorno successivo deve aver davvero disilluso, speriamo non definitivamente, le aspettative di Ismaele.
Il ragazzo, stando a quanto ha raccontato, era sull'autobus con sua madre in direzione del quartiere San Paolo e non ha resistito a difendere una ragazza alla quale un altro giovane aveva tirato uno schiaffo. Ismaele non ha esitato a mettersi tra la ragazza e quel giovane violento, nonostante le minacce di quest'ultimo di chiamare rinforzi per dargli una lezione. Minaccia alla quale, probabilmente via telefonino, ha dato seguito, visto che alla fermata di via Crispi in una decina lo avrebbero circondato insieme a sua madre per prenderlo ripetutamente a pugni e schiaffi. Ismaele ha il labbro gonfio, un dente scheggiato e un morale sicuramente diverso da quello che si sarebbe aspettato il giorno dopo il suo appello contro la solitudine. Dopo il referto medico presenterà denuncia. La polizia è intervenuta subito, e sta cercando di comprendere la dinamica della vicenda per poter risalire agli aggressori.
Di fatto ha agito da eroe, non solo per l'episodio nel quale ha preso la difesa della ragazza, ma soprattutto nell'aver avuto il coraggio, il giorno prima, di dichiarare la propria solitudine e il desiderio di condivisione e di amicizia vere, reali, e non filtrate da tastiera o smartphone, benché strumenti che comunque gli hanno permesso di amplificare la sua voce.
«Chiamatemi Ismaele», dice l'incipit forse più celebre della letteratura universale: Ismaele era il giovane che «quando nel mio animo c'è un umido piovigginoso novembre», decise di prendere il mare per dare una svolta nuova alla sua vita avrebbe incontrato il capitano Achab e la sua eterna lotta contro la balena bianca Moby Dick.
L'augurio a Ismaele e a tanti giovani come lui è di avere la forza di prendere il mare nella vita, superare l'isolamento che la pandemia ma anche la «asocialità dei social», hanno favorito e stanno favorendo in questi anni.