Vita di città
La storia infinita del bike sharing a Bari, si cerca un accordo tra Comune e azienda
Una delibera di Giunta sembra rimettere tutto in gioco pensando ad un altro bando ma Sitael non ci sta, Melchiorre: «Se qualcuno ha sbagliato deve pagare»
Bari - lunedì 8 giugno 2020
La storia del bike sharing a Bari sembra non avere mai fine. I primi due progetti messi in atto, il primo nell'ormai lontano 2007, il secondo nel 2013, sono entrambi miseramente naufragati causa furti delle bici e vandalismo.
Dei vecchi progetti rimangono ormai solo gli scheletri pericolosi e pieni di ruggine delle postazioni in diverse zone, anche centrali della città. Le postazioni avrebbero dovuto essere rimosse, infatti, contestualmente alla installazione delle nuove. Con il nuovo bando, pubblicato ormai più di due anni fa, il Comune sembrava aver trovato il modo per far diventare Bari una città dal respiro "europeo". Ma questo bando per il bike sharing 2.0, vinto dall'azienda di Mola di Bari, Sitael spa, il cui progetto è già realtà in città come Copenaghen, si è scontrato con la burocrazia. Nonostante l'aggiudicazione definitiva, quindi, l'azienda non ha ancora potuto mettere in moto il progetto. Lo scorso 31 marzo, inoltre, una delibera di Giunta Comunale ha chiarito alcuni aspetti, mettendo però a rischio la partenza stessa di questo nuovo bike sharing. Il progetto presentato dall'unica azienda partecipante era infatti legato alla pubblicità, e pur essendo finalizzato alla realizzazione del progetto di bike sharing, prevedeva la concessione all'azienda di realizzare pubblicità non solo sulle bici e sulle postazioni, ma anche in determinate zone della città.
L'amministrazione comunale, nonostante diverse problematiche connesse proprio al discorso pubblicità, aveva comunque provveduto all'aggiudicazione definitiva a Sitael, la quale aveva anche presentato: «Un elaborato grafico che, ipotizzando una differente localizzazione degli impianti pubblicitari, dimostrasse l'attendibilità della pianificazione finanziaria a sostegno del servizio».
Ora però la delibera sostiene che: «L'interesse pubblico connesso al riordino dell'impiantistica pubblicitaria sull'intero territorio comunale risulta prioritario rispetto all'attuazione del sistema in concessione del servizio di bike sharing», rimettendo le carte in tavola. Infatti stando a quanto si può leggere, il progetto così presentato dall'azienda aggiudicataria: «Finisce per divenire un ostacolo per il corretto esplicarsi delle logiche concorsuali in un settore (quello della pubblicità, ndr) che la normativa nazionale e comunitaria vuole pienamente assoggettato al regime del libero scambio».
«Il nuovo bike sharing è legato ad un appalto, a cui ha partecipato un unico concorrente, e la cui offerta era legata anche ad aspetti pubblicitari, mentre la pubblicità in città era soggetto di un bando di riordino pubblicitario – sottolinea l'assessore ai lavori pubblici Giuseppe Galasso - Le due cose sono andate in conflitto, prevalente è la ragione del riordino pubblicitario cittadino, come emerge dal chiarimento fatto in Giunta. Ora ci sono in corso delle interlocuzioni, sperando ci siano i termini e gli spazi per andare avanti. Non dovessero esserci, dovremo rifare un nuovo bando».
Tutto questo, nonostante un ricorso già presentato da Sitael al Tar in cui si può leggere che: «L'intero sistema del bike sharing si fonda - sotto il profilo del sinallagma contrattuale e dell'equilibrio economico-finanziario della commessa - sul riconoscimento all'operatore privato che ne assume la gestione del diritto di installare e sfruttare a fini commerciali un adeguato numero di impianti per le affissioni pubblicitarie, da posizionare, oltre che in prossimità delle stazioni e negli spazi predisposti per il bike sharing, anche in luoghi strategici della città, di particolare pregio e traffico», e rivendicando il diritto a localizzare gli impianti pubblicitari correlati al sistema del bike sharing secondo una ulteriore ipotesi di localizzazione "medio tempore" inoltrata al RUP ai fini di stipula del contratto.
Stando ad alcune indiscrezioni Sitael starebbe preparando un nuovo progetto, con il quale si cerca di mettere d'accordo le diverse parti. Il tutto per evitare una causa, e nell'interesse della città.
«Più volte abbiamo denunciato la situazione in cui vertono le vecchie postazioni del bike sharing - aggiunge il consigliere di opposizione Filippo Melchiorre - sintomo del fallimento del progetto di mobilità sostenibile a Bari, esattamente come le piste ciclabili mai inserite in un vero progetto che renda davvero Bari città a misura di bicicletta. In merito al nuovo bando vogliamo capire se i dirigenti che lo hanno fatto partire, con la responsabilità politica dell'assessore alla mobilità ovvero il sindaco, fossero consapevoli della problematica, e se sì devono pagare. Se dovessero esserci dei danni per il Comune è necessario che sia la Corte dei Conti a capire le responsabilità di tali errori. Non si può aggiudicare un bando, mettere in moto un meccanismo per cui l'azienda lavora ad un progetto supportando un investimento, per poi dire che non si può fare. Chiederò un approfondimento in merito in Commissione Trasparenza, perché è giusto che se qualcuno ha sbagliato paghi»
Nel frattempo, in attesa che le interlocuzioni tra azienda e amministrazione si concludano, sperando in un'intesa, la città di Bari ancora aspetta, e c'è chi ora parla addirittura di un sistema integrato free floating, citato nella stessa delibera, dove si sottolinea che tale opzione: «eviterebbe la necessità di realizzare velostazioni consentendo una maggiore libertà di movimento agli utilizzatori consentendo anche un recupero di risorse da parte dell'Amministrazione».
Dei vecchi progetti rimangono ormai solo gli scheletri pericolosi e pieni di ruggine delle postazioni in diverse zone, anche centrali della città. Le postazioni avrebbero dovuto essere rimosse, infatti, contestualmente alla installazione delle nuove. Con il nuovo bando, pubblicato ormai più di due anni fa, il Comune sembrava aver trovato il modo per far diventare Bari una città dal respiro "europeo". Ma questo bando per il bike sharing 2.0, vinto dall'azienda di Mola di Bari, Sitael spa, il cui progetto è già realtà in città come Copenaghen, si è scontrato con la burocrazia. Nonostante l'aggiudicazione definitiva, quindi, l'azienda non ha ancora potuto mettere in moto il progetto. Lo scorso 31 marzo, inoltre, una delibera di Giunta Comunale ha chiarito alcuni aspetti, mettendo però a rischio la partenza stessa di questo nuovo bike sharing. Il progetto presentato dall'unica azienda partecipante era infatti legato alla pubblicità, e pur essendo finalizzato alla realizzazione del progetto di bike sharing, prevedeva la concessione all'azienda di realizzare pubblicità non solo sulle bici e sulle postazioni, ma anche in determinate zone della città.
L'amministrazione comunale, nonostante diverse problematiche connesse proprio al discorso pubblicità, aveva comunque provveduto all'aggiudicazione definitiva a Sitael, la quale aveva anche presentato: «Un elaborato grafico che, ipotizzando una differente localizzazione degli impianti pubblicitari, dimostrasse l'attendibilità della pianificazione finanziaria a sostegno del servizio».
Ora però la delibera sostiene che: «L'interesse pubblico connesso al riordino dell'impiantistica pubblicitaria sull'intero territorio comunale risulta prioritario rispetto all'attuazione del sistema in concessione del servizio di bike sharing», rimettendo le carte in tavola. Infatti stando a quanto si può leggere, il progetto così presentato dall'azienda aggiudicataria: «Finisce per divenire un ostacolo per il corretto esplicarsi delle logiche concorsuali in un settore (quello della pubblicità, ndr) che la normativa nazionale e comunitaria vuole pienamente assoggettato al regime del libero scambio».
«Il nuovo bike sharing è legato ad un appalto, a cui ha partecipato un unico concorrente, e la cui offerta era legata anche ad aspetti pubblicitari, mentre la pubblicità in città era soggetto di un bando di riordino pubblicitario – sottolinea l'assessore ai lavori pubblici Giuseppe Galasso - Le due cose sono andate in conflitto, prevalente è la ragione del riordino pubblicitario cittadino, come emerge dal chiarimento fatto in Giunta. Ora ci sono in corso delle interlocuzioni, sperando ci siano i termini e gli spazi per andare avanti. Non dovessero esserci, dovremo rifare un nuovo bando».
Tutto questo, nonostante un ricorso già presentato da Sitael al Tar in cui si può leggere che: «L'intero sistema del bike sharing si fonda - sotto il profilo del sinallagma contrattuale e dell'equilibrio economico-finanziario della commessa - sul riconoscimento all'operatore privato che ne assume la gestione del diritto di installare e sfruttare a fini commerciali un adeguato numero di impianti per le affissioni pubblicitarie, da posizionare, oltre che in prossimità delle stazioni e negli spazi predisposti per il bike sharing, anche in luoghi strategici della città, di particolare pregio e traffico», e rivendicando il diritto a localizzare gli impianti pubblicitari correlati al sistema del bike sharing secondo una ulteriore ipotesi di localizzazione "medio tempore" inoltrata al RUP ai fini di stipula del contratto.
Stando ad alcune indiscrezioni Sitael starebbe preparando un nuovo progetto, con il quale si cerca di mettere d'accordo le diverse parti. Il tutto per evitare una causa, e nell'interesse della città.
«Più volte abbiamo denunciato la situazione in cui vertono le vecchie postazioni del bike sharing - aggiunge il consigliere di opposizione Filippo Melchiorre - sintomo del fallimento del progetto di mobilità sostenibile a Bari, esattamente come le piste ciclabili mai inserite in un vero progetto che renda davvero Bari città a misura di bicicletta. In merito al nuovo bando vogliamo capire se i dirigenti che lo hanno fatto partire, con la responsabilità politica dell'assessore alla mobilità ovvero il sindaco, fossero consapevoli della problematica, e se sì devono pagare. Se dovessero esserci dei danni per il Comune è necessario che sia la Corte dei Conti a capire le responsabilità di tali errori. Non si può aggiudicare un bando, mettere in moto un meccanismo per cui l'azienda lavora ad un progetto supportando un investimento, per poi dire che non si può fare. Chiederò un approfondimento in merito in Commissione Trasparenza, perché è giusto che se qualcuno ha sbagliato paghi»
Nel frattempo, in attesa che le interlocuzioni tra azienda e amministrazione si concludano, sperando in un'intesa, la città di Bari ancora aspetta, e c'è chi ora parla addirittura di un sistema integrato free floating, citato nella stessa delibera, dove si sottolinea che tale opzione: «eviterebbe la necessità di realizzare velostazioni consentendo una maggiore libertà di movimento agli utilizzatori consentendo anche un recupero di risorse da parte dell'Amministrazione».