Cronaca
Affari illeciti dei Capriati nel porto di Bari, 24 condanne
Il clan gestiva il servizio di logistica e assistenza nello scalo cittadino e imponeva ai commercianti l'acquisto loro prodotti
Bari - martedì 14 gennaio 2020
19.34
Il gup del Tribunale di Bari ha emesso, al termine del processo con rito abbreviato, 24 condanne comprese fra i 20 anni e i 4 mesi di reclusione all'indirizzo di altrettante persone ritenute affiliate al clan criminale Capriati e accusate a vario titolo di associazione mafiosa, traffico e spaccio di droga, aggravati dal metodo mafioso e dall'uso delle armi, porto e detenzione di armi da guerra, estorsioni aggravate dal metodo mafioso e continuate. Due sono, invece, le assoluzioni.
Secondo le indagini condotte dalla direzione distrettuale antimafia di Bari, la famiglia Capriati avrebbe preso il controllo del servizio di assistenza e viabilità all'interno del porto di Bari.
Secondo le indagini condotte dalla direzione distrettuale antimafia di Bari, la famiglia Capriati avrebbe preso il controllo del servizio di assistenza e viabilità all'interno del porto di Bari.
Le condanne alla pena di 20 anni di reclusione sono state comminate a Filippo Capriati, nipote dello storico capofamiglia Antonio, e al pregiudicato Gaetano Lorusso. Ammonta a 16 anni di reclusione la pena inflitta ai pregiudicati Michele Arciuli e Pasquale Panza, mentre a 14 anni è stato condannato Pietro Capriati, fratello di Filippo, e a 12 anni per Salvatore D'Alterio.
Il giudice ha respinto la richiesta di risarcimento danni avanzata dalla cooperativa Ariete, incaricata di gestire i servizi nel porto e che contava alcuni degli imputati fra i propri dipendenti. È stata accolta, invece, la richiesta di risarcimento avanzata delle altre parti civili costituite (Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale-Adsp Mam, Ministero dell'Interno, Agenzia delle Entrate e Associazione Antiracket Puglia).
Le indagini della Polizia, coordinate dal pm Fabio Buquicchio, hanno fatto emergere come il clan mafioso avrebbe obbligato i commercianti del mercato di Santa Scolastica e i venditori ambulanti della festa patronale di San Nicola del 2015 ad acquistare merce da fornitori amici, utilizzando il nome della famiglia come strumento di intimidazione. Il gruppo criminale, inoltre, era attivo anche nel traffico di armi e droga, oltre a furti e rapine.
Contestualmente alla sentenza, il giudice ha rinviato a giudizio altri 9 imputati, tra i quali Sabino Capriati, figlio di Filippo. Questo processo prenderà il via il prossimo 1 aprile.