Territorio

Legambiente, il punto sugli ecoreati in Puglia

Da 5 a 15 anni di reclusione per chi commette un disastro ambientale

Nella lotta all'ecomafia e agli ecoreati arrivano i primi segnali di un'inversione di tendenza, grazie alla legge 68/2015 che ha introdotto i delitti ambientali nel codice penale e alla legge 132/2016che, riordinando le Arpa, ha reso uniforme su tutto il territorio nazionale il sistema dei controlli pubblici in campo ambientale. Con la legge sugli ecoreati, le forze dell'ordine e l'autorità giudiziaria possono contare su delitti specifici da contestare quali inquinamento, disastro ambientale, traffico e abbandono di materiale radioattivo, impedimento del controllo e omessa bonifica. Le pene sono molto importanti: si va dalla reclusione da 2 a 6 anni per il delitto di inquinamento a quella da 5 a 15 anni per chi commette un disastro ambientale con tempi di prescrizione raddoppiati, una lunga serie di aggravanti, la confisca dei beni (anche per equivalente) degli inquinatori, come già previsto per i mafiosi, e sanzioni severe come la responsabilità giuridica delle imprese. La legge prevede anche sconti di pena per chi si adopera a bonificare in tempi certi (questo accelererà inevitabilmente il processo di risanamento in Italia) e un sistema di estinzione amministrativa dei reati minori se vengono rispettate in tempi certi le prescrizioni dettate dagli organi di controllo come l'Arpa.

Nella relazione sulla verifica dell'attuazione della legge sugli ecoreati della Commissione bicamerale di inchiesta sul ciclo dei rifiuti emergono 74 contestazioni complessivamente rilevate, di cui 47 riferite al delitto di inquinamento ambientale e 5 al delitto di disastro ambientale. Dei risultati ottenuti con la legge sugli ecoreati e con quella sulla riorganizzazione delle Arpa se ne è parlato questa mattina a Bari nel corso del convegno di approfondimento sulla nuova normativa dal titolo "Gli ecoreati e il sistema nazionale dei controlli nella nuova governance ambientale", promosso da Legambiente e moderato da Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia, cui hanno partecipato l'on. Alessandro Bratti, Presidente Commissione Parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, il Gen. Sergio Pascali, Comandante dei Carabinieri per la Tutela dell'Ambiente, Antonio Nunziante, Vice Presidente Regione Puglia, Antonio Felice Uricchio, Magnifico Rettore Università degli Studi di Bari, Giovanni Cataldo, Comandante Legione Carabinieri Puglia, Giuseppe Silletti, Comandante Regione Carabinieri Forestale Puglia, Antonello Maggiore, Comandante R.O.A.N. Guardia di Finanza Regione Puglia, Angela Tommasicchio, Avvocato generale presso la Corte di Appello di Bari, Ennio Cillo, Sostituto Procuratore Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, Vito Bruno, Direttore Generale Arpa Puglia, Vito Felice Uricchio, Direttore CNR-IRSA, Vincenzo Muscatiello, Professore di Diritto penale Università degli Studi di Bari Aldo Moro, e Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente.

«La legge sugli ecoreati e quella di riforma delle agenzie ambientali rappresentano un segnale molto forte in termini di lotta agli illeciti ambientali e rendono l'Italia all'avanguardia rispetto agli altri Paesi dell'Unione Europea – commenta Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia – In particolare, in Puglia diminuiscono le illegalità ambientali, secondo i dati del Rapporto Ecomafia 2016, sia per effetto del nuovo sistema sanzionatorio che grazie alla costante attività di controllo, contrasto e repressione delle forze dell'ordine e della magistratura, che sta giocando un ruolo importante soprattutto sotto il profilo della deterrenza. A questo si aggiunge il lavoro sinergico nel contrasto ai crimini ambientali svolto dalle forze dall'ordine grazie all'Accordo Quadro promosso e finanziato dalla Regione da ormai 10 anni che si avvale delle competenze scientifiche di Cnr e Arpa Puglia».

Legambiente ha raccolto i dati relativi all'applicazione della legge 68 nel periodo che va dal 29 maggio 2015 (giorno di entrata in vigore della norma) al 31 gennaio 2016. A fronte di 4.718 controlli effettuati, sono stati contestati 947 reati penali e violazioni amministrative, con 1.185 persone denunciate e il sequestro di 229 beni per un valore complessivo di quasi 24 milioni di euro. Le prescrizioni (previste per i reati minori che non hanno arrecato danno o pericolo di danno all'ambiente, con un meccanismo di estinzione della pena, che prevede la messa in regola dell'attività in tempi prestabiliti e il successivo pagamento delle sanzioni) hanno riguardato ben 774 reati contravvenzionali con la denuncia di 948 persone e 177 sequestri per un valore di 13,2 milioni di euro.

A raccontare la riforma, frutto di un percorso tortuoso, lungo e faticoso, che ha visto Legambiente in prima linea sin dall'inizio di questa avventura iniziata nel 1994, dimostrando l'enorme importanza che la società civile può assumere per imporre l'interesse collettivo al centro dell'azione politica, vi è pure il libro "Ecogiustizia è fatta - Storia di una lunga marcia contro l'ecomafia in nome del popolo inquinato", a cura di Enrico Fontana, Stefano Ciafani e Peppe Ruggiero, con la prefazione di Roberto Saviano, che descrive in 128 pagine i 21 anni di lavoro di Legambiente per far approvare la legge dal Parlamento italiano.

«Grazie alla legge sugli ecoreati sono stati emessi sinora 41 provvedimenti già definitivi con sentenza di condanna in tribunale, di cui 34 per inquinamento ambientale, e 4 sentenze della Corte di Cassazione di cui l'ultima che conferma l'applicazione del delitto di inquinamento ambientale contestato a una banda di criminali attivi nella pesca di frodo tramite esplosivi nel Mar Piccolo a Taranto (http://www.lexambiente.it/materie/ambiente-in-genere/12958-ambiente-in-genere-delitto-di-inquinamento-ambientale-abusivit%C3%A0-della-condotta-e-compromissione-o-deterioramento-di-ecosistema.html) – precisa Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente – Questa è la dimostrazione che oggi l'Italia può finalmente contare su una serie di riforme indispensabili non solo per contrastare le illegalità ambientali ma anche per avviare una riconversione ecologica del sistema produttivo della Penisola. Inoltre, con l'approvazione della legge 132/2016 sul riordino delle Arpa, si avranno controlli ambientali più omogenei, trasparenti ed efficaci su tutto il territorio nazionale, rafforzando allo stesso tempo l'applicazione della legge sugli ecoreati. Non solo, grazie all'accorpamento del Corpo Forestale dello Stato nell'Arma dei Carabinieri, oggi possiamo vantare in Italia la più grande polizia ambientale fra tutti i Paesi industrializzati, rendendo così ancora più efficace il contrasto agli ecocriminali».

Al fine di promuovere la legalità e la tutela ambientale su tutto il territorio nazionale, lo scorso gennaio, Legambiente e i Carabinieri hanno firmato un protocollo con lo scopo di collaborare su più fronti a partire dalla promozione di iniziative di sensibilizzazione in tema di prevenzione e contrasto dell'illegalità, tutela del territorio e difesa dei beni comuni, realizzazione di progetti e iniziative di cooperazione, nell'ambito di attività di ricerca, analisi, formazione e informazione sui temi della tutela forestale, ambientale, agroalimentare e del patrimonio culturale, redazione di documenti e pubblicazioni su tematiche di comune interesse, anche con finalità educative e divulgative, sinergie a salvaguardia del patrimonio culturale in caso di eventi calamitosi e ulteriori collaborazioni per perseguire e realizzare gli interessi istituzionali comuni.
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