Politica
Legge regionale sulla partecipazione, Emiliano scrive a Conte: «Non impugnatela»
Il governatore della Puglia ammonisce il premier: « Tentativo di restringere ruolo delle regioni in materia ambientale»
Puglia - lunedì 8 ottobre 2018
12.59
La legge regionale 28/17, altrimenti detta "sulla partecipazione" rischia di diventare terreno di scontro fra la Regione Puglia e il governo romano. Nelle scorse ore, infatti, il presidente Michele Emiliano ha scritto al premier Giuseppe Conte in merito alla questione dell'impugnazione davanti alla Corte Costituzionale della suddetta legge regionale da parte dell'esecutivo, chiedendo di valutare concretamente l'ipotesi di desistere da tale intendimento. Il governo, infatti, aveva sollevato dubbi sulla legittimità costituzionale di questa legge, muovendo critiche ai commi 2, 5 e 12 dell'articolo 7. La tesi contro la bontà di questo provvedimento, infatti, fa leva sul fatto che tali commi avrebbero previsto «Strumenti di partecipazione anche riguardo a opere statali e di interesse nazionale che, secondo il dettato costituzionale e la normativa statale di riferimento, esulano dalla competenza regionale». Questo con particolare riferimento a decisioni in materia di «Produzione, trasporto e distribuzione nazionale di energia» e di «Determinazioni inerenti la prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi».
«Io stesso - ha scritto Emiliano nella sua missiva rivolta al presidente del Consiglio - avevo espresso piena disponibilità ad adottare correttivi di legge.Tale impegno non è stato preso in considerazione, ma lo confermiamo, permanendo la speranza che oggi si possa dialogare e quindi arrivare a un'intesa che superi il giudizio dinnanzi alla Corte Costituzionale. L'impugnazione - scrive Emiliano - è un tentativo di restringere il ruolo delle Regioni in materia ambientale, confinandolo a mero esercizio di ratifica delle decisioni assunte in sede statale, senza facoltà di concertazione, né di ascolto delle comunità locali a monte di qualsiasi decisione, per consentire all'organo regionale competente di esprimere l'intesa alla competente autorità nazionale».
Un errore di interpretazione, quindi. La pietra angolare del discorso portato avanti dal governatore della Puglia regge sul ruolo delle regioni che, a suo dire, «Non può essere considerato un intralcio nell'attuazione degli obiettivi della politica ambientale, ed in particolare di quella energetica nazionale. Questa posizione, che è stata il cuore della teoria di revisione costituzionale, (in particolare del Titolo V) del precedente Governo, ha determinato conflitti enormi con le Regioni, con i territori, i Sindaci spingendo 5 consigli regionali, (fatto mai avvenuto nella storia), a indire un referendum sulle trivellazioni nel tentativo di ripristinare quel confronto negato, che oggi mi auguro possa riaprirsi».
La politica, secondo Emiliano, per recuperare credibilità ed essere portatrice di grandi cambiamenti, «Necessita di partecipazione, ascolto delle comunità locali, e tale partecipazione non può essere conculcata. Se fosse stata applicata in passato una legge sulla partecipazione, siamo certi che conflitti come quello determinatosi sulla scelta dell'approdo Tap, si sarebbero potuti evitare, concertando la soluzione migliore per questa opera strategica, che non può essere certamente l'approdo in una delle spiagge più belle della Puglia. I cittadini pugliesi mi hanno chiesto di difendere e di far rispettare il principio di democrazia partecipativa, quando abbiamo scritto il nostro programma di Governo dal basso, in un percorso di partecipazione che ha toccato tutti i territori, coinvolgendo 4 mila pugliesi».
«Io stesso - ha scritto Emiliano nella sua missiva rivolta al presidente del Consiglio - avevo espresso piena disponibilità ad adottare correttivi di legge.Tale impegno non è stato preso in considerazione, ma lo confermiamo, permanendo la speranza che oggi si possa dialogare e quindi arrivare a un'intesa che superi il giudizio dinnanzi alla Corte Costituzionale. L'impugnazione - scrive Emiliano - è un tentativo di restringere il ruolo delle Regioni in materia ambientale, confinandolo a mero esercizio di ratifica delle decisioni assunte in sede statale, senza facoltà di concertazione, né di ascolto delle comunità locali a monte di qualsiasi decisione, per consentire all'organo regionale competente di esprimere l'intesa alla competente autorità nazionale».
Un errore di interpretazione, quindi. La pietra angolare del discorso portato avanti dal governatore della Puglia regge sul ruolo delle regioni che, a suo dire, «Non può essere considerato un intralcio nell'attuazione degli obiettivi della politica ambientale, ed in particolare di quella energetica nazionale. Questa posizione, che è stata il cuore della teoria di revisione costituzionale, (in particolare del Titolo V) del precedente Governo, ha determinato conflitti enormi con le Regioni, con i territori, i Sindaci spingendo 5 consigli regionali, (fatto mai avvenuto nella storia), a indire un referendum sulle trivellazioni nel tentativo di ripristinare quel confronto negato, che oggi mi auguro possa riaprirsi».
La politica, secondo Emiliano, per recuperare credibilità ed essere portatrice di grandi cambiamenti, «Necessita di partecipazione, ascolto delle comunità locali, e tale partecipazione non può essere conculcata. Se fosse stata applicata in passato una legge sulla partecipazione, siamo certi che conflitti come quello determinatosi sulla scelta dell'approdo Tap, si sarebbero potuti evitare, concertando la soluzione migliore per questa opera strategica, che non può essere certamente l'approdo in una delle spiagge più belle della Puglia. I cittadini pugliesi mi hanno chiesto di difendere e di far rispettare il principio di democrazia partecipativa, quando abbiamo scritto il nostro programma di Governo dal basso, in un percorso di partecipazione che ha toccato tutti i territori, coinvolgendo 4 mila pugliesi».