Cronaca
Medico strangolato al pronto soccorso del Di Venere, lo salvano i colleghi
L'uomo, bitontino, è stato aggredito da un paziente psichiatrico. Pochi giorni fa la denuncia del primario
Bari - venerdì 13 settembre 2019
11.05
Un altro grave caso aggressione ai danni dei medici: stavolta all'ospedale Di Venere di Bari-Carbonara, dove un dottore del pronto soccorso, di origine bitontina, ha subito un tentativo di strangolamento da parte di un paziente psichiatrico. Il fatto nel pomeriggio di mercoledì: il medico era in servizio al pronto soccorso quando in triage è giunto un paziente in evidente stato di alterazione, in arrivo dal centro di salute mentale della vicina Triggiano, dove aveva dato i primi gravi segni di squilibrio. La situazione è fin da subito degenerata: il paziente è riuscito a eludere la sorveglianza del personale sanitario lanciandosi al collo del medico, che ha provato a strangolare e prendere a calci. Solo con l'aiuto di altri medici l'uomo è riuscito a sottrarsi all'aggressione. Con difficoltà il personale dell'ospedale è poi riuscito a tenere il paziente bloccato sulla barella, fino all'arrivo dei Carabinieri. Nonostante la violenza dell'aggressione il medico non ha subito gravi danni; le sue ferite sono state giudicate guaribili in 15 giorni.
L'aggressione giunge a poco più di un mese dalla denuncia del primario del pronto soccorso del Di Venere, Carlo Marzo, che è anche segretario nazionale USPPI Medici. Di Marzo aveva puntato il dito contro «La assoluta inadeguatezza della assistenza psichiatrica come prevista dalle leggi vigenti, con gravissimi disagi sia per i pazienti che per le famiglie, che sono abbandonati dalla sanità pubblica e pesino nella acuzie, scompensi e trattamenti sanitari obbligatori, sono abbandonati nei pronto soccorso senza psichiatri disponibili e costretti a frequenti trasferimenti, anche fuori regione».
L'aggressione giunge a poco più di un mese dalla denuncia del primario del pronto soccorso del Di Venere, Carlo Marzo, che è anche segretario nazionale USPPI Medici. Di Marzo aveva puntato il dito contro «La assoluta inadeguatezza della assistenza psichiatrica come prevista dalle leggi vigenti, con gravissimi disagi sia per i pazienti che per le famiglie, che sono abbandonati dalla sanità pubblica e pesino nella acuzie, scompensi e trattamenti sanitari obbligatori, sono abbandonati nei pronto soccorso senza psichiatri disponibili e costretti a frequenti trasferimenti, anche fuori regione».