Attualità
Bambini vittime dei social? Il Garante dei minori in Puglia: «La colpa è di tutti»
Ludovico Abbaticchio: «L'assenza di amore e di attenzione verso i giovani, prima della famiglia e poi delle istituzioni, è cosa inaccettabile»
Puglia - lunedì 25 gennaio 2021
15.17 Comunicato Stampa
«Non ha più senso dare colpe ai social, ai genitori, alla scuola, agli amici del cuore che, attraverso l'utilizzo di questi strumenti, a volte educativi e spesso diseducativi, intrappolano o fanno crescere la conoscenza di una generazione che in realtà è sempre più lontana dal mondo cosiddetto "sano" degli adulti». Così il garante regionale dei minori e degli adolescenti, Ludovico Abbaticchio, in una nota, commenta quanto accaduto solo pochi giorni fa ad una bambina di 10 anni in Sicilia.
«Vedremo, come sempre, illustri psicologi e sociologi televisivi, o scrittori di libri del momento - prosegue - dare i loro pareri e le loro soluzioni su una generazione adolescenziale ormai persa e senza valori, su famiglie ormai disperate, su insegnanti incapaci e demotivati. Certo, i social nascondono trappole, insidie, pericoli, dalla crescita del bullismo, pornografia, ludopatia e altro, fino alla competizione, gioco che può portare anche alla morte una bambina di 10 anni. Parlare di più con loro, giocare, rispettarli come persone che possono anche scegliere è cosa utile. Ma il tempo per loro noi adulti lo abbiamo? Glielo dedichiamo?»
«Quando una bambina di dieci anni si stringe una cintura al collo non è colpa di TikTok o similari, non è colpa della famiglia, dei social, della scuola, degli amici: non è colpa di nessuno e, se lo è, è colpa di tutti - sottolinea Abbaticchio - I social non sono il male, anzi, proprio in questo periodo di pandemia, per molti sono stati una salvezza, un modo per darsi forza a vicenda, per tenere vivi i contatti, per lavorare, per studiare, per non sentirsi soli. L'assenza di amore e di attenzione verso i giovani, prima della famiglia e poi delle istituzioni, è cosa inaccettabile. Fa male non essere visti, non essere ascoltati, non avere nessuno vicino che ti chiede come stai, sentire intorno a sé il vuoto o il silenzio. Vogliamo dirlo una volta per tutte che i bambini passano troppo tempo da soli? TikTok, e simili social network, devono essere oscurati o fortemente limitati e controllati se in un sistema democratico non hanno capacità di autocontrollo, vogliamo parlare della identità digitale ad esempio? Ma non basta, bisogna affiancare i ragazzi, stare con loro e ascoltarli sul serio quando rispondono alle nostre domande. Insieme a comportamenti educativi da rigenerare, è necessario rafforzare il servizio e la funzione della Polizia Postale».
«Spesso gli adulti ritengono che l'adolescente debba imparare da solo, in parte giustamente, ma non è proprio così - conclude - L'adulto insegna loro a vivere il quotidiano con messaggi verbali e non verbali, deve insegnare la bellezza del sogno, della fantasia, immaginare insieme a loro i progetti che nelle loro menti realizzano e consolidano. Gli adulti devono ritornare anche al loro passato di adolescenti e rivivere la bellezza del coraggio giovanile, attraverso la speranza di un futuro più bello e più sereno. I nuovi sistemi di comunicazione fanno parte della loro e della nostra vita, impariamo a governarli con intelligenza, creiamo nuovi metodi scolastici di informazione attraverso l'educazione civica alla salute e all'uso del digitale».
«Vedremo, come sempre, illustri psicologi e sociologi televisivi, o scrittori di libri del momento - prosegue - dare i loro pareri e le loro soluzioni su una generazione adolescenziale ormai persa e senza valori, su famiglie ormai disperate, su insegnanti incapaci e demotivati. Certo, i social nascondono trappole, insidie, pericoli, dalla crescita del bullismo, pornografia, ludopatia e altro, fino alla competizione, gioco che può portare anche alla morte una bambina di 10 anni. Parlare di più con loro, giocare, rispettarli come persone che possono anche scegliere è cosa utile. Ma il tempo per loro noi adulti lo abbiamo? Glielo dedichiamo?»
«Quando una bambina di dieci anni si stringe una cintura al collo non è colpa di TikTok o similari, non è colpa della famiglia, dei social, della scuola, degli amici: non è colpa di nessuno e, se lo è, è colpa di tutti - sottolinea Abbaticchio - I social non sono il male, anzi, proprio in questo periodo di pandemia, per molti sono stati una salvezza, un modo per darsi forza a vicenda, per tenere vivi i contatti, per lavorare, per studiare, per non sentirsi soli. L'assenza di amore e di attenzione verso i giovani, prima della famiglia e poi delle istituzioni, è cosa inaccettabile. Fa male non essere visti, non essere ascoltati, non avere nessuno vicino che ti chiede come stai, sentire intorno a sé il vuoto o il silenzio. Vogliamo dirlo una volta per tutte che i bambini passano troppo tempo da soli? TikTok, e simili social network, devono essere oscurati o fortemente limitati e controllati se in un sistema democratico non hanno capacità di autocontrollo, vogliamo parlare della identità digitale ad esempio? Ma non basta, bisogna affiancare i ragazzi, stare con loro e ascoltarli sul serio quando rispondono alle nostre domande. Insieme a comportamenti educativi da rigenerare, è necessario rafforzare il servizio e la funzione della Polizia Postale».
«Spesso gli adulti ritengono che l'adolescente debba imparare da solo, in parte giustamente, ma non è proprio così - conclude - L'adulto insegna loro a vivere il quotidiano con messaggi verbali e non verbali, deve insegnare la bellezza del sogno, della fantasia, immaginare insieme a loro i progetti che nelle loro menti realizzano e consolidano. Gli adulti devono ritornare anche al loro passato di adolescenti e rivivere la bellezza del coraggio giovanile, attraverso la speranza di un futuro più bello e più sereno. I nuovi sistemi di comunicazione fanno parte della loro e della nostra vita, impariamo a governarli con intelligenza, creiamo nuovi metodi scolastici di informazione attraverso l'educazione civica alla salute e all'uso del digitale».