Eventi e cultura
"Nel Segno delle Intersezioni": a Bari torna il Festival delle Donne e dei Saperi di Genere
Presentate le attività in Mediateca Regionale Pugliese. Titti Caterina De Simone: «Questo evento restituisce il punto di vista delle donne sul mondo»
Bari - mercoledì 13 marzo 2019
14.36
Ritorna il Festival delle Donne e dei Saperi di Genere alla sua VIII edizione. Tra Bari e Matera in collaborazione con artisti, operatori culturali, insegnanti, associazioni enti ed istituzioni, saranno diverse le tematiche promosse da dibattiti, proiezioni e spettacoli dal 18 al 30 marzo. Il cinema e non solo per rendere popolari i temi complessi e difficili del nostri giorni. Conferenze, proiezioni, seminari, incontri e performance per preservare il nostro patrimonio collettivo culturale, per costruire un pensiero comune, per creare una rete di comunicazione e di scambio "Nel Segno delle Intersezioni". Sessistenza: Desiderio e Ontologia Sessuale; Sessismo e Razzismo: Transcinematografia Intersezionali e Queer; Studiare il genere e la sessualità nell'Università Italiana, verso una rete Nazionale.
Questa mattina in Mediateca Regionale Pugliese tutte le attività sono state presentate dalla direttrice artistica e ideatrice del Festival, Francesca R. Recchia Luciani. L'edizione 2019 del Festival è organizzata con il patrocinio di: Università degli Studi di Bari Aldo Moro – DISUM Dipartimento di Studi Umanistici e CISCuG Centro Interdipartimentale di Studi sulla Cultura di Genere; Regione Puglia – Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC); Teatro Pubblico Pugliese – Consorzio per le arti e la cultura; Apulia Film Commission – Centro Studi Ricerca e Formazione, Cineporti di Puglia, Mediateca Regionale Pugliese; Punti Cospicui – Associazione per le culture.
«Questo Festival - spiega Titti Caterina de Simone, Consigliera del Presidente della Regione Puglia - restituisce il punto di vista delle donne sul mondo, a partire dalle grandi riflessioni filosofiche e teoriche che riguardano le intersezioni e cioè la capacità di mettere in connessione quelle che sono diverse esperienze di margine di discriminazione ed espulsione dai canoni della cultura dominante di cui le donne sono estremamente portatrici, perché hanno una visione trasformativa del mondo. E questo festival rappresenta un po' questo, in più i temi che tocca ogni anno sono sempre più attuali da quello delle migrazioni quindi siamo tutti corpi migranti nel senso che abbiamo la necessità di ricostruire un senso comune, sul senso del nostro essere migranti, per la nostra esistenza, per come funziona il mondo e per gli effetti della globalizzazione contrastando le forme di razzismo di discriminazione che purtroppo in Europa e nel mondo aumentano».
Questa mattina in Mediateca Regionale Pugliese tutte le attività sono state presentate dalla direttrice artistica e ideatrice del Festival, Francesca R. Recchia Luciani. L'edizione 2019 del Festival è organizzata con il patrocinio di: Università degli Studi di Bari Aldo Moro – DISUM Dipartimento di Studi Umanistici e CISCuG Centro Interdipartimentale di Studi sulla Cultura di Genere; Regione Puglia – Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC); Teatro Pubblico Pugliese – Consorzio per le arti e la cultura; Apulia Film Commission – Centro Studi Ricerca e Formazione, Cineporti di Puglia, Mediateca Regionale Pugliese; Punti Cospicui – Associazione per le culture.
«Questo Festival - spiega Titti Caterina de Simone, Consigliera del Presidente della Regione Puglia - restituisce il punto di vista delle donne sul mondo, a partire dalle grandi riflessioni filosofiche e teoriche che riguardano le intersezioni e cioè la capacità di mettere in connessione quelle che sono diverse esperienze di margine di discriminazione ed espulsione dai canoni della cultura dominante di cui le donne sono estremamente portatrici, perché hanno una visione trasformativa del mondo. E questo festival rappresenta un po' questo, in più i temi che tocca ogni anno sono sempre più attuali da quello delle migrazioni quindi siamo tutti corpi migranti nel senso che abbiamo la necessità di ricostruire un senso comune, sul senso del nostro essere migranti, per la nostra esistenza, per come funziona il mondo e per gli effetti della globalizzazione contrastando le forme di razzismo di discriminazione che purtroppo in Europa e nel mondo aumentano».