Cronaca
Omicidio a Santo Spirito, sull'asfalto repertate ben 45 macchie di sangue
Potrebbero essere cadute dal coltello usato dall'assassino durante la fuga verso via Napoli
Bari - giovedì 9 gennaio 2025
9.41
Ben 45 tracce ematiche causate dalla rapida sgocciolatura di sangue caduta dal coltello dell'omicida, fuggito presumibilmente in via Napoli. Oppure l'ipotesi che la vittima si sia difesa, ferendo il suo aggressore e che il sangue trovato in particolare lungo la strada oltre che nell'abitazione possa appartenere all'assassino.
Quelle stesse tracce, recuperate fra via Torino e le vicine via principessa Mafalda e via principessa Iolanda, si perdono dopo alcuni metri, quasi a volere dire che l'aggressore del barese Francesco Dogna, il 63 anni che ha perso la vita ieri a Santo Spirito, ucciso da numerose coltellate - se effettivamente ferito -, sia salito su una auto oppure su una moto, riuscendo a dileguarsi in fretta. E dunque, salendo sul mezzo, la perdita di sangue non ha più lasciato tracce sul manto stradale.
A ventiquattrore dal delitto che ha scosso il quartiere Santo Spirito, a nord di Bari, è caccia aperta all'autore, riuscito a scappare. Colpi violenti, il tonfo di oggetti rovesciati sul pavimento e un'abitazione al pianterreno, quella al civico 12 di via Torino, nei pressi di piazza dei Mille, sottosopra, in completo disordine. È stata la sorella con un amico, insospettiti dal non sentirlo da ieri, ad allertare i soccorsi al numero 112 dopo aver trovato il cadavere del fratello in una pozza di sangue.
Il killer, evidentemente, si è dileguato a piedi lasciando il corpo di Dogna, che in quell'abitazione viveva da solo e non aveva figli, disteso a pancia in giù all'interno del salotto, al piano superiore dell'immobile. È lì che deve avergli inferto gli ultimi fendenti fatali. A niente sono valsi i soccorsi prestati dagli operatori sanitari del 118: per l'uomo, privo di precedenti o di segnalazioni, non vi è stato più nulla da fare. È morto a causa delle ferite inferte con un'arma da taglio e per emorragia.
Non è dato sapere che cosa sia accaduto, in quell'appartamento, nei maledetti istanti che hanno preceduto la tragedia avvenuta alla periferia nord. Forse una lite o un chiarimento improvviso culminato con la voglia di colpire. Di uccidere. Tutto da ricostruire, in queste ore, il movente: le ipotesi ricadono su motivi personali, visto lo stato di incensuratezza di Dogna, dipendente di Exprivia, azienda di Molfetta specializzata nella progettazione e nello sviluppo di tecnologie software.
Soltanto una ricostruzione iniziale, di partenza, che si appoggia su pochi aspetti, in un fascicolo d'inchiesta finito sulla scrivania del pubblico ministero di turno della Procura della Repubblica di Bari, Carla Spagnuolo, arrivata personalmente sul posto con il medico legale e i Carabinieri, a cui ora sono affidate le indagini.
Quelle stesse tracce, recuperate fra via Torino e le vicine via principessa Mafalda e via principessa Iolanda, si perdono dopo alcuni metri, quasi a volere dire che l'aggressore del barese Francesco Dogna, il 63 anni che ha perso la vita ieri a Santo Spirito, ucciso da numerose coltellate - se effettivamente ferito -, sia salito su una auto oppure su una moto, riuscendo a dileguarsi in fretta. E dunque, salendo sul mezzo, la perdita di sangue non ha più lasciato tracce sul manto stradale.
A ventiquattrore dal delitto che ha scosso il quartiere Santo Spirito, a nord di Bari, è caccia aperta all'autore, riuscito a scappare. Colpi violenti, il tonfo di oggetti rovesciati sul pavimento e un'abitazione al pianterreno, quella al civico 12 di via Torino, nei pressi di piazza dei Mille, sottosopra, in completo disordine. È stata la sorella con un amico, insospettiti dal non sentirlo da ieri, ad allertare i soccorsi al numero 112 dopo aver trovato il cadavere del fratello in una pozza di sangue.
Il killer, evidentemente, si è dileguato a piedi lasciando il corpo di Dogna, che in quell'abitazione viveva da solo e non aveva figli, disteso a pancia in giù all'interno del salotto, al piano superiore dell'immobile. È lì che deve avergli inferto gli ultimi fendenti fatali. A niente sono valsi i soccorsi prestati dagli operatori sanitari del 118: per l'uomo, privo di precedenti o di segnalazioni, non vi è stato più nulla da fare. È morto a causa delle ferite inferte con un'arma da taglio e per emorragia.
Non è dato sapere che cosa sia accaduto, in quell'appartamento, nei maledetti istanti che hanno preceduto la tragedia avvenuta alla periferia nord. Forse una lite o un chiarimento improvviso culminato con la voglia di colpire. Di uccidere. Tutto da ricostruire, in queste ore, il movente: le ipotesi ricadono su motivi personali, visto lo stato di incensuratezza di Dogna, dipendente di Exprivia, azienda di Molfetta specializzata nella progettazione e nello sviluppo di tecnologie software.
Soltanto una ricostruzione iniziale, di partenza, che si appoggia su pochi aspetti, in un fascicolo d'inchiesta finito sulla scrivania del pubblico ministero di turno della Procura della Repubblica di Bari, Carla Spagnuolo, arrivata personalmente sul posto con il medico legale e i Carabinieri, a cui ora sono affidate le indagini.