Cronaca
Omicidio Bruna Bovino a Mola di Bari, annullata l'assoluzione dell'ex amante
La decisione della Cassazione. Il processo d'appello dovrà essere celebrato di nuovo
Bari - sabato 11 gennaio 2020
11.32
Un nuovo processo dovrà stabilire fu Antonio Colamonico a uccidere l'ex amante Bruna Bovino, 29enne italo-brasiliana assassinata nel suo centro estetico a Mola di Bari il 12 dicembre 2013. La decisione è stata presa dalla Corte di Cassazione, che ha annullato con rinvio la sentenza del 2018 con cui la Corte d'Appello di Bari aveva assolto Colamonico, ex amante della vittima, per non aver commesso il fatto. In primo grado l'imputato era stato condannato a 25 anni di reclusione.
L'arresto risale al 2014, con le accuse di omicidio volontario e incendio doloso: secondo l'accusa Colamonico aveva appiccato il fuoco per cancellare le tracce dell'omicidio di Bruna Bovino. Il corpo della donna fu trovato quasi completamente carbonizzato sul pavimento all'interno del centro estetico di Mola di Bari, dopo essere stata raggiunta da 20 colpi di forbici e poi strangolata. Accanto al cadavere furono ritrovate tracce di sangue e indumenti.
La sentenza di assoluzione fu emanata dalla Corte d'Appello di Bari in base a una nuova pista non battuta durante le indagini. Fra le mani di Bruna Bovino vennero ritrovati alcuni capelli rossi, secondo la difesa di Colamonico appartenenti al vero assassino della giovane. In seguito arrivò il ricorso di alcune associazioni antiviolenza, della Procura di Bari e delle parti civili: la famiglia di Bruna riteneva, infatti, che i capelli appartenessero alla vittima stessa, che se li sarebbe strappati con le mani sporche di sangue nel tentativo di divincolarsi dallo strangolamento. Ipotesi che ha portato la Cassazione ad accogliere il ricorso presentato dalla Procura di Bari e dalle parti civili.
L'arresto risale al 2014, con le accuse di omicidio volontario e incendio doloso: secondo l'accusa Colamonico aveva appiccato il fuoco per cancellare le tracce dell'omicidio di Bruna Bovino. Il corpo della donna fu trovato quasi completamente carbonizzato sul pavimento all'interno del centro estetico di Mola di Bari, dopo essere stata raggiunta da 20 colpi di forbici e poi strangolata. Accanto al cadavere furono ritrovate tracce di sangue e indumenti.
La sentenza di assoluzione fu emanata dalla Corte d'Appello di Bari in base a una nuova pista non battuta durante le indagini. Fra le mani di Bruna Bovino vennero ritrovati alcuni capelli rossi, secondo la difesa di Colamonico appartenenti al vero assassino della giovane. In seguito arrivò il ricorso di alcune associazioni antiviolenza, della Procura di Bari e delle parti civili: la famiglia di Bruna riteneva, infatti, che i capelli appartenessero alla vittima stessa, che se li sarebbe strappati con le mani sporche di sangue nel tentativo di divincolarsi dallo strangolamento. Ipotesi che ha portato la Cassazione ad accogliere il ricorso presentato dalla Procura di Bari e dalle parti civili.