Cronaca
Guerra di mafia nel 2018, omicidio Andolfi: condanne definitive per 7 arrestati
I reati avvennero a Carrassi, riconducibili al contrasto tra i clan Palermiti-Anemolo, egemoni nel quartiere, e Capriati
Bari - lunedì 27 maggio 2024
10.07
Uccisero un rivale e poi ne occultarono il cadavere. 7 persone sono state arrestate dai Carabinieri del Comando Provinciale di Bari che hanno eseguito altrettanti ordini di carcerazione, emessi dalla Procura Generale della Corte d'Appello di Bari, dopo le sentenze definitive di condanna, per reati gravi commessi a Carrassi.
L'attività investigativa svolta dai militari, risalente al 2018, coordinata dall'Antimafia di Bari e le relative condanne si riferiscono al contrasto tra due organizzazioni mafiose per il controllo del territorio e a due fatti di sangueì: l'omicidio di Fabiano Andolfi, affiliato al clan Anemolo e transitato nelle fila dei Capriati, commesso a Bari il 14 gennaio 2018, e il tentato omicidio di Filippo Cucumazzo, ritenuto uno degli autori materiali dell'omicidio Andolfi, commesso a Bari il 7 giugno 2018.
Dalle indagini, condotte dopo l'omicidio, sono emersi gravi indizi nei confronti di Vincenzo Anemolo e di Francesco Cascella, in qualità di mandanti, ma anche nei confronti di Filippo Cucumazzo, Domenico Giannini, Donato Maurizio Di Cosmo e Giovanni De Benedictis in qualità di esecutori materiali. L'attività investigativa ha permesso di inquadrare l'evento nella guerra di mafia tra i clan Palermiti-Anemolo e il clan Capriati, che si stava affacciando nella stessa fetta di territorio.
La matrice dell'evento creò un clima di tensione, da cui fu tratto il nome dell'operazione, "Alta Tensione", che fu segnato da alcune scorrerie armate. La situazione pericolosa rese necessari numerosi interventi da parte degli investigatori fra cui l'arresto di Roberto Mele (fratellastro di Fabiano Andolfi che, per vendetta, aveva consumato una rapina a mano armata e si aggirava per Carrassi alla ricerca dei suoi nemici) per la detenzione di una pistola calibro 9 millimetri Parabellum.
Le fibrillazioni armate nel clan Anemolo portarono ad altri interventi: Vincenzo Anemolo aveva ordinato il delitto di Filippo Cucumazzo che, scampato all'agguato (7 giugno 2018), si rese protagonista di una caccia all'uomo finalizzata a eliminare sia gli attentatori sia il mandante Anemolo. Furono arrestati Giuseppe Caputo e Giovanni De Benedictis (già autori del tentato omicidio di Filippo Cucumazzo) sorpresi con una pistola, un giubbotto antiproiettile, guanti e passamontagna.
Il 10 luglio 2018 fu la volta di Cucumazzo, arrestato poiché sorpreso in luogo pubblico una pistola calibro 6,35 millimetri di provenienza illecita. Le pene inflitte ai tre responsabili oscillano tra i 20 e i 17 anni, per omicidio, tentato omicidio, distruzione, soppressione e occultamento di cadavere porto e di detenzione di armi.
L'attività investigativa svolta dai militari, risalente al 2018, coordinata dall'Antimafia di Bari e le relative condanne si riferiscono al contrasto tra due organizzazioni mafiose per il controllo del territorio e a due fatti di sangueì: l'omicidio di Fabiano Andolfi, affiliato al clan Anemolo e transitato nelle fila dei Capriati, commesso a Bari il 14 gennaio 2018, e il tentato omicidio di Filippo Cucumazzo, ritenuto uno degli autori materiali dell'omicidio Andolfi, commesso a Bari il 7 giugno 2018.
Dalle indagini, condotte dopo l'omicidio, sono emersi gravi indizi nei confronti di Vincenzo Anemolo e di Francesco Cascella, in qualità di mandanti, ma anche nei confronti di Filippo Cucumazzo, Domenico Giannini, Donato Maurizio Di Cosmo e Giovanni De Benedictis in qualità di esecutori materiali. L'attività investigativa ha permesso di inquadrare l'evento nella guerra di mafia tra i clan Palermiti-Anemolo e il clan Capriati, che si stava affacciando nella stessa fetta di territorio.
La matrice dell'evento creò un clima di tensione, da cui fu tratto il nome dell'operazione, "Alta Tensione", che fu segnato da alcune scorrerie armate. La situazione pericolosa rese necessari numerosi interventi da parte degli investigatori fra cui l'arresto di Roberto Mele (fratellastro di Fabiano Andolfi che, per vendetta, aveva consumato una rapina a mano armata e si aggirava per Carrassi alla ricerca dei suoi nemici) per la detenzione di una pistola calibro 9 millimetri Parabellum.
Le fibrillazioni armate nel clan Anemolo portarono ad altri interventi: Vincenzo Anemolo aveva ordinato il delitto di Filippo Cucumazzo che, scampato all'agguato (7 giugno 2018), si rese protagonista di una caccia all'uomo finalizzata a eliminare sia gli attentatori sia il mandante Anemolo. Furono arrestati Giuseppe Caputo e Giovanni De Benedictis (già autori del tentato omicidio di Filippo Cucumazzo) sorpresi con una pistola, un giubbotto antiproiettile, guanti e passamontagna.
Il 10 luglio 2018 fu la volta di Cucumazzo, arrestato poiché sorpreso in luogo pubblico una pistola calibro 6,35 millimetri di provenienza illecita. Le pene inflitte ai tre responsabili oscillano tra i 20 e i 17 anni, per omicidio, tentato omicidio, distruzione, soppressione e occultamento di cadavere porto e di detenzione di armi.