Cronaca
Omicidio Di Giacomo, dalle sedute del 2019 alla causa per "shock midollare"
La figlia del presunto killer è stata ascoltata come persona informata dei fatti. Scontenta dall'operato del medico, ha avviato un'azione civile
Bari - venerdì 17 maggio 2024
10.06
Ha una data precisa, il 5 settembre 2019, la seduta di fisioterapia che avrebbe scatenato la rabbia di Salvatore Vassalli verso Mauro Di Giacomo: il primo, operaio 59enne di Canosa in Puglia, è accusato del delitto del secondo, avvenuto a Bari. Un omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e anche dalla crudeltà.
L'inizio del rapporto conflittuale tra una delle figlie di Vassalli, Ornella, e il medico originario di Lavello, ucciso il 18 dicembre scorso a Poggiofranco, in via Tauro, è datato, appunto, 5 settembre 2019, quando la donna si era sottoposta, nella prima e nell'unica seduta, ad un trattamento nello studio privato di via Tridente in cui lavorava Di Giacomo. Dopo quella seduta, Vassalli aveva contattato nuovamente il medico lamentando vari malesseri: dolori alle braccia e nella zona cervicale.
La donna, accompagnata da un parente, su invito del medico, era tornata a Bari, «laddove Di Giacomo eseguiva un'altra manipolazione, suggerendo alla paziente l'assunzione di antinfiammatori in caso di persistenza delle dolenzie lamentate». La Vassalli ha detto che quella circostanza era stata l'ultima nella quale aveva sentito Di Giacomo, prima di rivolgersi altrove e di affidarsi ad un medico di Barletta grazie al quale «aveva recuperato una condizione accettabile di benessere».
Da quel periodo in poi, nessun nuovo incontro fra i due, mentre alla donna, di 30 anni, «gli esiti degli esami diagnostici che le venivano prescritti indicavano come costei fosse stata vittima di uno "shock midollare", ritenuto la conseguenza delle manovre poste in essere» da Di Giacomo. Una perizia che la donna, docente di discipline pittoriche in provincia di Viterbo, aveva allegato alla causa civile intentata con un avvocato nei confronti del fisioterapista per la «colpa professionale».
Di parere opposto il fisioterapista, ma anche il perito che in giudizio, al Tribunale di Trani, aveva ipotizzato una invalidità fra il 3 e il 4%. «Con riguardo all''udienza svoltasi il 7 dicembre», e poi rinviata al 23 maggio 2024, per l'esame delle richieste istruttorie delle parti, «la Vassalli dichiarava di avere ricevuto una mail dal suo avvocato, l'8 dicembre (10 giorni prima del delitto), e di averla letta qualche giorno dopo, comunque prima del decesso di Di Giacomo», avvenuto il 18 dicembre.
Nella comunicazione la legale che difende la 30enne le comunicava che l'avvocato era «avrebbe sentito l'assicurazione per tentare di definire bonariamente» la vicenda. Insomma, la storia sembrava chiudersi con un accordo. Che cosa sarebbe successo dopo quella mail relativa all'udienza, la donna sembra non saperlo.
L'inizio del rapporto conflittuale tra una delle figlie di Vassalli, Ornella, e il medico originario di Lavello, ucciso il 18 dicembre scorso a Poggiofranco, in via Tauro, è datato, appunto, 5 settembre 2019, quando la donna si era sottoposta, nella prima e nell'unica seduta, ad un trattamento nello studio privato di via Tridente in cui lavorava Di Giacomo. Dopo quella seduta, Vassalli aveva contattato nuovamente il medico lamentando vari malesseri: dolori alle braccia e nella zona cervicale.
La donna, accompagnata da un parente, su invito del medico, era tornata a Bari, «laddove Di Giacomo eseguiva un'altra manipolazione, suggerendo alla paziente l'assunzione di antinfiammatori in caso di persistenza delle dolenzie lamentate». La Vassalli ha detto che quella circostanza era stata l'ultima nella quale aveva sentito Di Giacomo, prima di rivolgersi altrove e di affidarsi ad un medico di Barletta grazie al quale «aveva recuperato una condizione accettabile di benessere».
Da quel periodo in poi, nessun nuovo incontro fra i due, mentre alla donna, di 30 anni, «gli esiti degli esami diagnostici che le venivano prescritti indicavano come costei fosse stata vittima di uno "shock midollare", ritenuto la conseguenza delle manovre poste in essere» da Di Giacomo. Una perizia che la donna, docente di discipline pittoriche in provincia di Viterbo, aveva allegato alla causa civile intentata con un avvocato nei confronti del fisioterapista per la «colpa professionale».
Di parere opposto il fisioterapista, ma anche il perito che in giudizio, al Tribunale di Trani, aveva ipotizzato una invalidità fra il 3 e il 4%. «Con riguardo all''udienza svoltasi il 7 dicembre», e poi rinviata al 23 maggio 2024, per l'esame delle richieste istruttorie delle parti, «la Vassalli dichiarava di avere ricevuto una mail dal suo avvocato, l'8 dicembre (10 giorni prima del delitto), e di averla letta qualche giorno dopo, comunque prima del decesso di Di Giacomo», avvenuto il 18 dicembre.
Nella comunicazione la legale che difende la 30enne le comunicava che l'avvocato era «avrebbe sentito l'assicurazione per tentare di definire bonariamente» la vicenda. Insomma, la storia sembrava chiudersi con un accordo. Che cosa sarebbe successo dopo quella mail relativa all'udienza, la donna sembra non saperlo.