
Cronaca
Omicidio Dogna, attesa per domani la convalida del fermo di Rizzi
L'uomo, rinchiuso nel carcere di Bari, ha confessato: il delitto al culmine di una lite per questioni di droga e soldi
Bari - mercoledì 15 gennaio 2025
22.35
La confessione non basta. E nemmeno gli elementi raccolti finora. Le tracce di sangue, i filmati della videosorveglianza, le celle telefoniche, il gps della sua Ford Focus, la certezza che fosse stato l'ultimo inquilino della casa, le descrizioni dei testimoni, sono tutti tasselli che hanno permesso di ricomporre l'intera vicenda.
Fino ad incastrare Antonio Rizzi, 42enne pregiudicato barese residente a Bitritto, trascinato in carcere, a Bari, per l'omicidio di Francesco Dogna, 63enne di Santo Spirito, trovato morto il 7 gennaio scorso nella sua dimora di via Torino. Prima la lite, poi l'omicidio. Brutale, crudele come l'aggravante (della crudeltà) contestata dal sostituto procuratore della Procura della Repubblica di Bari, Carla Spagnuolo, all'uomo, autore di una rapina ad una tabaccheria di via Dalmazia, nel 2013.
Il 42enne, sposato, è stato individuato dai Carabinieri della Compagnia di Bari San Paolo, lunedì, mentre forse stava progettando una fuga. Prima il fermo, poi la confessione, mentre la decisione del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Antonella Cafagna, sulla convalida è attesa per oggi. Nel pomeriggio di ieri si è svolta l'udienza: l'indagato, accusato di omicidio volontario pluriaggravato dalla crudeltà e dai futili motivi, ha risposto alle domande della giudice.
Nel corso del primo interrogatorio, avvenuto nella caserma dell'Arma lungo via Franco, al San Paolo, subito dopo il fermo, Rizzi aveva confessato il delitto. Dietro l'omicidio, avvenuto al culmine di una lite tra i due ci sarebbe un'intricata storia di droga e denaro, «un movente rappresentato dalla verosimile volontà di ottenere una somma di soldi da Dogna in ragione delle difficoltà economiche in cui Rizzi versa». Ma perché abbia effettivamente agito, ancora non si sa con certezza.
Il suo è stato un feroce assalto con almeno due armi, un coltello e un altro oggetto contundente, per un totale di 85 colpi inferti alla vittima, trovata priva di vita nel salotto dalla sorella e da un suo amico. Troppo forte, un simile delitto, il primo del 2025 a Bari. Incomprensibile, vista la vita irreprensibile di Dogna, impiegato presso la multinazionale Exprivia di Molfetta per la quale lavorava in smartworking. Bisogna continuare a scavare, dunque. E a fondo, anche se il caso è chiuso.
Da quanto emerso, Dogna e il suo killer si conoscevano da oltre 10 anni. Ad alcuni amici, però, Dogna avrebbe detto - come riferito dagli stessi agli inquirenti - di una frequentazione con una persona. «Quello è un malavitoso, maledico il giorno in cui l'ho invitato a casa... è di Japigia», avrebbe confidato Dogna ad un amico.
Fino ad incastrare Antonio Rizzi, 42enne pregiudicato barese residente a Bitritto, trascinato in carcere, a Bari, per l'omicidio di Francesco Dogna, 63enne di Santo Spirito, trovato morto il 7 gennaio scorso nella sua dimora di via Torino. Prima la lite, poi l'omicidio. Brutale, crudele come l'aggravante (della crudeltà) contestata dal sostituto procuratore della Procura della Repubblica di Bari, Carla Spagnuolo, all'uomo, autore di una rapina ad una tabaccheria di via Dalmazia, nel 2013.
Il 42enne, sposato, è stato individuato dai Carabinieri della Compagnia di Bari San Paolo, lunedì, mentre forse stava progettando una fuga. Prima il fermo, poi la confessione, mentre la decisione del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Antonella Cafagna, sulla convalida è attesa per oggi. Nel pomeriggio di ieri si è svolta l'udienza: l'indagato, accusato di omicidio volontario pluriaggravato dalla crudeltà e dai futili motivi, ha risposto alle domande della giudice.
Nel corso del primo interrogatorio, avvenuto nella caserma dell'Arma lungo via Franco, al San Paolo, subito dopo il fermo, Rizzi aveva confessato il delitto. Dietro l'omicidio, avvenuto al culmine di una lite tra i due ci sarebbe un'intricata storia di droga e denaro, «un movente rappresentato dalla verosimile volontà di ottenere una somma di soldi da Dogna in ragione delle difficoltà economiche in cui Rizzi versa». Ma perché abbia effettivamente agito, ancora non si sa con certezza.
Il suo è stato un feroce assalto con almeno due armi, un coltello e un altro oggetto contundente, per un totale di 85 colpi inferti alla vittima, trovata priva di vita nel salotto dalla sorella e da un suo amico. Troppo forte, un simile delitto, il primo del 2025 a Bari. Incomprensibile, vista la vita irreprensibile di Dogna, impiegato presso la multinazionale Exprivia di Molfetta per la quale lavorava in smartworking. Bisogna continuare a scavare, dunque. E a fondo, anche se il caso è chiuso.
Da quanto emerso, Dogna e il suo killer si conoscevano da oltre 10 anni. Ad alcuni amici, però, Dogna avrebbe detto - come riferito dagli stessi agli inquirenti - di una frequentazione con una persona. «Quello è un malavitoso, maledico il giorno in cui l'ho invitato a casa... è di Japigia», avrebbe confidato Dogna ad un amico.