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Cronaca
Omicidio Ladisa: condannato a 18 anni e 6 mesi il cognato Musciacchio
La Corte d'Assise ha concesso le attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti contestate, la Procura aveva chiesto 21 anni
Bari - giovedì 20 marzo 2025
15.51
La Corte di Assise di Bari ha condannato a 18 anni e 6 mesi di reclusione il 36enne Daniele Musciacchio, finito a processo per l'omicidio di Nicola Ladisa, ucciso per strada il 28 dicembre 2023 con sette colpi di pistola a Bari, in via Bux, nel quartiere Libertà. La Procura della Repubblica aveva chiesto la condanna a 21 anni.
La Corte, invece, come chiesto dal pubblico ministero titolare del fascicolo, Giuseppe Dentamaro, ha concesso le attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti contestate. Musciacchio, inoltre, difeso dall'avvocato Raffaele Quarta e tuttora detenuto in carcere, è stato anche condannato a risarcire la moglie e la figlia della vittima, costituite parte civile e assistite entrambe dall'avvocato Eugenio Cavalcanti e nei cui confronti è stata prevista una provvisionale da 50mila euro a testa.
Ladisa, 42 anni, era il cognato del suo presunto killer, e il movente del delitto sarebbe legato a dissapori di natura economica relativi ad un'eredità lasciata ai figli dal padre della vittima, morto qualche settimana prima. I due litigavano spesso ed era già successo che si passasse alle vie di fatto con aggressioni fisiche che in due occasioni la sorella ha anche denunciato. Alle ore 09.00 di quel giorno, poi, Muschiacchio ha ucciso il cognato, prima di essere arrestato poche ore dopo.
Inizialmente l'imputato aveva spiegato di essersi difeso da un'aggressione, di aver raccolto l'arma che Ladisa impugnava e che nella colluttazione gli era caduta e di avere premuto il grilletto contro il cognato. In una lettera autografa scritta in occasione di una delle udienze, il 35enne ha confessato che la pistola era la sua.
La Corte, invece, come chiesto dal pubblico ministero titolare del fascicolo, Giuseppe Dentamaro, ha concesso le attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti contestate. Musciacchio, inoltre, difeso dall'avvocato Raffaele Quarta e tuttora detenuto in carcere, è stato anche condannato a risarcire la moglie e la figlia della vittima, costituite parte civile e assistite entrambe dall'avvocato Eugenio Cavalcanti e nei cui confronti è stata prevista una provvisionale da 50mila euro a testa.
Ladisa, 42 anni, era il cognato del suo presunto killer, e il movente del delitto sarebbe legato a dissapori di natura economica relativi ad un'eredità lasciata ai figli dal padre della vittima, morto qualche settimana prima. I due litigavano spesso ed era già successo che si passasse alle vie di fatto con aggressioni fisiche che in due occasioni la sorella ha anche denunciato. Alle ore 09.00 di quel giorno, poi, Muschiacchio ha ucciso il cognato, prima di essere arrestato poche ore dopo.
Inizialmente l'imputato aveva spiegato di essersi difeso da un'aggressione, di aver raccolto l'arma che Ladisa impugnava e che nella colluttazione gli era caduta e di avere premuto il grilletto contro il cognato. In una lettera autografa scritta in occasione di una delle udienze, il 35enne ha confessato che la pistola era la sua.