giuseppe satriano
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Attualità

Omicidio Singh, il vescovo: "Non ci arrenderemo alla tirannia dell’indifferenza"

Monsignor Satriano ha scritto una lettera molto diretta e forte indirizzata proprio alla vittima

Una lunga e dura lettera, indirizzata direttamente al "carissimo fratello Singh", vittima di una violenza assurda e brutale, è stata scritta ieri sera dall'arcivescovo di Bari-Bitonto, monsignor Giuseppe Satriano.


"Perdonami se solo ora la mia penna riesce a indirizzarti queste parole che forse riterrai inutili, perché tardive, ma alla luce di quanto emerso dalle indagini sul tuo assassinio, non potevo non scrivere - si legge -. Mi sei caro in quanto fratello, e carissimo perché il sogno di vita che ha animato e sostenuto il tuo peregrinare, sino in Italia, a Ceglie, è stato banalmente violato, distrutto per sempre. La terra che ti ha generato, l'India, con i suoi colori e i profumi delle spezie di oriente, non ti vedrà più fare ritorno".


La lettera prosegue con parole molto forti, che dovrebbero davvero far riflettere tutti, non solo chi ha commesso un gesto difficile da comprendere, ma anche tutta la società intorno colpevole tanto quanto chi ha premuto il grilletto.
"Perdonami, caro Singh, e perdona il silenzio assordante con cui abbiamo coperto le condizioni disumane di vita non solo tue, ma di tanti fratelli e sorelle presenti nelle nostre opulente realtà, spesso sorde al grido di aiuto che sale dal cuore dei poveri - prosegue la lettera -. Sì, i poveri, tutti i poveri, senza distinzione di nazionalità o di colore della pelle. Sembra che i poveri non abbiano né storia, né futuro, ma soprattutto che non abbiano diritto di cittadinanza nella società del benessere. Nonostante i ripetuti appelli del Papa, i nostri tessuti sociali sono ancora inclini a emarginare e scartare, creando quei vuoti esistenziali, privi di valori, nei quali facciamo crescere i nostri figli. Figli che, da nostri, si trasformano in "mostri", perché ci siamo dimenticati anche di loro".


Un richiamo a tutti noi a non parlare solamente, ma ad agire concretamente ogni giorno dimostrando con le nostre azione ciò che siamo bravi a dire solo a parole nella maggior parte dei casi.
"Caro Singh, è doloroso registrare la "banalità" con cui il male è entrato nella tua vita, uccidendola - si legge ancora -. Ma è altrettanto triste prendere coscienza che tale "banalità del male" è generata dalle nostre scelte miopi e dall'indifferenza con cui spesso conduciamo le nostre esistenze. Così trasmettiamo l'idea che persone come te, e tanti altri nelle tue condizioni, siate vite senza valore, che contano poco, se non addirittura niente. Perdono, caro Singh. Chissà quanti pensieri nel tuo cuore, mentre quella pallottola partiva da una pistola che, nelle mani di due adolescenti, sembrava essere solo un giocattolo. Avrai pensato ai tuoi cari e all'assurdità di quanto stava accadendo".


E alla fine Satriano lancia un messaggio importante, rivolto a tutti coloro che ogni giorno lavorano sul campo e lottano per una società migliore in cui i giovani possano avere altre prospettive.
"Ti prometto che non ci arrenderemo con docilità alla tirannia dell'indifferenza. Non dimenticheremo te e il tuo assurdo sacrificio, ci impegneremo ad accorgerci di chi oggi vive nelle tue stesse condizioni, ci impegneremo a occuparci dei ragazzi che non hanno saputo riconoscere in te un uomo come loro, ci impegneremo con tutte le nostre forze a vivere a occhi aperti. Tu, se puoi, perdonaci e, dall'alto, per favore, aiutaci a essere tutti più umani", conclude.
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