Cronaca
Operazione anticaporalato, in azione i Carabinieri in provincia di Bari
In carcere un uomo e una donna: la manodopera operava nei comuni di Cassano Murge, Turi, Acquaviva Delle Fonti e Rutigliano
Bari - giovedì 6 giugno 2024
9.15 Comunicato Stampa
Il Comando Provinciale Carabinieri di Bari ed il Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro (NIL) di Bari - hanno eseguito un provvedimento emesso dal GIP del Tribunale di Bari con il quale è stata disposta la misura della custodia cautelare in carcere nei confronti di due persone, un uomo ed una donna, ritenute responsabili, fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa, del reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. L'attività investigativa, denominata convenzionalmente "Caporalis", ha interessato la campagna agricola nel periodo maggio-luglio 2021, nonché l'attualizzazione delle due posizioni al termine dell'indagine nel mese di giugno 2023. Nel corso dell'attività è stato possibile accertare l'esistenza di una struttura ben articolata di soggetti (2 "caporali" attinti da misura e 12 titolari di 10 aziende) che, in concorso tra loro, operando nei comuni di Cassano Murge, Turi, Acquaviva Delle Fonti e Rutigliano, reclutavano ed impiegavano manodopera mediante l'attività di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, il tutto in violazione delle norme di sicurezza nei luoghi di lavoro.
Le articolate indagini poste in essere dall'Arma di Cassano delle Murge e dal Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro (NIL) di Bari, condotte mediante servizi di osservazione, controllo e pedinamento e per mezzo di attività tecniche, supportate, inoltre, da dichiarazioni di lavoratori, trae origine da una denuncia presentata presso il Comando di Cassano delle Murge da una donna oggetto di sfruttamento da parte dei destinatari dell'odierna misura restrittiva. Successivamente alla denuncia, si avviavano le attività tecniche e gli accertamenti sul campo, corroborate da copiose verifiche documentali, centinaia di riscontri telematici sulle banche dati delle FF.PP. e dell'INPS, accessi ispettivi nelle aziende, controllo dei datori di lavoro ed escussione della manodopera sfruttata. Le complesse attività d'indagine hanno consentito di identificare complessivamente 68 lavoratori in nero (66 italiani e 2 stranieri) reclutati dai "caporali" al fine di essere sottoposti a condizioni di sfruttamento, approfittando del loro stato di bisogno, ricorrendo alla reiterata corresponsione di retribuzioni in modo palesemente difforme dai contratti collettivi nazionali e territoriali stipulati dalle organizzazioni sindacali o comunque sproporzionate rispetto alla quantità e qualità del lavoro prestato. Gli stessi lavoratori venivano minacciati dai "caporali", i quali si vantavano di essere imparentati a soggetti affiliati a noti clan camorristici di Bari. Relativamente alle retribuzioni, si accertava che la manodopera veniva sottopagata (circa 4,60 € l'ora a fronte dei circa 11 € previsti per legge). Nel contempo, veniva accertato che 25 lavoratori impiegati in nero, erano percettori di reddito di cittadinanza. Nel medesimo contesto sono state appurate condizioni di lavoro in violazione delle norme previste dal T.U. Sicurezza nei Luoghi di Lavoro, controllate e sanzionate nr. 10 imprese agricole, le quali assumevano, impiegavano e sfruttavano manodopera mediante l'attività di intermediazione condotta dai 2 "caporali".
Nel corso dell'indagine, a riscontro delle attività tecniche e dei connessi servizi di osservazione controllo e pedinamento, sono state documentate le dazioni di denaro tra "caporali" e titolari d'Azienda attive nel settore agroalimentare; sequestrati alcuni quaderni manoscritti "c.d. libri mastro", sui quali gli intermediari annotavano tutte le giornate di presenza della manodopera, appunti necessari a contabilizzare la loro attività illecita.
Il procedimento penale, nel quale sono contestati complessivamente 10 capi d'imputazione, oltre alle due persone arrestate, vede iscritte 12 persone indagate dei medesimi reati, in concorso tra loro e a vario titolo.
È importante sottolineare che il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e che, all'esecuzione delle misure cautelari odierne, seguirà l'interrogatorio di garanzia e il confronto con la difesa degli indagati, la cui eventuale colpevolezza, in ordine ai reati contestati, dovrà essere accertata in sede di processo nel contraddittorio tra le parti. L'operazione odierna testimonia la costante attenzione dell'Autorità Giudiziaria e dell'Arma dei Carabinieri al delicato fenomeno del cd. "caporalato", evidenziando il ruolo delle Istituzioni quale punto di riferimento per un'efficace azione di contrasto.
Le articolate indagini poste in essere dall'Arma di Cassano delle Murge e dal Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro (NIL) di Bari, condotte mediante servizi di osservazione, controllo e pedinamento e per mezzo di attività tecniche, supportate, inoltre, da dichiarazioni di lavoratori, trae origine da una denuncia presentata presso il Comando di Cassano delle Murge da una donna oggetto di sfruttamento da parte dei destinatari dell'odierna misura restrittiva. Successivamente alla denuncia, si avviavano le attività tecniche e gli accertamenti sul campo, corroborate da copiose verifiche documentali, centinaia di riscontri telematici sulle banche dati delle FF.PP. e dell'INPS, accessi ispettivi nelle aziende, controllo dei datori di lavoro ed escussione della manodopera sfruttata. Le complesse attività d'indagine hanno consentito di identificare complessivamente 68 lavoratori in nero (66 italiani e 2 stranieri) reclutati dai "caporali" al fine di essere sottoposti a condizioni di sfruttamento, approfittando del loro stato di bisogno, ricorrendo alla reiterata corresponsione di retribuzioni in modo palesemente difforme dai contratti collettivi nazionali e territoriali stipulati dalle organizzazioni sindacali o comunque sproporzionate rispetto alla quantità e qualità del lavoro prestato. Gli stessi lavoratori venivano minacciati dai "caporali", i quali si vantavano di essere imparentati a soggetti affiliati a noti clan camorristici di Bari. Relativamente alle retribuzioni, si accertava che la manodopera veniva sottopagata (circa 4,60 € l'ora a fronte dei circa 11 € previsti per legge). Nel contempo, veniva accertato che 25 lavoratori impiegati in nero, erano percettori di reddito di cittadinanza. Nel medesimo contesto sono state appurate condizioni di lavoro in violazione delle norme previste dal T.U. Sicurezza nei Luoghi di Lavoro, controllate e sanzionate nr. 10 imprese agricole, le quali assumevano, impiegavano e sfruttavano manodopera mediante l'attività di intermediazione condotta dai 2 "caporali".
Nel corso dell'indagine, a riscontro delle attività tecniche e dei connessi servizi di osservazione controllo e pedinamento, sono state documentate le dazioni di denaro tra "caporali" e titolari d'Azienda attive nel settore agroalimentare; sequestrati alcuni quaderni manoscritti "c.d. libri mastro", sui quali gli intermediari annotavano tutte le giornate di presenza della manodopera, appunti necessari a contabilizzare la loro attività illecita.
Il procedimento penale, nel quale sono contestati complessivamente 10 capi d'imputazione, oltre alle due persone arrestate, vede iscritte 12 persone indagate dei medesimi reati, in concorso tra loro e a vario titolo.
È importante sottolineare che il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e che, all'esecuzione delle misure cautelari odierne, seguirà l'interrogatorio di garanzia e il confronto con la difesa degli indagati, la cui eventuale colpevolezza, in ordine ai reati contestati, dovrà essere accertata in sede di processo nel contraddittorio tra le parti. L'operazione odierna testimonia la costante attenzione dell'Autorità Giudiziaria e dell'Arma dei Carabinieri al delicato fenomeno del cd. "caporalato", evidenziando il ruolo delle Istituzioni quale punto di riferimento per un'efficace azione di contrasto.