Antonio Decaro
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Politica

Palagiustizia di Bari, Decaro risponde al ministero: «Se vogliono proroga per lo sgombero la chiedano»

Il sindaco bacchetta Bonafede: «Non sono abituato a decidere di non decidere, né tantomeno allo scaricabarile»

Ad acuire la situazione di emergenza arrivano le strumentalizzazioni e le polemiche politiche: le nubi sulla sede di via Nazariantz del palazzo di giustizia di Bari si addensano con preoccupante regolarità. Con una nota ieri il ministero della Giustizia è tornato a scaricare la responsabilità sul Comune, con il termine per lo sgombero - fissato al 31 agosto - ormai dietro l'angolo.

Il guardasigilli Alfonso Bonafede ha affermato che un'eventuale proroga dei termini dello sgombero, chiesta fra gli altri dalla Procura allarmata dal trasferimento in sedi troppo piccole, resta in capo al Comune. Pronta è arrivata la risposta del sindaco Antonio Decaro, che ai microfoni della stampa è tornato stamattina sulla questione: «Si tratta di un immobile inagibile - ha ricordato Decaro. Ci è stato chiesto di attuare uno sgombero in 90 giorni e così abbiamo fatto, attraverso delle misure cautelative. Questo tempo serviva anche per trovare un nuovo edificio che non è stato ancora trovato; stanno facendo un trasferimento parziale in edifici che erano già nella disponibilità del ministero. Il Comune non può concedere una proroga se nessuno la richiede: se ci dicono di aver bisogno di qualche giorno ancora per ultimare le operazioni di sgombero faremo le nostre valutazioni, in base alla perizia che stiamo già visionando. Io, però, non sono abituato a decidere di no decidere, e non mi piace nemmeno il gioco dello scaricabarile. Le mie responsabilità me le prendo tutte, ma non posso prendermi anche quelle di altri».

Il rischio, sottolinea il primo cittadino è di «Far saltare il sistema della giustizia penale in questa città. Il ministero dice che i piani stanno andando nel senso giusto, ma mi viene il dubbio che stiano pianificando di annullare tutta la giustizia barese. A ora non abbiamo un palazzo nuovo, le udienze sono state bloccate fino al 30 settembre e magistrati e avvocati spiegano che un trasloco nella sede di via Brigata Regina significherebbe non lavorare più o fare quattro turni per contenere tutte le persone. Al ministero sembra che vada tutto bene e quindi mi aspetto che tra sette giorni su quel palazzo ci siano i sigilli».

La responsabilità di portare a termine le operazioni è, quindi, del ministero: «Il sindaco - rincara Decaro - in ogni città si occupa dell'agibiltà o meno di un edificio, pubblico o privato che sia. Se c'è bisogno di tempo in più bisogna chiederlo. Le responsabilità sono del Comune solo se dovesse esserci effettivamente una proroga, ma il competente per l'edilizia giudiziaria resta il ministero. Se ci chiederanno la proroga siamo pronti, in base alla nuova perizia, a chiudere una porzione degli spazi, a eliminare i carichi e il personale ai piani superiori per dare molto probabilmente qualche altro giorno».

La speranza è che questa formale richiesta venga inoltrata la prossima settimana, quando a Bari arriveranno i tecnici ministeriali: «Compatibilmente con le esigenze di sicurezza dell'edificio - specifica il sindaco - crediamo di poter dare dei giorni in più, attuando una serie di ulteriori misure cautelative oltre a quelle già attuate in passato. Ripeto: il sindaco non può farsi portatore di un'esigenza non sua».

Restano, però, alcune ambiguità sulle reali esigenze del ministero di Grazia e Giustizia: «Dalla lettura del comunicato di ieri - dice Decaro - sembra che non ci sia bisogno di alcuna proroga e che le attività procedano secondo il cronoprogramma. Intanto il Comune, dal momento che mancano solo sette giorni, sta studiando la perizia e sta proseguendo con i sopralluoghi perché se dovessero emergere necessità di utilizzare altro tempo per ultimare le operazioni di sgombero ci faremo trovare pronti a concedere una proroga. Io sono abituato a metterci la faccia e a decidere, anche in maniera impopolare come testimonia la mia vita amministrativa. Non sono il ministro della Giustizia e non posso decidere per lui».
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