Attualità
Pasta day, il bilancio di Coldiretti Puglia
Ieri, 25 ottobre, la ricorrenza che celebra il piatto preferito degli italiani
Puglia - sabato 26 ottobre 2019
Comunicato Stampa
Nella giornata di ieri, 25 ottobre, in tutto il mondo è stato celebrato il Pasta Day, piatto simbolo del Made in Italy e della Dieta Mediterranea.
E stando ai dati Istat/Coeweb sul commercio estero di pasta, nei primi 6 mesi del 2019 è aumentato l'export di pasta dalla Puglia del 5,6% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, dato che testimonia il grande successo della produzione 'made in' all'estero.
«Le migliori varietà di grano duro selezionate dalla Società Italiana Sementi (SIS) dei Consorzi Agrari d'Italia, da Emilio Lepido a Furio Camillo, da Marco Aurelio a Massimo Meridio fino al Panoramix e al grano Maiorca, sono coltivate dagli agricoltori sul territorio pugliese che produce più di 1/4 di tutto il frumento duro italiano», spiega Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.
Pasta fatta con grano 100% made in Puglia, con il grano 'Cappelli', fino ad arrivare alle modaiole alternative a base di farina di legumi, di ceci, di lenticchie e di piselli, tradizione e innovazione contraddistinguono la Puglia, il Granaio d'Italia, principale produttore italiano di grano duro con 343.300 ettari coltivati e 9.430.000 quintali prodotto. Si registra uno storico ritorno al passato rispetto alle prime fasi dell'industrializzazione e urbanizzazione del Paese quando la conquista della modernità passava anche dall'acquisto della pasta piuttosto che dalla sua realizzazione in casa.
In quasi una famiglia su tre (32%) si prepara pasta semplice o ripiena fatta in casa con il matterello o grazie all'aiuto delle nuove tecnologie, secondo l'indagine di Coldiretti/Ixè. Per gli italiani, che dalle campagne e dai piccoli comuni affluivano nelle grandi città, lasciare le tradizionali abitudini culinarie era una straordinaria e simbolica conquista del nuovo benessere mentre oggi, con la riscoperta della genuinità come valore, il fatto in casa torna a valere di più del prodotto acquistato.
L'Italia è il principale produttore europeo e secondo mondiale di grano duro, destinato alla pasta con un raccolto previsto di 4 milioni di tonnellate nel 2019 in calo rispetto all'anno scorso su una superficie coltivata scesa a 1,2 milioni di ettari concentrati nell'Italia meridionale, soprattutto in Puglia e Sicilia che da sole rappresentano circa il 40% della produzione nazionale.
«Gli agricoltori per una giusta remunerazione sono pronti ad aumentare la produzione di grano duro in Puglia dove è vietato l'uso del glifosate in preraccolta, a differenza di quanto avviene in Canada ed in altri Paesi. Sarebbero improbabili e dannosi per il tessuto economico del territorio percorsi di abbandono e depauperamento dell'attività cerealicola che deve puntare sull'aggregazione, essere sostenuta da servizi adeguati, scommettendo esclusivamente su varietà pregiate, riconosciute ormai a livello mondiale», conclude il presidente Muraglia.
E stando ai dati Istat/Coeweb sul commercio estero di pasta, nei primi 6 mesi del 2019 è aumentato l'export di pasta dalla Puglia del 5,6% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, dato che testimonia il grande successo della produzione 'made in' all'estero.
«Le migliori varietà di grano duro selezionate dalla Società Italiana Sementi (SIS) dei Consorzi Agrari d'Italia, da Emilio Lepido a Furio Camillo, da Marco Aurelio a Massimo Meridio fino al Panoramix e al grano Maiorca, sono coltivate dagli agricoltori sul territorio pugliese che produce più di 1/4 di tutto il frumento duro italiano», spiega Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.
Pasta fatta con grano 100% made in Puglia, con il grano 'Cappelli', fino ad arrivare alle modaiole alternative a base di farina di legumi, di ceci, di lenticchie e di piselli, tradizione e innovazione contraddistinguono la Puglia, il Granaio d'Italia, principale produttore italiano di grano duro con 343.300 ettari coltivati e 9.430.000 quintali prodotto. Si registra uno storico ritorno al passato rispetto alle prime fasi dell'industrializzazione e urbanizzazione del Paese quando la conquista della modernità passava anche dall'acquisto della pasta piuttosto che dalla sua realizzazione in casa.
In quasi una famiglia su tre (32%) si prepara pasta semplice o ripiena fatta in casa con il matterello o grazie all'aiuto delle nuove tecnologie, secondo l'indagine di Coldiretti/Ixè. Per gli italiani, che dalle campagne e dai piccoli comuni affluivano nelle grandi città, lasciare le tradizionali abitudini culinarie era una straordinaria e simbolica conquista del nuovo benessere mentre oggi, con la riscoperta della genuinità come valore, il fatto in casa torna a valere di più del prodotto acquistato.
L'Italia è il principale produttore europeo e secondo mondiale di grano duro, destinato alla pasta con un raccolto previsto di 4 milioni di tonnellate nel 2019 in calo rispetto all'anno scorso su una superficie coltivata scesa a 1,2 milioni di ettari concentrati nell'Italia meridionale, soprattutto in Puglia e Sicilia che da sole rappresentano circa il 40% della produzione nazionale.
«Gli agricoltori per una giusta remunerazione sono pronti ad aumentare la produzione di grano duro in Puglia dove è vietato l'uso del glifosate in preraccolta, a differenza di quanto avviene in Canada ed in altri Paesi. Sarebbero improbabili e dannosi per il tessuto economico del territorio percorsi di abbandono e depauperamento dell'attività cerealicola che deve puntare sull'aggregazione, essere sostenuta da servizi adeguati, scommettendo esclusivamente su varietà pregiate, riconosciute ormai a livello mondiale», conclude il presidente Muraglia.