Cronaca
Poggiorsini, pagavano settanta centesimi all'ora due pastori stranieri. Arrestati
I lavoratori dormivano in un alloggio fatiscente e usavano l'acqua dove si abbeveravano gli animali
Provincia - giovedì 22 agosto 2019
12.44
Erano pagati settanta centesimi all'ora per svolgere le mansioni di pastori in una masseria, e dormivano in un alloggio fatiscente. Nella giornata di ieri, i carabinieri hanno arrestato un 24enne ed un 53enne, pregiudicato, titolari di un'impresa agricola e di allevamento di ovini e suini sita in agro di Poggiorsini. I due sono accusati di sfruttamento nei confronti di due stranieri, un cittadino ghanese di anni 32 e un maliano di anni 27, con permesso di soggiorno scaduto in attesa di rinnovo.
Nel corso di preliminari servizi di osservazione, i miliari avevano focalizzato la loro attenzione su due giovani pastori i quali, fin dalle prime luci dell'alba, si occupavano di tutte le attività riguardanti il governo degli animali: pascolo, mungitura e pulizia delle stalle. Per verificare il rispetto delle norme poste a tutela dei lavoratori, i militari hanno così deciso di effettuare un controllo all'interno dell'azienda, nel corso del quale, alla presenza del proprietario e di un familiare, ritenuto co-titolare in quanto collabora a tutte le attività, hanno identificato i due pastori stranieri. Dalle verifiche sono emersi evidenti condizioni di sfruttamento in loro danno. I due infatti, erano impiegati come autentici factotum, occupandosi di tutte le attività inerenti gli animali, lavorando in media 12 ore al giorno con mezz'ora di pausa, ricevendo una paga oraria 0,70 euro, quando il contratto collettivo nazionale, per le stesse mansioni, ne prevede almeno 10.
Agli operai non era riconosciuto il diritto del riposo o delle ferie, ed erano impiegati senza aver mai conseguito la formazione sui rischi per la salute e sicurezza ai quali si espongono i lavoratori per simili carichi, né erano stati sottoposti alla prescritta visita medica, finalizzata ad accertare le condizioni di salute in relazione all'incarico.
Ad entrambi era riservato un alloggio fatiscente e in cattive condizioni igieniche, come certificato dai medici dell'Asl. Si trattava di un locale, ricavato all'interno della masseria, nel quale la cucina era costituita da un fornello alimentato da una bombola di gas, mentre per i fabbisogni personali si servivano di acqua prelevata da una cisterna utilizzata anche dagli animali. Il datore di lavoro, agendo direttamente o per mezzo del suo familiare, aveva imposto le sue volontà, recandosi spesso sul posto per verificare l'andamento delle attività, rifiutando qualsiasi aumento di stipendio e approfittando dello stato di difficoltà delle vittime, costrette ad accettare qualsiasi condizione, anche di sfruttamento, pur di inviare quanto guadagnato a moglie e figli nel paese di origine.
Al termine degli accertamenti sono stati entrambi arrestati con l'accusa di sfruttamento del lavoro. Inoltre sono state contestate altre violazioni connesse quali l'omessa formazione dei dipendenti sui rischi per la salute e sicurezza sul lavoro e mancata valutazione delle condizioni di salute in relazione all'impiego (artt. 18, 36, 37, d.lgs 81/2008), l'impiego di lavoratori subordinati "in nero" (art. 3 d.l. 12/2002) e il divieto di retribuzione mediante pagamenti non tracciabili (art. 1 co. 910, 913 L. 205/2017). Su disposizione della competente A.G., sono stati sottoposto agli arresti domiciliari. Contestualmente sono state elevate sanzioni amministrative ed ammende per quasi 33.000,00 euro e la sospensione dell'attività produttiva.
Nel corso di preliminari servizi di osservazione, i miliari avevano focalizzato la loro attenzione su due giovani pastori i quali, fin dalle prime luci dell'alba, si occupavano di tutte le attività riguardanti il governo degli animali: pascolo, mungitura e pulizia delle stalle. Per verificare il rispetto delle norme poste a tutela dei lavoratori, i militari hanno così deciso di effettuare un controllo all'interno dell'azienda, nel corso del quale, alla presenza del proprietario e di un familiare, ritenuto co-titolare in quanto collabora a tutte le attività, hanno identificato i due pastori stranieri. Dalle verifiche sono emersi evidenti condizioni di sfruttamento in loro danno. I due infatti, erano impiegati come autentici factotum, occupandosi di tutte le attività inerenti gli animali, lavorando in media 12 ore al giorno con mezz'ora di pausa, ricevendo una paga oraria 0,70 euro, quando il contratto collettivo nazionale, per le stesse mansioni, ne prevede almeno 10.
Agli operai non era riconosciuto il diritto del riposo o delle ferie, ed erano impiegati senza aver mai conseguito la formazione sui rischi per la salute e sicurezza ai quali si espongono i lavoratori per simili carichi, né erano stati sottoposti alla prescritta visita medica, finalizzata ad accertare le condizioni di salute in relazione all'incarico.
Ad entrambi era riservato un alloggio fatiscente e in cattive condizioni igieniche, come certificato dai medici dell'Asl. Si trattava di un locale, ricavato all'interno della masseria, nel quale la cucina era costituita da un fornello alimentato da una bombola di gas, mentre per i fabbisogni personali si servivano di acqua prelevata da una cisterna utilizzata anche dagli animali. Il datore di lavoro, agendo direttamente o per mezzo del suo familiare, aveva imposto le sue volontà, recandosi spesso sul posto per verificare l'andamento delle attività, rifiutando qualsiasi aumento di stipendio e approfittando dello stato di difficoltà delle vittime, costrette ad accettare qualsiasi condizione, anche di sfruttamento, pur di inviare quanto guadagnato a moglie e figli nel paese di origine.
Al termine degli accertamenti sono stati entrambi arrestati con l'accusa di sfruttamento del lavoro. Inoltre sono state contestate altre violazioni connesse quali l'omessa formazione dei dipendenti sui rischi per la salute e sicurezza sul lavoro e mancata valutazione delle condizioni di salute in relazione all'impiego (artt. 18, 36, 37, d.lgs 81/2008), l'impiego di lavoratori subordinati "in nero" (art. 3 d.l. 12/2002) e il divieto di retribuzione mediante pagamenti non tracciabili (art. 1 co. 910, 913 L. 205/2017). Su disposizione della competente A.G., sono stati sottoposto agli arresti domiciliari. Contestualmente sono state elevate sanzioni amministrative ed ammende per quasi 33.000,00 euro e la sospensione dell'attività produttiva.