Vita di città
Polo della giustizia a Bari, finalmente firmato il protocollo di intesa
A Roma sottoscritto l'accordo tra Ministero, Agenzia del Demanio, Cittá Metropolitana, Comune, Provveditorato, Corte d'Appello e Procura
Bari - martedì 30 luglio 2019
18.09
Dopo tre rinvii e diverse polemiche, finalmente oggi pomeriggio, nella sede del ministero di Grazia a Giustizia a Roma, alla presenza dei ministri Alfonso Bonafede e Danilo Toninelli e dei vertici giudiziari baresi, il Comune e la Città Metropolitana hanno sottoscritto il protocollo di intesa integrativo tra ministero della Giustizia, Agenzia del Demanio, Città metropolitana di Bari, Comune di Bari, Provveditorato interregionale delle OO.PP, Corte di Appello di Bari e Procura generale presso la Corte d'appello di Bari per la realizzazione del "Polo della giustizia di Bari" presso l'area occupata dalle caserme militari dismesse "Capozzi" e "Milano".
Le parti si sono impegnate a collaborare per arrivare alla conclusione di una annosa vicenda. Il Ministero precisa di aver dato attuazione agli impegni finanziari nell'ambito della ripartizione delle risorse del fondo per gli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del paese per una quota pari a 22 milioni 181 mila euro, ulteriori fondi per oltre 75 milioni arriveranno nell'ambito della ripartizione del fondo finalizzati al rilancio degli investimenti delle amministrazioni centrali dello Stato e allo sviluppo del Paese.
«Questa firma rappresenta per la città un passo in avanti - spiega il sindaco Decaro -. Perché ci permette di avviare un percorso istituzionale che dovrà avere tempi certi e risorse definite. Per questo, come abbiamo fatto fino ad oggi, offriamo sin da subito la nostra disponibilità a collaborare per portare avanti tutte le operazioni propedeutiche alle attività necessarie alla realizzazione del futuro Polo della Giustizia di Bari. Mi auguro questa firma rappresenti un vincolo sul futuro; chiunque nei prossimi anni sarà sindaco o ministro o siederà ai vertici della giustizia cittadina non potrà tornare indietro e annullare gli sforzi, il lavoro e i sacrifici fatti fino ad oggi per giungere a questo obiettivo. Il Polo della Giustizia barese oggi deve essere una certezza, lo dobbiamo alla città, ai tanti operatori della giustizia e ai cittadini che hanno bisogno di avere un punto di riferimento certo, nella sostanza come nella forma. Perché se è vero, come diceva un grande studioso francese, che la giustizia non può esistere al di là dei suoi simboli, come il diritto non può fare a meno delle sue forme, l'istituzione giudiziaria deve avere una sede di lavoro che rappresenti un simbolo forte di solidità e legalità».
Le parti si sono impegnate a collaborare per arrivare alla conclusione di una annosa vicenda. Il Ministero precisa di aver dato attuazione agli impegni finanziari nell'ambito della ripartizione delle risorse del fondo per gli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del paese per una quota pari a 22 milioni 181 mila euro, ulteriori fondi per oltre 75 milioni arriveranno nell'ambito della ripartizione del fondo finalizzati al rilancio degli investimenti delle amministrazioni centrali dello Stato e allo sviluppo del Paese.
«Questa firma rappresenta per la città un passo in avanti - spiega il sindaco Decaro -. Perché ci permette di avviare un percorso istituzionale che dovrà avere tempi certi e risorse definite. Per questo, come abbiamo fatto fino ad oggi, offriamo sin da subito la nostra disponibilità a collaborare per portare avanti tutte le operazioni propedeutiche alle attività necessarie alla realizzazione del futuro Polo della Giustizia di Bari. Mi auguro questa firma rappresenti un vincolo sul futuro; chiunque nei prossimi anni sarà sindaco o ministro o siederà ai vertici della giustizia cittadina non potrà tornare indietro e annullare gli sforzi, il lavoro e i sacrifici fatti fino ad oggi per giungere a questo obiettivo. Il Polo della Giustizia barese oggi deve essere una certezza, lo dobbiamo alla città, ai tanti operatori della giustizia e ai cittadini che hanno bisogno di avere un punto di riferimento certo, nella sostanza come nella forma. Perché se è vero, come diceva un grande studioso francese, che la giustizia non può esistere al di là dei suoi simboli, come il diritto non può fare a meno delle sue forme, l'istituzione giudiziaria deve avere una sede di lavoro che rappresenti un simbolo forte di solidità e legalità».