Tribunale penale di Bari
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Vita di città

Polo della giustizia di Bari nelle casermette, c'è il sì della giunta. Il 30 luglio la firma a Roma

Nel dispositivo approvato si indica il direttore generale del Comune come componente del tavolo tecnico istituito dal Ministero della Giustizia

Questo pomeriggio la giunta comunale ha approvato la delibera con cui si autorizza alla sottoscrizione del protocollo di intesa integrativo tra Ministero della Giustizia, Agenzia del Demanio, Città metropolitana di Bari, Comune di Bari, Provveditorato interregionale delle OO.PP, Corte di Appello di Bari e Procura generale presso la Corte d'appello di Bari per la realizzazione dell'intervento "Polo della giustizia di Bari" nell'area occupata dalle caserme dismesse Capozzi e Milano. Il protocollo sarà siglato a Roma, nella sede del Ministero della Giustizia, il prossimo 30 luglio.

Nel dispositivo approvato si indica il direttore generale del Comune di Bari quale componente del tavolo tecnico istituito dal Ministero della Giustizia per sviluppare la collaborazione fra istituzioni per l'attuazione del protocollo e la risoluzione di tutte le criticità connesse alla vicenda. Il protocollo viene sottoscritto dall'amministrazione comunale dopo l'analisi di prefattibilità redatta dalla società Invitalia spa (Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa), incaricata nell'ambito del Patto per lo Sviluppo della Città Metropolitana di Bari, sottoscritto il 17 maggio 2016 dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dalla Città metropolitana di Bari.

In questa analisi Invitalia ha proceduto anche alla disamina "dei differenti scenari localizzativi" delle sedi dove potrebbero svolgersi le funzioni di giustizia esercitate nella città di Bari, contemplando le diverse ipotesi formulate negli anni, agli atti dell'amministrazione civica, allorquando la materia dell'edilizia giudiziaria rientrava ancora nelle competenze comunali.

I passaggi della vicenda ricostruiti dal Comune di Bari:

· nella seduta monotematica dedicata al problema dell'edilizia giudiziaria del 2/03/2007, il Consiglio comunale aveva impegnato il sindaco a "promuovere e concordare con Regione e Provincia la costituzione di un gruppo di lavoro che nel termine di tre mesi pervenga all'individuazione di eventuali idonee soluzioni alternative per la realizzazione della nuova sede degli uffici giudiziari di Bari;
· a seguito del dictum giudiziale del Consiglio di Stato Sez. V n. 4267/07, l'amministrazione aveva proceduto formalmente con deliberazione di giunta comunale n. 61 del 4 febbraio 2008 a concludere il procedimento relativo alla "ricerca di mercato per l'Amministrazione giudiziaria con esito negativo";
· il tavolo tecnico istituito, sulla base dell'OdG del succitato Consiglio comunale del 2/03/2007, aveva proposto tre diverse ipotesi per la soluzione dei problemi di sottodimensionamento delle sedi per le funzioni di giustizia. Tali ipotesi erano state illustrate in una Relazione tecnica ed economico finanziaria, consegnata il 3/6/2007, ad oggetto: "Potenziamento e realizzazione delle strutture edilizie per l'Amministrazione giudiziaria e penitenziaria nella città di Bari e la valorizzazione di aree ed edifici del Ministero della Giustizia";

Le ipotesi considerate avevano previsto un ampio intervento a carattere urbanistico ed edilizio, ispirato alla collaborazione partenariale tra pubblico e privato:
1. la prima ipotesi, fondata sul consolidamento delle strutture giudiziarie nel quartiere Libertà, attraverso il potenziamento delle sedi esistenti e la realizzazione della nuova sede prevista in C.so della Carboneria;
2. la seconda, fondata sul concentramento delle sedi giudiziarie attorno all'area di corso della Carboneria e via Nazariantz, con dismissione della sede ubicata in piazza de Nicola;
3. la terza ipotesi, fondata sulla delocalizzazione in altra area, presumibilmente esterna al tessuto urbano di tutte le sedi giudiziarie, dismettendo quelle esistenti.

Nella valutazione costi/benefici condotta da Invitalia, sulle prime due ipotesi di lavoro sono emerse in modo evidente alcune criticità:
· diseconomie nella gestione delle funzioni giudiziarie per via della frammentazione in più sedi che, seppur prossime, resterebbero separate;
· diseconomie legate agli spostamenti degli utenti del "sistema giustizia";
· conseguente duplicazione degli spazi accessori connessi alla presenza di più sedi;
· allocazione in difformità della strumentazione urbanistica.

L'unico beneficio evidenziato, e di interesse preminente per le politiche di governo del territorio e delle dinamiche sociali, sarebbe la permanenza nel quartiere Libertà di funzioni che costituirebbero un volano per processi di rigenerazione urbana del quartiere. Tuttavia, nell'ipotesi di delocalizzazione, l'amministrazione comunale ha già manifestato l'impegno all'utilizzo per funzioni terziarie preminenti dell'immobile di piazza de Nicola, prevedendo l'allocazione dei servizi tecnici, amministrativi e sociali del Comune, azzerando così le locazioni passive, come auspicato nei piani di contenimento della spesa comunale.

L'esame ha inoltre preso atto nella recente circostanza che l'immobile di via Nazariantz, già sede delle funzioni penali è stato oggetto di revoca di agibilità (Ordinanza dirigenziale n. 2018/01172 del 31/5/2018) e le funzioni giudiziarie ivi esercitate sono state trasferite altrove. La condizione di oggettiva e definitiva inutilizzabilità del suddetto immobile è stata perciò ritenuta fortemente pregiudizievole per le alternative che prevedevano proprio l'utilizzo dell'immobile di via Nazariantz, con la conseguenza che l'unica alternativa praticabile è stata considerata quella di realizzare, in altre zone della città, una sede unica per l'esercizio di tutte le funzioni della Giustizia.
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