Cronaca
Protocollo EVA, stop alla violenza di genere
Presentato a Bari il progetto per il primo intervento della polizia
Bari - sabato 17 giugno 2017
Comunicato Stampa
E' stato presentato giovedì mattina, a Bari, presso il palazzo della Città Metropolitana, il Protocollo EVA, una modalità operativa per il primo intervento degli operatori di polizia nei casi di violenza di genere (maltrattamenti in famiglia, stalking, abusi, liti familiari…).
Illustrate le linee guida del nuovo protocollo, alla presenza del Sindaco di Bari, Antonio Decaro, del Prefetto di Bari, Marilisa Magno, del Questore di Bari, Carmine Esposito, del Prefetto Vittorio Rizzi, Direttore della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato presso il Dipartimento della Pubblica Sicurezza. Ad intervenire sul tema anche il Dirigente Superiore dott. Maurizio Vallone, Direttore del Servizio Controllo del Territorio del Dipartimento di Pubblica Sicurezza, dott. Marcello Quercia, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Bari, il V.Q.A. dott. Maurizio Galeazzi, Dirigente dell'U.P.G.S.P. della Questura di Bari, la dott.ssa Francesca Bottalico, Assessore al Welfare del Comune di Bari, la professoressa Paola Zaccaria, del Dipartimento di Scienze della Formazione dell'Università di Bari, dall'Avv. Maria Pia Vigilante del Centro Giraffah Onlus di Bari.
I dati circa le "violenze di genere" non lasciano margine a dubbi: nel 2016 in Italia sono stati registrati 108 casi di femminicidi, 11.400 di atti persecutori, 3 mila di violenze sessuali e 13 mila denunce per il reato di percosse. Da qui nasce progetto "EVA" della Polizia di Stato, acronimo di Esame Violenze Agite: il protocollo ha codificato in linee guida le Best Practice per la gestione degli interventi legati alla violenza di genere in caso di primo intervento degli addetti al controllo del territorio, attraverso la elaborazione di una "Processing Card" composta di schede che i poliziotti devono compilare ed inserire negli archivi informatici di polizia quando intervengano a seguito di segnalazione di violenza di genere. Da questo archivio, la Sala Operativa può trarre informazioni essenziali quando invia la volante sul posto: informazioni su chi ha richiesto l'intervento, sull'eventuale presenza di armi censite all'interno dell'abitazione, su eventuali precedenti di polizia a carico delle persone coinvolte, tutte utili per tutelare al meglio sia la vittima che gli operatori. La seconda fase, molto delicata, riguarda l'approccio. I poliziotti, adeguatamente formati, devono intervenire con delicatezza, ascoltare le parti in luoghi separati dell'abitazione, verificare l'eventuale presenza di bambini e capire se questi hanno assistito all'evento; l'equipaggio intervenuto deve osservare i luoghi ed annotare ogni minimo particolare al fine di focalizzare ogni singolo elemento utile. In caso di lesioni, ovviamente, si richiede l'intervento di personale sanitario; molto utile potrebbe rivelarsi anche raccogliere informazioni dai vicini di casa o nel quartiere. Vengono "schedati" tutti i casi, anche quelli che non sfociano in una denuncia. Una delle finalità del progetto EVA, infatti, è quella di lasciare traccia, per costruire una memoria storica che serva a monitorare il fenomeno e ad agevolare la scelta di una valida strategia di contrasto che può anche prevedere l'adozione di provvedimenti restrittivi nei confronti del reo (arresto obbligatorio in flagranza o, eventualmente, adozione in via di urgenza di altra misura cautelare per i reati di "maltrattamenti contro familiari e conviventi").
Il 6 marzo 2017, il Capo della Polizia, Prefetto Dr. Franco Gabrielli, presenta a Torino il "Progetto EVA ", rilasciando circa l'argomento agli organi di stampa presenti la seguente intervista: "La violenza di genere affonda radici nella cultura del nostro Paese, dove troppo spesso vige la regola dei vizi privati e delle pubbliche virtù. Gli episodi di violenza di genere si susseguono e non sempre è possibile collegarli. Il Protocollo EVA permette un approccio significativo e intelligente a un tema così delicato, a partire dall'utilizzo della nostra banca dati. I reati di violenza di genere presentano difficoltà di approccio. Ma la polizia che vogliamo è al servizio delle persone deboli, in difficoltà, degli emarginati. È la polizia di prossimità". Da quando è in vigore il progetto EVA a Bari il primo intervento per un caso di violenza di genere con l'utilizzo del protocollo viene operato in data 1° marzo 2017; da allora i casi registrati dall' UPGSP della Questura di Bari sono stati 11.
Illustrate le linee guida del nuovo protocollo, alla presenza del Sindaco di Bari, Antonio Decaro, del Prefetto di Bari, Marilisa Magno, del Questore di Bari, Carmine Esposito, del Prefetto Vittorio Rizzi, Direttore della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato presso il Dipartimento della Pubblica Sicurezza. Ad intervenire sul tema anche il Dirigente Superiore dott. Maurizio Vallone, Direttore del Servizio Controllo del Territorio del Dipartimento di Pubblica Sicurezza, dott. Marcello Quercia, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Bari, il V.Q.A. dott. Maurizio Galeazzi, Dirigente dell'U.P.G.S.P. della Questura di Bari, la dott.ssa Francesca Bottalico, Assessore al Welfare del Comune di Bari, la professoressa Paola Zaccaria, del Dipartimento di Scienze della Formazione dell'Università di Bari, dall'Avv. Maria Pia Vigilante del Centro Giraffah Onlus di Bari.
I dati circa le "violenze di genere" non lasciano margine a dubbi: nel 2016 in Italia sono stati registrati 108 casi di femminicidi, 11.400 di atti persecutori, 3 mila di violenze sessuali e 13 mila denunce per il reato di percosse. Da qui nasce progetto "EVA" della Polizia di Stato, acronimo di Esame Violenze Agite: il protocollo ha codificato in linee guida le Best Practice per la gestione degli interventi legati alla violenza di genere in caso di primo intervento degli addetti al controllo del territorio, attraverso la elaborazione di una "Processing Card" composta di schede che i poliziotti devono compilare ed inserire negli archivi informatici di polizia quando intervengano a seguito di segnalazione di violenza di genere. Da questo archivio, la Sala Operativa può trarre informazioni essenziali quando invia la volante sul posto: informazioni su chi ha richiesto l'intervento, sull'eventuale presenza di armi censite all'interno dell'abitazione, su eventuali precedenti di polizia a carico delle persone coinvolte, tutte utili per tutelare al meglio sia la vittima che gli operatori. La seconda fase, molto delicata, riguarda l'approccio. I poliziotti, adeguatamente formati, devono intervenire con delicatezza, ascoltare le parti in luoghi separati dell'abitazione, verificare l'eventuale presenza di bambini e capire se questi hanno assistito all'evento; l'equipaggio intervenuto deve osservare i luoghi ed annotare ogni minimo particolare al fine di focalizzare ogni singolo elemento utile. In caso di lesioni, ovviamente, si richiede l'intervento di personale sanitario; molto utile potrebbe rivelarsi anche raccogliere informazioni dai vicini di casa o nel quartiere. Vengono "schedati" tutti i casi, anche quelli che non sfociano in una denuncia. Una delle finalità del progetto EVA, infatti, è quella di lasciare traccia, per costruire una memoria storica che serva a monitorare il fenomeno e ad agevolare la scelta di una valida strategia di contrasto che può anche prevedere l'adozione di provvedimenti restrittivi nei confronti del reo (arresto obbligatorio in flagranza o, eventualmente, adozione in via di urgenza di altra misura cautelare per i reati di "maltrattamenti contro familiari e conviventi").
Il 6 marzo 2017, il Capo della Polizia, Prefetto Dr. Franco Gabrielli, presenta a Torino il "Progetto EVA ", rilasciando circa l'argomento agli organi di stampa presenti la seguente intervista: "La violenza di genere affonda radici nella cultura del nostro Paese, dove troppo spesso vige la regola dei vizi privati e delle pubbliche virtù. Gli episodi di violenza di genere si susseguono e non sempre è possibile collegarli. Il Protocollo EVA permette un approccio significativo e intelligente a un tema così delicato, a partire dall'utilizzo della nostra banca dati. I reati di violenza di genere presentano difficoltà di approccio. Ma la polizia che vogliamo è al servizio delle persone deboli, in difficoltà, degli emarginati. È la polizia di prossimità". Da quando è in vigore il progetto EVA a Bari il primo intervento per un caso di violenza di genere con l'utilizzo del protocollo viene operato in data 1° marzo 2017; da allora i casi registrati dall' UPGSP della Questura di Bari sono stati 11.