Cronaca
Provincia di Bari, arrestati due carabinieri. L'accusa: «Passavano soffiate al clan Di Cosola»
In manette anche un esponente del gruppo criminale e un commerciante. Tutti sono stati raggiunti a Giovinazzo dal provvedimento di custodia cautelare
Bari - giovedì 18 giugno 2020
13.44
Partecipazione, organizzazione e concorso esterno in associazione mafiosa: queste le pesanti accuse che la Direzione distrettuale antimafia di Bari contesta, a vario titolo, a due militari dell'Arma dei carabinieri, in servizio nella stazione di Giovinazzo, finiti in carcere.
All'alba di oggi, i militari del comando provinciale di Bari hanno dato esecuzione a quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Marco Galesi, col coordinamento del sostituto procuratore Federico Perrone Capano. Destinatari dei provvedimenti di custodia cautelare, oltre ai due graduati dell'Arma, anche un esponente di spicco del clan Di Cosola e un commerciante.
«I destinatari del provvedimento odierno - si legge in una nota dell'Arma - rispondono, a vario titolo, di partecipazione, organizzazione e concorso esterno in associazione mafiosa poiché, taluni in qualità di promotori, gli altri in quella di concorrenti esterni, fornivano un contributo al clan Di Cosola. In particolare, i due militari sono anche ritenuti responsabili, in concorso, di corruzione in atti giudiziari e rivelazione del segreto d'ufficio».
Precisamente, «Gli stessi, in più occasioni, avrebbero ricevuto denaro ed altre utilità - prosegue ancora il comunicato ufficiale - per omettere o ritardare atti del proprio ufficio e per compiere atti contrari ai doveri di ufficio, al fine di agevolare taluni appartenenti al gruppo malavitoso».
«A sua volta, l'esponente locale del clan mafioso, tramite il commerciante - hanno ricostruito i carabinieri - avrebbe indotto i due militari a rivelare informazioni relative ad operazioni di polizia giudiziaria, in taluni casi in merito alle indagini in corso, a fornire dettagli sui turni di servizio dei colleghi della Stazione e sugli orari in cui sarebbero avvenuti i controlli nei confronti degli affiliati sottoposti a misure coercitive».
In tre distinte occasioni avrebbero inoltre consegnato documenti informatici e cartacei non divulgabili, contenenti registrazioni e verbali di dichiarazioni rese da collaboratori di giustizia.
«La complessa indagine - concludono dall'Arma dei carabinieri - è stata delegata ed eseguita dal nucleo investigativo del comando provinciale carabinieri di Bari, con il costante coordinamento della locale Direzione distrettuale antimafia».
All'alba di oggi, i militari del comando provinciale di Bari hanno dato esecuzione a quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Marco Galesi, col coordinamento del sostituto procuratore Federico Perrone Capano. Destinatari dei provvedimenti di custodia cautelare, oltre ai due graduati dell'Arma, anche un esponente di spicco del clan Di Cosola e un commerciante.
«I destinatari del provvedimento odierno - si legge in una nota dell'Arma - rispondono, a vario titolo, di partecipazione, organizzazione e concorso esterno in associazione mafiosa poiché, taluni in qualità di promotori, gli altri in quella di concorrenti esterni, fornivano un contributo al clan Di Cosola. In particolare, i due militari sono anche ritenuti responsabili, in concorso, di corruzione in atti giudiziari e rivelazione del segreto d'ufficio».
Precisamente, «Gli stessi, in più occasioni, avrebbero ricevuto denaro ed altre utilità - prosegue ancora il comunicato ufficiale - per omettere o ritardare atti del proprio ufficio e per compiere atti contrari ai doveri di ufficio, al fine di agevolare taluni appartenenti al gruppo malavitoso».
«A sua volta, l'esponente locale del clan mafioso, tramite il commerciante - hanno ricostruito i carabinieri - avrebbe indotto i due militari a rivelare informazioni relative ad operazioni di polizia giudiziaria, in taluni casi in merito alle indagini in corso, a fornire dettagli sui turni di servizio dei colleghi della Stazione e sugli orari in cui sarebbero avvenuti i controlli nei confronti degli affiliati sottoposti a misure coercitive».
In tre distinte occasioni avrebbero inoltre consegnato documenti informatici e cartacei non divulgabili, contenenti registrazioni e verbali di dichiarazioni rese da collaboratori di giustizia.
«La complessa indagine - concludono dall'Arma dei carabinieri - è stata delegata ed eseguita dal nucleo investigativo del comando provinciale carabinieri di Bari, con il costante coordinamento della locale Direzione distrettuale antimafia».